Il fentanyl è considerato una delle droghe più pericolose in circolazione. Una sostanza che miete ogni anno negli Stati Uniti decine di migliaia di vittime. Si tratta, però, anche di un importantissimo farmaco. Come fanno questi due aspetti a coesistere nella stessa sostanza? Che effetti ha esattamente sul nostro corpo e sul cervello?
Fentanyl terapeutico
Quando, nel 1960, il fentanyl venne sintetizzato per la prima volta da Paul Janssen, fu accolto dalla comunità scientifica come un farmaco miracoloso. Effettivamente era appena stato sintetizzato uno degli antidolorifici più forti ed efficaci di sempre.
Il fentanyl infatti, è un farmaco a tutti gli effetti, utilizzato ancora oggi ad esempio per contrastare i dolori più intensi di alcune patologie come il cancro e presente persino nei nostri ospedali per le sue proprietà anestetiche.
Purtroppo però, i suoi effetti analgesici e altamente assuefacenti, hanno presto fatto sì che parallelamente all’utilizzo medico-farmaceutico, si sviluppasse anche un mercato illegale, con conseguenze tragiche.
Solamente nel 2021 il fentanyl è stato responsabile del 90% dei circa 80.000 decessi correlati agli oppiacei negli Stati Uniti.
Come agisce il fentanyl sul nostro corpo?
Il fentanyl è un oppioide sintetico, questo vuol dire che appartiene alla stessa famiglia dell’ eroina e della morfina, ma a differenza loro, viene interamente sintetizzato in laboratorio. Non occorre quindi estrarre l’oppio dai baccelli di papavero per ottenerlo.
Una volta assunto, l'effetto è rapidissimo. Si tratta di uno degli oppioidi più veloci che conosciamo e la sua assunzione può avvenire praticamente in ogni modo. Può essere ingerito in pasticche, sbriciolato e sniffato, o ancora iniettato, fumato e persino assunto tramite cerotti transdermici: dei dispositivi medici che, applicati sulla pelle, rilasciano lentamente la sostanza.
Una volta assunto, il fentanyl finisce nel sangue e da qui inizia il suo viaggio attraverso tutto il sistema circolatorio, fino a giungere al cervello.
La velocità degli effetti del Fentanyl è dovuta principalmente alla sua liposolubilità, sarebbe a dire la sua capacità di sciogliersi nei grassi. Questo gli permette di penetrare rapidamente il cervello che è infatti l’organo più grasso del nostro corpo.
Una volta nel cervello, il fentanyl causa nel consumatore un forte senso di intorpidimento, benessere e rilassamento generale, tipico degli analgesici.
Come funzionano gli antidolorifici?
Normalmente, quando ci facciamo del male, per esempio pungendoci un dito, l’impulso del dolore parte dal nostro dito e viaggia lungo il nostro corpo attraverso i nervi, raggiungendo il midollo spinale e infine il cervello. Qui, il segnale viene analizzato e riconosciuto come dolore.
Ecco, il fentanyl, come anche gli altri oppioidi, è in grado di fermare questo impulso doloroso, prima di farcelo percepire.
Ciò avviene perché si va a connettere a dei particolari recettori interrompendo di fatto l’impulso elettrico e tutto ciò causa nel consumatore una forte sensazione di benessere e rilassatezza.
Il fentanyl interviene anche nel rilascio della dopamina, il neurotrasmettitore della ricompensa, procurando al consumatore sensazioni di euforia e benessere.
Dipendenza e crisi d'astinenza
Purtroppo tutte queste sensazioni piacevoli creano ben presto nel consumatore il desiderio di riprovarle, spingendolo ad assumere una dose dopo l’altra.
Il problema è che più la sostanza viene consumata e più il nostro corpo sviluppa una certa tolleranza. E così i recettori degli oppiacei, saranno sempre meno reattivi alla sostanza, e ciò vuol dire che per riavere gli stessi effetti delle prime volte, bisognerà assumere dosi sempre più massicce.
Inoltre, se inizialmente il consumatore è spinto al consumo dalla voglia di provare sensazioni di benessere, una volta sviluppata la dipendenza invece, il suo unico desiderio sarà quello di non provare più dolore. Quando ci si abitua alla sostanza, infatti, interrompere l’assunzione può scatenare delle vere e proprie crisi d’astinenza, ovvero delle condizioni orribili in cui il tossicodipendente inizierà a provare ansia, nervosismo, dolori muscolari, insonnia, crampi allo stomaco, depressione.
Come si arriva all'overdose
Dipendenza e tolleranza quindi, sono due fattori molto rischiosi, poiché si autoalimentano a vicenda in un circolo vizioso. Ma la cosa più tragica è che tutto ciò può portare alla peggiore delle conseguenze: l’overdose.
Il che con i fentanyl non è particolarmente difficile perché una dose fatale equivale ad appena 2 milligrammi.
La pericolosità del fentanyl sta soprattutto nel fatto che la sua azione causa il rilassamento di tutto il nostro corpo, compresi organi di vitale importanza.
I polmoni, infatti, possono rilassarsi a tal punto da non funzionare più adeguatamente causando depressioni respiratorie che possono portare anche alla morte.
Ciò avviene anche perché, oltre a inibire i segnali del dolore, il fentanyl inibisce anche la capacità del cervello di identificare la quantità di Co2 nel corpo, per cui il nostro cervello non si renderà più conto della mancanza di ossigeno e di conseguenza, non riattiverà i polmoni.
Come salvarsi dall'overdose da fentanyl
Esiste, per fortuna, un farmaco salvavita da utilizzare in caso di overdose da fentanyl.
Si chiama Naloxone e riesce a connettersi ai recettori oppioidi con una carica così forte, da scalzare via le molecole di Fentanyl. In questo modo le funzioni vitali, specialmente la respirazione, ricominceranno piano piano a ristabilirsi, salvando la vita del tossicodipendente.
Le molecole di fentanyl, però, rimarranno comunque a vagare nel nostro corpo, pronte a riconnettersi ai recettori non appena l’azione del naloxone sarà terminata, e ciò avviene solitamente in circa 30-40 minuti. Per questo, anche dopo aver utilizzato il naloxone, in caso di overdose è importantissimo correre in ospedale, prima che il fentanyl ricominci ad agire.