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28 Giugno 2025
6:00

Diritti LGBTQIA+ in Italia: progressi importanti, ma il riconoscimento è ancora incompleto

Talvolta si pensa che in Italia le persone omosessuali godano di particolari diritti (unioni civili, cambio di sesso, tutela lavorativa), ma restano forti limiti: niente matrimonio egualitario, adozioni solo in casi particolari, assenza di una legge nazionale contro le discriminazioni dovute a omotransfobia.

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Diritti LGBTQIA+ in Italia: progressi importanti, ma il riconoscimento è ancora incompleto
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In Italia, negli ultimi anni la normativa nei confronti delle persone LGBTQIA+ (acronimo che indica le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali e altre declinazioni di appartenenza di genere o orientamento sessuale) ha compiuto progressi significativi, in alcuni casi dovuti a leggi approvate dal Parlamento, in altri a sentenze degli organi giudiziari. Più specificamente, sono state legalizzate le unioni civili, sono state introdotte norme per il cambio di sesso delle persone transgender, è stata vietata la discriminazione in ambito lavorativo. Il nostro Paese, però, è ancora indietro rispetto alla media dell’Europa e dei Paesi occidentali, in merito al riconoscimento di diritti e tutele. Basti pensare che non sono riconosciuti i matrimoni tra persone dello stesso sesso (legali in quasi tutti i Paesi dei continenti europeo e americano) e non esiste una legge che proibisca del tutto le discriminazioni verso le persone LGBT.

Lo status giuridico dell’omosessualità in Italia e nel mondo

La condizione delle persone LGBT nel mondo è molto varia: in alcuni Paesi, come gran parte degli Stati africani e asiatici, l’omosessualità è di per sé illegale; in altri Stati, come quelli europei, non solo i rapporti tra persone dello stesso sesso sono legali, ma esistono leggi che garantiscono alle persone LGBT diritti in materia di matrimonio, adozione e altri ambiti. In Italia, l’omosessualità non è illegale: dall’entrata in vigore codice Zanardelli del 1890, la legge non punisce i rapporti tra persone dello stesso sesso. Anche l’età del consenso (cioè l’età alla quale è legale avere rapporti sessuali) è la stessa per i rapporti eterosessuali e omosessuali: 14 anni.

Tuttavia, per molti anni l’omosessualità è stata considerata una condizione riprovevole e le persone LGBT hanno subito pesanti discriminazioni, solo da pochi decenni ridotte grazie a quello che può essere definito un cambiamento di mentalità.

Unioni civili e matrimonio egualitario

A differenza di molti altri Paesi, nel nostro ordinamento non è previsto il matrimonio egualitario, cioè il matrimonio tra persone dello stesso sesso, e tutte le proposte avanzate in tal senso sono state respinte. Esiste però una legge che rende possibili le unioni civili, cioè accordi che garantiscono alcuni diritti alle coppie formate da persone dello stesso sesso.

L’argomento è stato dibattuto a lungo: le prime proposte di legge furono avanzate nel 1986, ma solo dopo trent’anni il Parlamento approvò la legge 20 maggio 2016 n. 76 (conosciuta come legge Cirinnà, dal nome della senatrice che presentò la proposta) la quale prevede che le coppie formate da persone dello stesso sesso possano sottoscrivere un’unione civile davanti a un ufficiale dello Stato civile; l’unione garantisce loro quasi tutti gli stessi diritti e gli stessi doveri delle coppie sposate (reversibilità della pensione, dovere dell’assistenza reciproca e di contribuire ai bisogni comuni, ecc.), ma non l’adozione. Inoltre, la legge sulle unioni civili non prevede esplicitamente l'obbligo di fedeltà, previsto invece per il matrimonio.

Unione civile in italia (credit Emanuele Locatelli e Mirko Sangalli)
Unione civile in Italia (credit: Emanuele Locatelli e Mirko Sangalli)

Tutela dalle discriminazioni

Le persone omosessuali sono state a lungo discriminate a livello sociale e culturale e talvolta subiscono ancora discriminazioni; attualmente non esiste una legge che le vieti esplicitamente: il ddl Zan, cioè il disegno di legge che intendeva introdurre il divieto, presentato nel 2020, è stato respinto dal Senato nel 2021.

