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Il colpo con cui è stata rubata la Gioconda di Leonardo da Vinci è ancora oggi al centro di ipotesi affascinanti: Vincenzo Peruggia, un italiano che lavorava nel celebre museo, è passato alla storia come il ladro ufficiale che ha compiuto il furto d'arte più famoso della storia, avvenuto nella notte tra il 21 e il 22 agosto 1911, per riportare la Monna Lisa sul suolo natio di Leonardo, in Italia. Ma l’analisi degli atti del processo e ulteriori congetture sembrano evidenziare che Peruggia potrebbe essere stato incastrato, forse da un mercante d’arte specializzato in falsi d’autore. Come sono andate davvero le cose e qual è la vera storia del furto della Gioconda? Dopo più di un secolo è difficile dirlo con esattezza, ma possiamo provare a ricostruire la vicenda.
Il furto della Gioconda: come fece Vincenzo Peruggia a rubarla
Secondo la ricostruzione dei fatti avvenuta tramite le indagini e l’analisi degli atti del processo, la storia racconta che tutto inizia verso le 7 di mattina del 21 agosto 1911 a Parigi. Un uomo si aggirava per le sale del Louvre: il suo nome era Vincenzo Pietro Peruggia, un italiano nato a Trezzino (Varese) che di mestiere faceva il decoratore, il manutentore di quadri e opere d’arte e il muratore.
Fin qui, niente di strano: ma il 21 agosto era un lunedì, giorno di chiusura del museo, e per Peruggia era il momento ideale, non per svolgere il suo lavoro, ma per rubare uno dei quadri più famosi del mondo, la Monna Lisa, dipinta da Leonardo da Vinci all’inizio del 1500. Peruggia entrò senza farsi vedere da nessuno, si nascose per attendere il momento giusto. Entrò nella sala dedicata alla Gioconda, la rimosse, e poi fuggì da una porta secondaria, abbandonando il Louvre.
Peruggia tornò verso casa, nascose il quadro e rientrò al lavoro, dove giustificò il suo ritardo, creandosi un alibi, dicendo che la sera prima aveva alzato il gomito e si era sentito male. Il giorno successivo, i dipendenti del museo si accorsero subito che l’opera d’arte era scomparsa. Inizialmente si pensò che fosse stata rimossa dal fotografo ufficiale del museo, successivamente si ipotizzò che fosse stata trafugata un collezionista americano e poi, nel corso delle indagini, si arrivò anche ad arrestare come possibili sospettati nientemeno che il poeta e critico d'arte Guillaume Apollinaire e il celebre pittore Pablo Picasso.
La polizia interrogò tutto il personale del museo, Peruggia compreso, e i gendarmi fecero anche un sopralluogo a casa sua, ma la Gioconda non venne ritrovata, il ladro italiano l’aveva ben nascosta in una cassa di legno in casa sua.
Il ritrovamento della Monna Lisa rubata nel 1913
Due anni dopo, un collezionista fiorentino di nome Alfredo Geri, pubblicò un annuncio in cui comunicò di stare cercando opere di valore per creare un’esposizione privata: Peruggia intercettò l’annuncio e rispose a Geri. Quando Alfredo Geri lesse che un misterioso Signor Léonard V. affermava di essere in possesso della Monna Lisa, che era ben noto essere stata rubata, avvisò immediatamente il direttore degli Uffizi.
Geri diede quindi appuntamento a Peruggia a Firenze, si finse interessato, prese in custodia il quadro, mobilitò i Carabinieri e, il giorno dopo, Vincenzo Peruggia fu arrestato.
In sua difesa il ladro, affermò che si trattava di un’azione patriottica: indignato dai furti napoleonici – si scoprirà poi che la Gioconda non è affatto stata rubata da Napoleone ma portata in Francia da Leonardo stesso – voleva solo che questo capolavoro tornasse a casa, a Firenze.

I misteri legati al furto della Gioconda: chi fu il vero colpevole
L’intrigante vicenda potrebbe concludersi qui, ma in realtà c’è di più: in anni recenti sono stati studiati gli atti del processo a Peruggia, e sono stati analizzati anche alcuni carteggi dell’uomo, oggi conservati all’Archivio di Stato di Firenze .
Dall’analisi di questi documenti, sembra che Peruggia, durante l’interrogatorio, si sia contraddetto più volte, fornendo anche dettagli che lo scagionerebbero. Sembra infatti che il vero mandante del furto sia un mercante d’arte argentino, Eduardo de Valfierno, specializzato in falsi d’autore, che ha contattato altri due dipendenti del Louvre – i fratelli Lancellotti, citati anche nei carteggi – e che solo alla fine sia stato coinvolto Peruggia utilizzato forse come capro espiatorio, magari con accordi specifici.
Sembra di essere tra le pagine delle avventure di Lupin, il ladro gentiluomo più famoso di sempre, invece di furti come questi non sono affatto rari. Basti pensare – solo per citarne alcuni – a quando nel 2004 è stato rubato l’Urlo di Munch dalla Galleria Nazionale di Oslo, ai due ladri che vestiti da poliziotti nel 1990 hanno rubato quadri di Rembrandt, Degas, Vermeer e altri dall’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, alle 8 opere di Monet trafugate dal Musée Marmottan Monet di Parigi nel 1985.
Dove sta la verità? Non ci è dato saperlo con certezza, ma certo è che quello del furto della Gioconda nel 1911 è stato un colpo con i fiocchi che è passato alla storia.