È di nuovo emergenza alluvioni in Emilia-Romagna dopo le due tragiche alluvioni del 2023. Il ciclone Boris ha riversato nella zona una forte ondata di maltempo con precipitazioni che nella giornata di ieri hanno superato anche i 200 millimetri nel versante appenninico. Tra mercoledì 18 settembre e giovedì 19 settembre le piogge torrenziali hanno provocato numerose esondazioni che hanno colpito soprattutto la zona di Faenza, dove l'acqua ha raggiunto i primi piani delle case. A Cotignola (RA) il Senio ha raggiunto livelli record, tanto da far collassare un tratto dell'argine e inondare le zone circostanti; a Modigliana (FC) sono esondati i corsi d'acqua che attraversano il centro abitato provocando estesi allagamenti. Altri fiumi e torrenti esondati sono il Montone a Forlì, il Sillaro in provincia di Rimini, l'Idice in provincia di Bologna, il Lamone e il Marzeno.
Sono migliaia gli evacuati, con oltre 1000 persone che hanno trascorso la notte nei centri di accoglienza (circa 800 nel Ravennate e oltre 160 nel Bolognese). I Vigili del Fuoco sono stati impegnati in oltre 500 interventi soprattutto nella provincia di Ravenna. Le scuole sono rimaste chiuse nelle province di Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini e nella città metropolitana di Bologna; anche la circolazione ferroviaria è stata sospesa in molte province. L'allerta meteo della Protezione Civile rimane rossa in Romagna e nel Bolognese, anche se fortunatamente secondo le previsioni l'intensità del maltempo dovrebbe diminuire a partire dal pomeriggio di oggi.
Il maltempo ha compito con violenza anche le Marche, con oltre 300 interventi dei Vigili del Fuoco soprattutto nella zona di Ascoli Piceno dove sono avvenuti allagamenti e Ancona dove è esondato l'Aspio e una frana ha costretto l'evacuazione di 6 famiglie a Osimo.
La dinamica meteorologica delle alluvioni in Emilia-Romagna
Uno dei responsabili dell'emergenza maltempo in Emilia-Romagna è il ciclone Boris. Come ogni ciclone, si tratta di una regione chiusa caratterizzata da bassa pressione e venti in rotazione attorno al centro depressionario. È lo stesso ciclone che nei giorni scorsi ha devastato l'Europa centro-orientale provocando uno degli eventi meteo più estremi degli ultimi decenni nel continente, con estese inondazioni in Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Polonia, Romania e Germania e un bilancio che attualmente si attesta a 21 vittime.
Boris si è formato nel Mediterraneo settentrionale a causa di un'iniezione di aria fredda proveniente dalla Scandinavia. Il vortice di bassa pressione si è quindi spostato nell'Europa centrale, dove le temperature erano abbondantemente sopra la media. Il contrasto tra l'area depressionaria e le alte temperature al suolo ha prodotto una perturbazione che si è abbattuta con violenza su vaste aree a partire dal 12 settembre. Parte del motivo per cui Boris ha provocato tanti danni è il fatto che il ciclone è rimasto “intrappolato” tra due anticicloni (cioè zone ad alta pressione): uno a Nord che staziona sulla Scandinavia e l'anticiclone africano a Sud. Questa situazione di blocco fa muovere Boris molto lentamente, consentendogli di scaricare la sua energia per tempi prolungati sulle stesse zone.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, la discesa di Boris ha provocato nel tratto dell'Appennino romagnolo e marchigiano una confluenza di due correnti differenti e contrastanti, una che scende da nord-nordovest e una da est-nordest. Queste correnti, una volta scontratesi al suolo, non hanno avuto alternativa se non salire in quota, dove hanno formato celle convettive e dunque nubi temporalesche. Questa linea dei rovesci è rimasta pressoché stazionaria non solo per via del blocco di Boris su scala più larga, ma anche perché i rilievi appenninici le hanno impedito di spostarsi.
Questa è la ricetta perfetta per precipitazioni intense e prolungate nel tempo. A peggiorare la situazione c'è l'energia termica fornita dall'Adriatico. Da luglio la temperatura del mare è stata ininterrottamente e decisamente sopra la media. Questo calore in eccesso è andato a iniettare energia nel sistema di perturbazioni, “dopandolo” e rendendolo più energetico di quanto non sarebbe stato senza la vicinanza della linea dei rovesci a un mare caldo.
Il ruolo del cambiamento climatico
Quest'ultimo punto dovrebbe bastare a confutare ogni possibile argomento del tipo "fa freddo quindi non c'è il riscaldamento globale": la violenza degli eventi in Emilia-Romagna è dovuta anche al fatto che il mare Adriatico ha accumulato un eccesso calore negli ultimi mesi e le piogge torrenziali delle ultime ore sono il risultato di questo “doping”, senza contare il fatto a monte che Boris si è formato proprio per via delle alte temperature del Mediterraneo.
Al momento è ancora troppo presto per capire se e quanto gli eventi del 18 e 19 settembre in Emilia-Romagna sono stati causati dal cambiamento climatico, ma una cosa è certa: uno degli effetti del riscaldamento globale è proprio l'aumento della frequenza e dell'intensità degli eventi meteorologici estremi. Alluvioni come quelle che hanno devastato l'Emilia-Romagna nel 2023 hanno tempi di ritorno molto lunghi, eppure nelle scorse ore si sono verificate nuovamente a distanza di soli 16 mesi.