Il disastro della Deepwater Horizon, avvenuto il 20 aprile 2010 nel Golfo del Messico, è tra i più gravi incidenti mai registrati e rimane tuttora il più grande disastro petrolifero della storia, ancora impresso nella memoria di molti. Una bolla di metano nel condotto di trivellazione della piattaforma mobile Deepwater Horizon provocò un incendio che provocò il più vasto rilascio di petrolio mai avvenuto nella storia, durato ben 80 giorni dopo 780.000 m3 di petrolio sversato.
Il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon: cos'è successo
La piattaforma Deepwater Horizon era una struttura mobile, in gestione alla multinazionale petrolifera British Petroleum (BP) negli anni 2000, ma di proprietà della società Transocean.
Questo impianto era da qualche mese impegnato nella trivellazione di un pozzo esplorativo, a 1500 metri di profondità e a circa 60 km dalla costa della Louisiana.
Alle 19:45 una prima fuoriuscita di acqua e fango dal condotto di trivellazione fu rapidamente seguita da una bolla di metano, che dispersa sulla piattaforma causò una serie di esplosioni e l'innesco un incendio che si sarebbe rivelato indomabile. Dopo un paio di giorni, il bilancio dell'incidente si fermò all'affondamento della piattaforma e alla morte di 11 lavoratori, spesso dimenticati dai media di fronte all'enormità del disastro ambientale.
Gli eventi di quella sera portarono infatti al più grande rilascio di petrolio in mare mai avvenuto, stimato in 780.000 m3, e bloccato con la chiusura del pozzo solamente 80 giorni dopo l'incidente.
Le cause dell'incidente sulla Deepwater Horizon: perché ci fu l'esplosione
Le circostanze che favorirono il disastro sono state evidenziate da numerose inchieste giornalistiche: ritardi nei lavori, forti pressioni per ridurre i costi e ispezioni rimandate erano pane quotidiano per la BP, che nel periodo 2007-2010 collezionò ben 760 violazioni OSHA (l'organo governativo per la sicurezza sul lavoro USA).
La scarsa attenzione nella gestione della piattaforma è stata evidenziata anche durante i processi successivi, con imputazioni di omicidio colposo ai due supervisori della piattaforma, successivamente stralciate in seguito ad accordi legali e deposizioni in altri procedimenti.
Una delle peggiori violazioni operate per rientrare nel budget fu l'uso di valvole di sicurezza inadeguate o scarsamente mantenute, le quali non furono quindi in grado di arrestare le fuoriuscite immediatamente.
Il rilascio di petrolio nelle acque del Golfo del Messico: la marea nera
Gli sforzi per bloccare il rilascio di petrolio ebbero successo solamente dopo due mesi e mezzo di lavori: nel frattempo, enormi quantità di olio fossile furono trasportate inquinando tratti di costa per 7000 km, causando impatti immediati per la fauna locale ma anche una contaminazione dei fondali da parte delle componenti più pesanti. Ancora nel 2020, uno studio ha evidenziato valori apprezzabili di idrocarburi in diverse specie ittiche, seppure a livelli considerati sicuri per il consumo umano e probabilmente causati anche dalle lavorazioni delle centinaia di altre piattaforme ancora in funzione.
L'enorme rilascio e le provate negligenze portarono alla condanna della BP, costretta a pagare risarcimenti per più di 50 miliardi di dollari per gli immensi lavori di bonifica e i risarcimenti agli stati coinvolti e alle aziende e persone colpite dalla marea nera.
La gestione politica del disastro ambientale e le conseguenze sull'ecosistema
A parte i costosi risarcimenti, però, dal punto di vista della protezione ambientale le cose non sembrano essere cambiate: le pressioni dei lobbisti sul governo USA hanno frenato l'introduzione di limitazioni o nuove leggi sulla ricerca ed estrazione di petrolio, con l'amministrazione repubblicana Trump in prima linea nel rendere superflua la commissione istituita dal precedente presidente democratico Obama.
La sicurezza di migliaia di persone, di interi ecosistemi e la stabilità delle economie locali sono stata quindi nuovamente lasciate in mano a compagnie private, le stesse responsabili dei grandi disastri della storia recente: negli USA come in altre parti del mondo, purtroppo, la nostra sete di petrolio continuerà a metterci di fronte a rischi immensi e danni incalcolabili.