Da alcuni anni, però, è in vigore una legge che impedisce le discriminazioni sui luoghi di lavoro e in materia di assunzioni: nel 2003 il governo approvò il decreto legislativo n. 216 del 9 luglio, in applicazione della direttiva europea del 27 novembre 2000, che chiedeva agli Stati membri di introdurre una legge per vietare le discriminazioni nelle assunzioni.  Il decreto italiano conteneva un comma che consentiva di valutare l’orientamento sessuale per l’arruolamento nelle forze armate e di polizia; sostanzialmente, apriva le porte ad eventuali discriminazioni per le persone LGBT che volevano arruolarsi come soldati, carabinieri e poliziotti. Nel 2008, dopo che l’Unione europea aveva aperto una procedura di infrazione verso l’Italia, il comma fu rimosso.

Non esiste comunque una legge che vieti le discriminazioni tout court (accesso ai servizi, istruzione, ecc.) e in materia sono state emanate solo alcune leggi regionali. La prima regione ad approvare una norma antidiscriminazioni è stata la Toscana nel 2014, seguita negli anni successivi da altre otto regioni: Liguria, Marche, Sicilia, Piemonte, Umbria, Emilia-Romagna, Campania, e Puglia. Le altre regioni non hanno introdotto alcun provvedimento legislativo per impedirle.

Pride a Bologna nel 2012 (credits Stefano Bolognini)
Pride a Bologna nel 2012 (credit: Stefano Bolognini via Wikimedia Commons)

In Italia, l’incitamento all’odio per ragioni di ordine etnico, religioso, nazionale e razziale è vietato dalla legge Mancino del 1993, che non menziona esplicitamente l’odio per ragioni di orientamento sessuale. Le proposte per estendere la legge Mancino non sono mai state approvate.

Le adozioni e il cambio di sesso

In Italia la legge non prevede che le coppie formate da persone dello stesso sesso possano adottare bambini. Tuttavia, in certe condizioni, l’adozione è resa possibile da alcune sentenze della Corte di Cassazione, che hanno legittimato la stepchild adoption (adozione del figlio del partner, dal 2014), hanno ammesso il riconoscimento delle adozioni all’estero (dal 2021) e hanno consentito l’adozione per i single, anche se omosessuali (dal 2025). È invece vietata, sia per coppie omosessuali che eterosessuali, la maternità surrogata (il cosiddetto "utero in affitto").

Il cambio di sesso invece è legale dal 1982 e nel 2015 la Cassazione ha stabilito che, per ottenere il cambiamento sui documenti, non è più obbligatorio l’intervento chirurgico. Tuttavia, in genere le persone intenzionate a cambiare sesso devono affrontare un lungo iter legale e burocratico.

Manifestazione del 2008 per i diritti delle persone LGBT
Manifestazione del 2008 al Vaticano per i diritti delle persone LGBT

Un confronto tra l’Italia e il resto del mondo

Nel complesso, negli ultimi anni sono stati compiuti progressi significativi nel riconoscimento di tutele e diritti delle persone LGBT, ma il nostro Paese risulta ancora arretrato rispetto alla media degli Stati occidentali. Per esempio, il matrimonio egualitario e l’adozione sono legali in gran parte dei Paesi europei e americani, ma non in Italia. Le discriminazioni, ancora diffuse in alcuni settori della società, fanno sì che anche a livello legislativo sia difficile giungere al pieno riconoscimento dei diritti e, a differenza di quello che pensa una parte dell’opinione pubblica, le persone LGBT sono ancora discriminate. Secondo l’organizzazione ILGA Europe, che si occupa ogni anno di preparare una “Rainbow Map” sulle condizioni di omosessuali e persone non binarie in Europa, il nostro Paese si colloca al 35° posto, su 49 Stati, per rispetto dei diritti.

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