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Negli ultimi anni il numero di governi democratici nel mondo è diminuito, segnando un trend preoccupante a livello globale. Secondo il Global Democracy Index 2024, su 167 Paesi analizzati solo 25 possono essere considerati democrazie “piene”, mentre altri 46, tra cui l’Italia, rientrano nella categoria delle democrazie “imperfette”. Nonostante il 2024 sia stato definito “l’anno delle elezioni” per il numero record di consultazioni elettorali in tutto il mondo, l’indice globale della democrazia ha raggiunto un minimo storico: il punteggio medio mondiale è sceso da 5,52 nel 2006 a 5,17 nel 2024. Ben 130 Paesi hanno registrato un calo o non hanno mostrato alcun miglioramento del punteggio, riflettendo la crisi della democrazia rappresentativa e l'ascesa dei regimi autoritari, che oggi governano più di un terzo della popolazione mondiale.
Di recente, la crescente polarizzazione politica e la sfiducia nelle istituzioni hanno alimentato il consenso verso partiti populisti e anti-sistema, contribuendo all'erosione dei processi democratici. Il report sottolinea infatti che il 20% dei Paesi ha visto una diminuzione nella credibilità delle elezioni, con un abbassamento della partecipazione elettorale.
La mappa dei Paesi nel mondo che sono una democrazia: il global democracy index

Ogni anno l’Economist Intelligence Unit, divisione di business intelligence dell’omonima testata britannica, elabora un report che fotografa lo stato della democrazia in tutto il mondo. Ogni Paese riceve un punteggio da 0 a 10 e viene classificato in una delle quattro tipologie: democrazie “piene”, democrazie “imperfette”, regimi ibridi e regimi autoritari.
Nel 2024 solo 25 Paesi su 167 (15% del totale) hanno raggiunto un punteggio superiore a 8 e sono stati indicati come democrazie piene, rappresentando circa il 6,6% della popolazione mondiale. Le democrazie imperfette, con un punteggio compreso tra 6 e 8, coprono circa il 38,4% della popolazione mondiale, con 46 Paesi su 167 (27,5%). A differenza di quelle piene, le democrazie imperfette, pur mantenendo elezioni libere e giuste e garantendo le libertà civili, possono presentare alcune debolezze, come governance meno efficace, partecipazione politica limitata od occasionali restrizioni alle libertà civili.
L’indice individua anche due categorie di sistemi non democratici: i regimi ibridi (punteggio 4-6) e quelli autoritari (punteggio 0-4), che rappresentano oltre il 54% dei Paesi analizzati, la maggioranza nel mondo. Per regime “ibrido” (15,7%) si intende un Paese, come il Messico o la Romania, che combina elezioni regolari con pratiche autoritarie, come indipendenza limitata della magistratura, corruzione diffusa e repressione dell'opposizione. I regimi autoritari (39,2%), come Afghanistan o Venezuela, presentano invece un’assenza pressoché totale del pluralismo politico, con elezioni non libere, violazioni delle libertà civili e media controllati dallo Stato.
Com’è cambiata la democrazia: quali sono i Paesi più democratici e quelli a rischio
Scorrendo la classifica, è possibile notare la supremazia dei Paesi del Nord Europa: nelle prime 10 posizioni troviamo Norvegia, Islanda, Svezia, Finlandia, Paesi Bassi e Danimarca, tutti con una votazione superiore al 9.
In particolare, la democrazia norvegese resta un modello di stabilità e inclusività, con un punteggio di 9,88 su 10 che riflette l'eccellenza del Paese scandinavo in tutti gli indicatori chiave. Questa posizione di rilievo è stata confermata anche da altri studi, come il Global State of Democracy Report 2024 di International Idea, che ha posizionato la Norvegia al 4° posto, insieme alla Finlandia.
Per stilare questa classifica, l’indice monitora 60 indicatori suddivisi in cinque categorie, valutate da 0 a 10:
- Processo elettorale e pluralismo: presenza di elezioni libere, eque e competitive.
- Libertà civili: tutela dei diritti civili e politici e indipendenza del sistema giudiziario.
- Partecipazione politica: grado di coinvolgimento diretto dei cittadini nella vita politica, non solo tramite il voto, ma anche attraverso forme di impegno civico.
- Cultura politica: diffusione e supporto dei valori democratici nella società.
- Funzionamento del governo: capacità concreta dei governi di tradurre la volontà dei cittadini in politiche e azioni.
In base a questi criteri, l’Italia si posiziona tra le democrazie imperfette, collocandosi al 37º posto con un punteggio complessivo di 7,58 su 10. A penalizzare il nostro Paese sono stati fattori come la scarsa cultura politica, la disaffezione verso le istituzioni democratiche e l’inefficienza del governo. Quelle dell’Economist non sono preoccupazioni isolate: secondo un'indagine della Civil Liberties Union for Europe, l'Italia è stata identificata come uno dei cinque Paesi europei che stanno indebolendo significativamente lo stato di diritto. Nonostante ciò, un punteggio molto alto nelle altre categorie dell'indice attenua le preoccupazioni sullo stato della democrazia italiana.
Tra i Paesi più a rischio di regressione democratica invece troviamo Ungheria, Turchia e Polonia, tutti con valutazioni in calo e al di sotto del 5. Con la leadership di Viktor Orbán, il governo di Budapest ha visto una progressiva diminuzione del suo punteggio, a causa di limitazioni alla società civile e alla magistratura, controllo dei media e accentramento del potere.
Dinamiche simili si osservano in Turchia, con il rafforzamento del potere presidenziale di Recep Tayyip Erdogan, e in Polonia, dove il partito sovranista PiS ha ridotto l’indipendenza della magistratura, limitato la libertà dei media e aumentato la polarizzazione politica. Fuori dall'Europa, infine, spicca la posizione dell’intera America Latina, una regione che ha registrato un peggioramento delle condizioni democratiche, con un aumento dei regimi ibridi e autoritari.