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Droni militari, come funzionano e perché stanno cambiando la guerra

I droni militari, come l’MQ-9 Reaper, combinano radar avanzati, visione ad alta risoluzione e precisione millimetrica. Scopri come queste macchine autonomiche stanno cambiando la guerra moderna.

20 Ottobre 2025
18:30
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Droni militari, come funzionano e perché stanno cambiando la guerra
Video a cura di Andrea Moccia
Direttore Editoriale di Geopop
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Come sono fatti i droni militari? Se pensate a un drone da guerra come una versione potenziata di quelli abbiamo a casa, vi sbagliate di grosso. I droni militari, come l'MQ-9 Reaper sono velivoli giganteschi, controllati a distanza da operatori che possono trovarsi anche dall’altra parte del mondo. Questi velivoli servono a sorvegliare, raccogliere informazioni e, in alcuni casi, lanciare missili con una precisione millimetrica. Hanno rivoluzionato il modo di fare guerra, permettendo a paesi non confinanti di attaccarsi in qualsiasi momento della giornata, senza mai fermarsi.

Com’è fatto e come funziona l’MQ-9 Reaper

Uno dei protagonisti di questa nuova era bellica è l'MQ-9 Reaper, un drone con capacità "Hunter-Killer", ovvero “cacciatore-assassino”. Questo velivolo non si limita a individuare e seguire un obiettivo, ma può anche eliminarlo in modo preciso e mirato. La sua tecnologia è così avanzata che si stima che alcuni modelli sono in grado di leggere la targa di un’auto da oltre tre chilometri di distanza. Ma come fa?

Dentro la fusoliera dell'MQ-9 Reaper c'è un sofisticato radar ad apertura sintetica (SAR) chiamato Lynx, che funziona come una macchina fotografica, ma invece della luce, utilizza onde radar. Il drone invia impulsi verso il terreno, analizzando come queste onde rimbalzano su edifici, veicoli o altri oggetti. Da queste riflessioni ricostruisce immagini dettagliatissime, visibili anche attraverso nuvole, pioggia o fumo. La sua “vista” principale, però, è una telecamera ad alta risoluzione montata sotto la fusoliera, su una torretta giroscopica.

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L’MQ–9 Reaper, il drone da guerra che possiede una tecnologia avanzata. Credit: NASA

Il sistema è composto da:

  • un sensore elettro-ottico/infrared, che cattura immagini sia nello spettro visibile, come l’occhio umano, sia a infrarossi, individuando il calore emesso dagli oggetti;
  • un designatore laser, che “illumina” il bersaglio con un raggio invisibile. Le armi a guida laser, come i missili AGM-114 Hellfire o le bombe Paveway, seguono esattamente quel punto di luce fino all’impatto, anche se il bersaglio è in movimento. Tutto questo da un’altitudine di 15.000 metri, a una velocità massima tra i 400–480 km/h.

Come si pilota un drone da lontano

Nonostante le dimensioni notevoli — 20 metri di apertura alare, 11 di lunghezza e quasi 4 di altezza — l’MQ-9 Reaper non ha nessuno a bordo. Funziona grazie a un team che include personale di lancio, terminali di comunicazione e una stazione di controllo remota.

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Il personale di lancio che controlla un drone da remoto. Credit: United States Air Force

Durante il decollo interviene il personale di lancio, che lavora direttamente sulla pista: rifornisce il velivolo, controlla i sensori e gestisce le prime manovre tramite un collegamento “a vista”, garantito dai terminali di comunicazione, antenne che assicurano una trasmissione immediata e senza ritardi. Questo tipo di connessione è indispensabile nelle manovre a bassa quota. Una volta raggiunta la quota operativa, il controllo passa alla connessione satellitare SATCOM. La parabola montata sul velivolo invia il segnale a un satellite geostazionario, che lo ritrasmette al terminale di terra e poi alla stazione di controllo remota. È qui che il pilota e l’operatore dei sensori prendono il pieno comando: il primo gestisce rotta, altitudine e velocità; il secondo controlla radar e telecamere. Tutto si svolge tramite joystick e schermi interattivi. L’ambiente ricorda davvero una sala giochi, ma con una differenza sostanziale: quando si preme un pulsante, non parte un effetto speciale, ma una bomba vera. Il collegamento satellitare introduce un leggero ritardo nei comandi, ma la precisione resta altissima. E ciò che sorprende è la distanza operativa: il pilota può trovarsi in qualsiasi parte del mondo, purché coperta dalla rete satellitare militare.

Come si ferma un drone del genere

L’MQ-9 Reaper ha una capacità di carburante che varia tra 1,8 e 2,7 tonnellate, permettendogli di restare in volo per oltre 27 ore consecutive, ideale per missioni di sorveglianza e attacco a lungo raggio. Ferma un drone del genere non è affatto semplice. I droni volano spesso a bassa quota e si confondono con il terreno, rendendoli invisibili ai radar. Inoltre, i materiali non metallici di cui sono fatti li rendono ancora meno rilevabili. Paradossalmente, i droni costano meno dei missili o dei sistemi di difesa necessari per abbatterli. Così, le forze armate hanno sperimentato diverse soluzioni,  sono stati impiegati aerei intercettori, come quelli della NATO, ma con costi elevati e risultati limitati oppure l’uso di droni contro droni, in una sorta di “duello aereo” che permette di neutralizzare il nemico in modo rapido ed economico. Un'altra opzione è la guerra elettronica, in particolare il jamming, che disturba le frequenze radio utilizzate dai droni per il controllo.

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L’MQ–9 Reaper sulla pista di decollo. Credit: U.S. Air Force

L'intelligenza artificiale: il futuro dei droni

Il vero futuro della guerra, però, potrebbe essere segnato dall'intelligenza artificiale. I nuovi modelli di droni sono sempre più autonomi e in grado di prendere decisioni senza il controllo diretto di un pilota. Oggi il controllo umano resta indispensabile nelle decisioni cruciali, ma l’IA consente già forme di cooperazione tra più droni, i cosiddetti “sciami killer”, in grado di muoversi in modo coordinato e strategico. Questo solleva nuove questioni etiche: cosa succede se un drone perde il controllo o colpisce un obiettivo sbagliato? Gli Stati Uniti  assicurano che i sistemi basati su IA siano tracciabili, trasparenti e governabili, così da garantire che l’uomo resti sempre in grado di intervenire.

Nonostante le innovazioni, i droni militari non operano al di fuori delle regole. Il loro utilizzo è disciplinato da normative internazionali che regolano il traffico aereo, garantendo un uso responsabile e limitando i rischi per la popolazione civile. Le preoccupazioni etiche e il timore di escalation sono legittimi, ma le regolazioni attuali cercano di mantenere un equilibrio tra il progresso tecnologico e la sicurezza globale, assicurando che l'umanità non perda mai il controllo della macchina.

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