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22 Agosto 2025
9:00

È (leggermente) più probabile avere un figlio maschio che una femmina: le ipotesi sulle cause

Le probabilità del sesso del nascituro non sono 50 e 50: per ogni 100 bambine nascono infatti 105 bambini. Le ragioni non sono del tutto note.

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È (leggermente) più probabile avere un figlio maschio che una femmina: le ipotesi sulle cause
figli maschi femmine

Generalmente pensiamo che la probabilità che un bambino nasca maschio o femmina sia la stessa: il classico esempio della monetina, per capirci. In realtà, i dati raccontano un’altra storia: ogni cento bambine, nascono circa 105 bambini. Significa che la probabilità non è 50 e 50, ma leggermente sbilanciata a favore del sesso biologico maschile (circa il 51,5% contro il 48,5% delle femmine).

Quindi, se vi dovesse capitare di scommettere sul sesso biologico di un bambino in arrivo, sapete su cosa puntare la vostra fiche. Ma perché c’è questo squilibrio? Le cause non sono del tutto chiare: c’entrano fattori biologici, meccanismi evolutivi e condizioni ambientali. Di certo, però, non c’entrano il calendario lunare, la forma della pancia o altre credenze popolari che la scienza ha più volte smentito.

Perché le nascite non sono 50 e 50 e quanto è più probabile un figlio maschio

Come detto, la spiegazione della questione non è chiara e univoca, gli scienziati stanno ancora cercando di districare la questione. Partiamo dal concepimento, dagli studi più recenti (Orzack et al., 2015, Wang et al. 2025) appare che maschi e femmine vengano concepiti in quantità simile, ma durante la gravidanza le probabilità di sopravvivenza non sono uguali. Nelle prime fasi muoiono più maschi, ma nei mesi successivi le perdite femminili sono maggiori: il risultato è che alla nascita si registra un leggero vantaggio maschile, circa 105 maschi ogni 100 femmine.

In uno studio del 1973, gli scienziati riportano l’evidenza che in altre specie animali, le madri in buona salute tendono ad avere più cuccioli maschi, mentre quelle in salute peggiore hanno più femmine. Questo, secondo la Teoria di Trivers-Willard, avviene perchè il successo riproduttivo dei maschi è più variabile e legato alla loro condizione fisica (un maschio forte avrà molte più probabilità di riprodursi rispetto a un maschio debole), mentre quello delle femmine è più costante. Nell’uomo questa evidenza non è così forte, ma va certamente considerata come una delle spiegazioni del surplus maschile alla nascita. Ad esempio, si è osservato che lo stress durante la gravidanza porta più facilmente alla perdita di un figlio maschio che di una femmina.

Un’altra ipotesi evolutiva, sostiene che questo surplus compensa la maggiore mortalità maschile durante l’infanzia e l’età adulta, mantenendo un equilibrio tra uomini e donne in età riproduttiva. Infatti, poi alle età più avanzate sono le donne a rappresentare la porzione più elevata della popolazione.

E se fosse solo un caso? Spoiler: non lo è, i dati parlano chiaro

Se lanciamo una monetina dieci volte può essere, anzi è molto probabile, che non capitino esattamente cinque volte testa e cinque volte croce. Potrebbe essere una cosa simile anche a determinare lo squilibrio tra i sessi. Beh, non è così. Per una singola popolazione, magari in un singolo anno, potrebbe essere che sia un caso, ma quando mettiamo insieme molti anni e molti paesi, questa opzione la dobbiamo scartare. Guardiamo ad esempio al rapporto tra i nati maschi e le nate femmine in Italia e in una serie di altri paesi:

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Il Rapporto tra i nati maschi e le nate femmine in Italia e in altri paesi (1960–2023). Fonte dati: ourworldindata.org

In Italia, riga gialla, il rapporto è stabilmente attorno ai 105 nati maschi ogni 100 femmine in ogni anno. Così anche per gli Stati Uniti, per la Francia e per la Spagna (anche se con qualche variazione più ampia). Anche al di fuori dell’occidente lo squilibrio è reale, guardate ad esempio il Brasile o il Cile. E in Cina cosa è successo?

In alcuni casi il rapporto tra figli maschi e femmine cambia di molto

Il rapporto tra nati maschi e nate femmine in Cina è incredibilmente a favore dei maschi. Questo è dovuto alla famosa politica del figlio unico introdotta nel paese nel 1979, con cui il governo sperava di contrastare l’estremo aumento della popolazione limitando le famiglie ad avere un solo figlio. Questa legge, combinata a preferenze culturali tradizionali per i maschi, ha portato a pratiche come selezione prenatale e aborti mirati, aumentando artificialmente il numero di nascite maschili rispetto a quelle femminili. Negli ultimi anni, con l’allentamento della politica del figlio unico, i valori stanno tornando verso la soglia naturale di 105 maschi ogni 100 femmine, ma si può ancora notare una evidente preferenza nella selezione delle nascite maschili.

Non è l’unico caso in cui il valore del rapporto tra i nati dei due sessi è lontano da quello che siamo soliti osservare in media. Un simile fenomeno di selezione delle nascite, a beneficio dei maschi, è avvenuto anche in altri paesi come India, Azerbaijan o Armenia.

Però, ci sono anche casi in cui è successo l’opposto e le cause sono più naturali che artificiali: nel Gennaio del 1995 ci fu un terribile terremoto a Kobe in Giappone, a partire da nove mesi più tardi e per qualche mese successivo si è notato che la percentuale di maschi e femmine che nascevano era stranamente pari. Le nascite in generale si erano ridotte del 6% e il rapporto tra i due sessi biologici alla nascita si era abbassato a 100 maschi per ogni 100 femmine, una parità dovuta probabilmente alla riduzione di nascite maschili a causa del forte stress portato dal sisma.

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