
Da poche ore sono attivi dazi del 104% su tutte le merci cinesi importate negli Stati Uniti. Questi andranno ad aggiungersi a quelli del 20% già in vigore prima dell'insediamento di Trump alla Casa Bianca, arrivando a un totale che sfiora il 125%. La misura, annunciata martedì 8 aprile dalla portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt, è una ritorsione contro la decisione di Beijing di imporre dazi del 34% sulle merci che la Cina importa dagli Stati Uniti, misura che a sua volta è la diretta reazione ai dazi contro la Cina annunciati da Washington durante il "Liberation Day" del 2 aprile scorso. Intanto, nella tarda mattinata di mercoledì 9 aprile, il governo di Pechino ha annunciato che porterà le sue tariffe sui beni made in USA dal 34% all'84% a partire da mezzogiorno del 10 aprile.
Perché i dazi alla Cina sono così alti
Nel caso ve lo steste chiedendo, le motivazioni che hanno spinto Trump ad applicare dazi così elevati nei confronti della Cina sono principalmente due: innanzitutto, la Cina rappresenta il principale partner commerciale degli Stati Uniti (la Cina infatti è il secondo paese importatore per gli USA), ma è anche il paese con cui gli Stati Uniti registrano il maggior deficit (in altre parole, gli USA acquistano più beni dalla Cina di quanti ne vendano a quest'ultima). Nel 2024, il commercio tra Cina e Stati Uniti ha raggiunto un valore complessivo di 582 miliardi di dollari: gli Stati Uniti hanno esportato beni per quasi 144 miliardi totali, mentre la Cina ha esportato beni per 439 miliardi di dollari di merci. Il deficit commerciale degli Stati Uniti ammonta quindi a circa 295 miliardi di dollari. Trump è convinto che la Cina abbia approfittato fin troppo dell'economia USA, e che ora deve regolare i conti.
La seconda ragione, è molto chiara e netta: la Cina viene vista dal governo USA come l'avversario economico, politico e militare più pericoloso, che va arginato su tutti i fronti. Secondo l'amministrazione Trump, il libero scambio e l'interconnessione economica con la Cina hanno solo indebolito gli Stati Uniti, mentre hanno reso la Cina più forte, e ora il legame tra i due paesi dovrebbe essere ridotto o completamente interrotto.
Lo scetticismo delle Borse mondiali
Dopo giorni di perdite pesantissime nelle Borse di tutto il mondo, l'ennesima escalation della guerra commerciale globale dichiarata dall'amministrazione Trump ha trascinato ancora più in basso le quotazioni di Wall Street, che martedì ha chiuso con tutti i listini in rosso. Il Dow Jones (il più noto indice azionario della borsa di New York) è sceso di 320 punti, pari allo 0,84%. L'indice Standard & Poor 500 è sceso dell'1,57%. Il listino tecnologico del Nasdaq Ha registrato una discesa del 2,15%.
Anche i listini delle principali borse asiatiche hanno aperto con grande incertezza nella giornata di mercoledì 9 aprile: il Nikkei 225 giapponese che ha aperto registrando perdite del 3%. Anche l'Hang Seng di Hong Kong è sceso del 3%. Il Kospi della Corea del Sud e l'indice ASX 200 dell'Australia sono scesi entrambi di circa l'1%.

Lo zelo dell'amministrazione Trump
Mentre il mondo finanziario dimostra molta sfiducia nella politica economica dell'amministrazione Trump, è chiara l'intenzione del Presidente di continuare con una strategia che per il quotidiano l'Economist "ha riportato le politiche commerciali degli Stati Uniti a fine Ottocento".
Nonostante gli articoli poco lusinghieri di vari notiziari americani e internazionali sulla questione, la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha affermato convintamente che:
Paesi come la Cina, che hanno scelto di rispondere e cercare di insistere nel maltrattare i lavoratori americani, stanno commettendo un errore. Il Presidente Trump ha una spina dorsale di acciaio e non cederà.
Inoltre, secondo quanto scritto martedì 8 aprile dallo stesso Trump sul suo social media Truth, «La Cina vuole moltissimo fare un accordo, ma non sa da dove cominciare. Stiamo aspettando la loro telefonata. Succederà!».
Come se non bastasse, poche ore fa ha rincarato la dose: durante una cena di raccolta fondi per il partito repubblicano, il presidente ha detto, riguardo agli Stati che stanno "facendo di tutto" pur di trattare con lui ed evitare i dazi:
Questi Paesi ci chiamano, mi baciano il cu*o, stanno morendo dal desiderio di fare un accordo.
L'attacco al commercio online
Oltre ai dazi del 104% sulle importazioni cinesi, martedì sera Donald Trump ha anche firmato un ordine esecutivo che elimina la cosiddetta "esenzione de minimis" sulle spedizioni dalla Cina verso gli Stati Uniti per un valore inferiore agli 800 dollari. Secondo una precedente misura, questi beni sarebbero stati tassati del 30% a partire dal 2 maggio, ma ora questa percentuale è stata fissata al 90%. Ciò significa un aumento significativo dei prezzi per tutti i consumatori statunitensi che ordinano prodotti su piattaforme online come Shein, Temu o AliExpress.

La reazione della Cina ai dazi USA
Le minacce e le misure sempre più gravi nei suoi confronti non hanno spaventato il Presidente cinese Xi Jinping. Il suo governo ha annunciato che sta studiando diverse misure per colpire "chirurgicamente" i settori strategici statunitensi. Sui giornali è circolata l'ipotesi di un aumento significativo dei dazi sui prodotti agricoli statunitensi come soia e sorgo, il divieto di importare pollame statunitense, la sospensione della cooperazione sul contrasto alla vendita illegale dei componenti per produrre il fentanil, la limitazione dell'accesso al mercato dei servizi, il restringimento o addirittura il divieto totale dell'importazione di film statunitensi e l'indagine su quanto le aziende americane abbiano guadagnato dalla loro proprietà intellettuale in Cina.
Intanto, nella tarda mattinata del 9 aprile, la Cina ha annunciato la sua risposta ai dazi portando le sue tariffe sui beni made in USA dal 34% all'84%, che avranno effetto a partire dalle ore 12:01 del 10 aprile 2025. Intanto, il governo di Pechino ha esortato gli Stati Uniti a correggere subito le pratiche sbagliate, e ad annullare le misure tariffarie unilaterali che Trump ha lanciato contro la Cina. Altre questioni, ha riferito una nota del ministero delle Finanze, saranno implementate nelle prossime ore.