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Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea stanno raggiungendo un nuovo punto critico: dopo l'annuncio di dazi del 25% sulle auto europee da parte dell’amministrazione Trump e la prospettiva che nuove misure vengano annunciate prossimamente, Bruxelles sta valutando una risposta più incisiva. Nelle settimane scorse, l'UE ha applicato su beni americani dazi per un ammontare di 26 miliardi di euro: una “risposta” chiara e diretta ai dazi applicati dagli USA su acciaio e alluminio proveniente dal Vecchio Continente. Visto il clima tutt'altro che disteso tra Europa e USA, però, ci sono buone probabilità che la guerra dei dazi prosegua. Stando a quanto riportato dal Financial Times in un recente articolo, l'Unione Europea si starebbe preparando a colpire le esportazioni di servizi statunitensi e, in questa strategia, rientrerebbero alcune misure che andrebbero contro le grandi aziende tecnologiche americane, le cosiddette Big Tech.
Perché l’UE potrebbe rispondere ai dazi USA colpendo le Big Tech e come
Nel 2023 gli Stati Uniti hanno registrato un surplus di 109 miliardi di euro nei servizi erogati verso l'UE, mentre sono in deficit per 157 miliardi nei beni. Questo rende i servizi un settore vulnerabile, che potrebbe essere usato da Bruxelles come “arma” commerciale. E dal momento che molti di questi servizi vengono erogati dalle Big Tech – come Amazon, Apple, Google, Meta e Microsoft – sono aziende come queste, già messe a dura prova dal DMA (Digital Markets Act) e dal DSA (Digital Services Act), a poter essere colpite maggiormente. generano enormi profitti dal mercato europeo. Misure mirate potrebbero ridurre la loro capacità di operare in Europa o aumentarne i costi, riducendo così il vantaggio competitivo americano nel settore dei servizi digitali.
A Bruxelles si discute anche dell'uso dello Strumento Anti-Coercizione o ACI (Anti-Coercion Instrument), un meccanismo che permetterebbe misure drastiche come la revoca di brevetti o restrizioni alle attività finanziarie delle aziende americane. Un'altra ipotesi è l'esclusione di società come Starlink dai contratti governativi europei. Il servizio satellitare di Elon Musk è già sotto esame in alcuni Stati membri (Italia compresa), e una sua esclusione sarebbe un segnale forte nei confronti degli Stati Uniti. Sebbene l'obiettivo finale dell'UE sia negoziare un accordo commerciale più equo, la pressione esercitata con queste e altre misure potrebbe essere fondamentale per riportare gli USA al tavolo delle trattative.
Le difficoltà ad adottare una strategia unanime contro i dazi annunciati da Trump
In tutto ciò gli Stati membri dell'UE non sono unanimi sulla strategia da adottare e questo potrebbe ostacolare l'adozione delle misure ai danni degli USA di cui abbiamo parlato poc'anzi. Serve, infatti, la maggioranza qualificata degli Stati membri per fare in modo che le misure elaborate dalla Commissione europea possano essere attuate. Nel frattempo, la Commissione Europea ha rinviato l'applicazione delle misure contro alcuni beni – come jeans e motociclette – al 12 aprile, in attesa di ulteriori discussioni con gli Stati membri. Questo lascia ancora spazio a un possibile compromesso con Washington, ma se le tensioni dovessero persistere, l'UE potrebbe trovarsi costretta a mettere in atto misure più severe, colpendo le Big Tech e il settore dei servizi per rispondere alla nuova offensiva americana. Staremo a vedere.