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Un nuovo studio conferma che dormire consolida il processo di apprendimento perché il cervello, durante il sonno non-REM, "ricalca" le tracce appena immagazzinate. Lo studio, pubblicato su Journal of Neuroscience, ci fa scoprire il ruolo dei fusi del sonno, delle rapide scariche elettriche cerebrali presenti nel sonno leggero: quando ci addormentiamo dopo aver imparato qualcosa di nuovo, come dimostrato nello studio, i fusi del sonno aumentano proprio nelle aree cerebrali che sono state attivate dall'apprendimento di quel determinato compito. Il lavoro va' ad aggiungersi all'insieme di ricerche che da anni suggeriscono che i sonnellini strategici e il buon sonno notturno siano molto importanti per il consolidamento di tutti i tipi di memoria, da quella legata a fatti ed eventi fino alla memoria motoria.
Cosa ha fatto e cosa mostra il nuovo studio
I ricercatori dell'Harvard Medical School hanno insegnato a 25 adulti a digitare una sequenza di tasti, che loro chiamano Motor Sequence Task. In seguito hanno registrato durante un pisolino diurno le tracce dell'elettroencefalogramma e quelle della magnetoencefalografia, una tecnica di neuroimaging che misura i campi magnetici prodotti dall'attività cerebrale: più attiva è un'area, più ci sarà attività elettrica e di conseguenza il campo magnetico in quel punto sarà elevato.
Dopo aver imparato la sequenza di tasti, durante il riposino i fusi del sonno aumentavano, soprattutto in corrispondenza delle aree motorie stimolate in precedenza dall'apprendimento stesso. E i soggetti in cui si registrava un maggiore incremento di attività elettrica, avevano poi un miglioramento sulla velocità di battitura al risveglio. Ciò significa che maggiore è l'attività dei fusi del sonno, meglio verrà ricordato il compito appreso.
Che cosa sono i fusi del sonno e perché incidono sulla memoria
I fusi del sonno sono raffiche di attività elettrica che si rilevano sull'elettroencefalogramma (con una caratteristica forma a "fuso") come una serie ravvicinata di onde tra gli 11 e i 16 Hz di frequenza, che durano dalla frazione di secondo a qualche secondo al massimo. I fusi si manifestano nelle fasi 2 del sonno, dette anche non-REM, circa 70-90 minuti dopo esserci addormentati. Questo vuol dire che i riposini più corti di trenta minuti, pur utilissimi per rinfrescare l'attenzione e riposare il cervello, non sono molto utili per consolidare l'apprendimento. Meglio un pisolino più lungo, di 60-90 minuti.

Credit: Public domain, via Wikimedia Commons
Queste "scosse" sincronizzano neuroni lontani tra loro, favorendo la comunicazione con l'ippocampo, importante centro della memoria, e consolidando le connessioni tra le zone della corteccia cerebrale e il talamo. Le scariche ritmiche dei neuroni associate agli eventi di spindle sono quindi cruciali nel rafforzare le connessioni sinaptiche nel cervello e stimolare i centri della memoria.
Quali tipi di memoria beneficiano del sonno
La risposta breve è sì. I fusi del sonno, infatti, costituiscono un comportamento fisiologico talmente legato alla memoria che si può capire il tipo di informazione che una persona ha appreso prima di andare a dormire studiando l'attività e la localizzazione dei fusi nel suo cervello. Per esempio, un numero maggiore di fusi nella regione fronto-centrale sinistra è associato alla consolidazione della memoria verbale, mentre i fusi parietali sono legati alla consolidazione della memoria visuo-spaziale.
Quindi, nonostante sia necessario approfondire gli aspetti di questo affascinante ma complicato evento, i ricercatori ci dicono che i fusi del sonno svolgono un ruolo fondamentale su tutti i tipi di memoria, da quella memoria motoria (quella legata al movimento del corpo, come dimostrato dai ricercatori di Harvard) sia su quella dichiarativa (ricordare fatti ed eventi).