La scorsa settimana le acque di alcuni canali nella provincia di Ravenna hanno assunto un aspetto decisamente insolito, diventando rossastre e maleodoranti. In un tratto del canale di bonifica in destra del fiume Reno, che nasce a Conselice, è successo qualcosa di ancora più allarmante: sulla superficie delle sue acque da giorni galleggiano centinaia di pesci morti. Tali fenomeni con molta probabilità non sono altro che l’ennesima conseguenza dell’alluvione che a maggio ha colpito l’Emilia-Romagna. Ma qual è il collegamento tra questi eventi e l’alluvione e come è possibile che si verifichino a distanza di settimane gli uni dall’altra?
I risultati dell’analisi delle acque
Il canale di bonifica in destra del fiume Reno nasce nel canale di scolo Zaniolo a Conselice, uno dei comuni più colpiti dall’alluvione di maggio. Da qui scorre in direzione ovest-est attraversando la parte settentrionale della provincia di Ravenna, fino a gettarsi (dopo 37 km) nel mar Adriatico presso Casalborsetti.
La scorsa settimana le acque del canale Zaniolo hanno assunto un colore rosso scuro, mentre da giorni centinaia di pesci morti galleggiano per kilometri nel tratto del canale a valle di Conselice, tra Mandriole a Casalborsetti. Sono pesci di ogni taglia, sia di acqua dolce sia di acqua salata (a causa della vicinanza alla foce): tra questi vi sono carpe, siluri, anguille, carassi e cefali.
Di fronte a questa strage, sono intervenuti i tecnici dell’Arpae (l’Agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia dell´Emilia-Romagna), che hanno prelevato campioni sia dalle acque del canale Zaniolo sia da quelle, invase dai pesci morti, del canale Mandriole (che si inserisce nel canale in destra del Reno). Le analisi hanno rivelato che l’acqua ha cambiato colore a causa di una proliferazione di solfobatteri purpurei e alghe unicellulari del genere Euglena, che hanno rilasciato i loro pigmenti. Inoltre il canale Mandriole è risultato quasi privo di ossigeno, al punto da non consentire la sopravvivenza dei pesci.
Le cause delle anomalie nei canali
A questo punto è naturale domandarsi quale sia la causa di questi fenomeni. Quando si verifica un’alluvione, l’acqua dei fiumi invade campi e aree urbane catturando ogni tipo di sostanza chimica. In questo caso specifico, sappiamo che dopo l’alluvione l’acqua è ristagnata a lungo a Conselice senza riuscire a defluire, diventando quindi sempre più inquinata.
Il deflusso è poi avvenuto lentamente attraverso il canale in destra del fiume Reno. I solfobatteri proliferano proprio dove ci sono alte concentrazioni di inquinanti, in particolare di solfati, provenienti per esempio dagli scarichi industriali. Allo stesso modo, anche la sovrabbondanza di alghe è dovuta a una grande quantità di nutrienti, come nitrati e fosfati, che provengono dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura, dall’allevamento o dalle acque reflue urbane e industriali.
Le acque in cui proliferano questi organismi sono povere di ossigeno. Questa condizione può verificarsi quando i batteri devono decomporre una grande quantità di biomassa (come le alghe). Per farlo, consumano molto ossigeno, sottraendolo agli altri organismi acquatici e causandone la morte. Sarà comunque necessario attendere i risultati di ulteriori analisi chimiche per capire meglio le cause dell’accaduto. Infatti, la proliferazione di questi organismi talvolta si è verificata anche in passato in condizioni di forte irraggiamento solare, tipiche della stagione estiva. Tuttavia, il fatto che il tratto a monte di Conselice non abbia manifestato questi fenomeni è significativo.
Le conseguenze della contaminazione dei fiumi
Non c’è dubbio che le acque del canale in destra del fiume Reno siano molto contaminate. Anche se non costituiscono un rischio diretto per la popolazione perché non vengono utilizzate per uso civile e potabile, il problema è che si stanno riversando in mare. Qui hanno già creato una grande macchia scura maleodorante che si estende anche verso il largo, dove vivono i pesci che vengono pescati: attraverso questi organismi, le sostanze chimiche potrebbero raggiungere anche le nostre tavole.
Anche le carcasse dei pesci morti lungo il canale sono dirette verso il mare. Per impedirlo almeno in parte, molti sono già stati raccolti tramite reti. La situazione è in miglioramento ma non si sa quando tornerà alla normalità. Non appena le condizioni torneranno a esser favorevoli, potrebbero essere immessi nuovi pesci in modo da ripopolare il canale che è diventato una “zona morta”.