Il ciclone responsabile delle intense precipitazioni che hanno portato all’alluvione in Emilia-Romagna, ha prodotto anche un abbassamento della temperatura del mar Tirreno di mezzo grado Celsius. A comunicarlo è l’Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale che, grazie al progetto internazionale Euro-Argo monitora lo “stato di salute” di mari e oceani. Cosa significa, nella pratica, questo dato? E come si è riusciti a raccoglierlo?
Il ciclone Minerva ha causato le alluvioni in Emilia-Romagna e Marche
Facciamo prima un passo indietro e parliamo del ciclone Minerva, responsabile delle alluvioni in Emilia-Romagna e Marche.
Secondo il servizio meteorologico dell’Aeronautica Militare, intense correnti atlantiche provenienti dall’Africa si sarebbero dirette molto velocemente verso l'Italia, creando una zona cuneiforme di bassa pressione chiamata saccatura. Questa saccatura ha contributo alla diminuzione della pressione atmosferica sull'area ionica – uno scenario tipico della zona, secondo gli esperti – provocando però la caduta della pressione di oltre 24 hPa in 24 ore, dando così vita quella che i meteorologi chiamano “ciclogenesi esplosiva”. Ma di cosa si tratta?
Conosciuto giornalisticamente anche come bomba meteorologica, la ciclogenesi esplosiva corrisponde a una situazione nella quale una massa di aria fredda e una calda si incontrano, formando una massa unica vorticosa al centro della quale la pressione cala vertiginosamente. Nel caso di Minerva, una volta formatosi il ciclone extratropicale, questo ha risalito velocemente tutto il centro-sud Italia, dallo Ionio al Basso Tirreno e poi al medio Adriatico, provocando fortissime piogge.
Gli effetti del ciclone sull'ambiente marino
Grazie agli studi di monitoraggio dell’Istituto Nazionale di Oceanografia è stato possibile osservare il calo di temperatura di 0,5 gradi Celsius nelle acque superficiali del Tirreno e del Canale di Sicilia. La raccolta di informazioni per confermare il dato è avvenuta attraverso l’impiego di “Argo-floats”, strumenti autonomi galleggianti di misurazione dei parametri fisici e biogeochimici della colonna d’acqua.
Questi strumenti, una volta rilasciati in mare, non rimangono fermi nello stesso punto ma – anzi – vengono trasportati dalle correnti marine, campionando più zone in aree anche molto distanti fra loro. Nel caso del ciclone Minerva, questi strumenti hanno catturato il passaggio della struttura ciclonica e hanno registrato un raffreddamento della parte superficiale della colonna d’acqua, fino a 40 metri di profondità, oltre a un trasferimento di energia dal mare all’atmosfera durante l’evento.
Le conseguenze del raffreddamento
Anche se 0,5 gradi può sembrare davvero poca cosa, si tratta di un dato scientificamente interessante perché questo raffreddamento si è registrato nell'arco di poche ore. Per leggerlo nella giusta prospettiva, teniamo in conto il fatto che l’acqua del mare impiega molto più tempo dell’aria a raffreddarsi: pensiamo a quelle persone che in autunno si concedono ancora un bagno prima dell’inverno; lo fanno perché l’acqua conserva ancora il calore assorbito dai raggi solari durante tutta l’estate, ed è ancora tutto sommato piacevole immergersi, mentre lo rilascia molto lentamente durante l’inverno.
Molto probabilmente si tratta di un abbassamento di temperatura momentaneo e non è ancora chiaro se porterà o meno a qualche conseguenza. Secondo Milena Menna, ricercatrice della sezione di Oceanografia dell’Istituto, la raccolta di dati in-situ è fondamentale e ci consente di conoscere meglio l’effetto dei cicloni in modo da fornire informazioni in tempo reale ai modelli di previsione perché – dice:
Come l’atmosfera influenza il mare, il mare può influenzare l’evoluzione spazio-temporale di un ciclone. Questo è il concetto alla base delle nostre ricerche.
Monitoraggi in contemporanea su mare e atmosfera contribuiscono, secondo gli esperti, a un sistema integrato di osservazioni in-situ, dati satellitari e modelli operativi per poter conoscere meglio gli eventi estremi, migliorarne la previsione (riducendo al minimo il margine di errore) ed essere in grado di mitigarne di conseguenza gli effetti.