
Il drammatico cielo rosso del famoso quadro L’urlo del pittore norvegese Edvard Munch (1863-1944) viene interpretato come un'esternazione del malessere, l'angoscia e l'agonia dell'esperienza umana, ma potrebbe avere una spiegazione scientifica: secondo l'American Meteorological Society, il colore potrebbe derivare dall'eruzione del Krakatoa del 1883, una delle più intense mai registrate nella storia della vulcanologia.
Il dipinto dell'artista norvegese, realizzato tra l'ultimo decennio dell'Ottocento e il primo del Novecento in quattro diverse versioni e diventato famoso nella sua variante del 1910, è un'opera dalla forza straordinaria, che trasmette il (nel suo caso, aggravata da lutti familiari). Di quest'opera, molte cose colpiscono: la persona in primo piano (la cui testa ridotta a teschio sembra lanciare un eterno grido silenzioso), la sinuosità del paesaggio norvegese e – per l'appunto – il rossissimo cielo.
La possibile spiegazione scientifica del cielo rosso ne L'urlo di Munch
Secondo l'American Meteorological Society il drammatico cielo rosso potrebbe essere stato ispirato da un tramonto vulcanico visto da Munch dopo l'eruzione del Krakatoa nel 1883, una delle maggiori mai registrate nella storia della vulcanologia. Nonostante questa fosse avvenuta nell'attuale Indonesia, le sue conseguenze furono percepibili quasi in tutto il mondo perché l'esplosione sviluppò una potenza di 200 megatoni ed espulse qualcosa come 21 chilometri cubi di cenere e pietra pomice, generando un boato inimmaginabile.
Ma come fanno i meteorologi a ipotizzare questa associazione? Perché l'eruzione sarebbe stata accompagnata da nubi madreperlacee stratosferiche, che sarebbero state osservabili dalla Norvegia meridionale – dove si trovava il pittore – in un periodo coerente con la realizzazione del dipinto. Stando agli studiosi, se si osservano i colori e la forma delle nuvole dipinte da Munch si può pensare verosimilmente alla corrispondenza con questo fenomeno dall'aspetto "drammatico". Se fosse così, una delle opere d'arte più famose della storia europea sarebbe una delle prime testimonianze di questo tipo di fenomeno atmosferico.
La difficile conservazione de L’urlo di Munch: perché il rosso e gli altri colori si sono sbiaditi
L'urlo, conservato nel grande e nuovo Munch Museum di Oslo, sarebbe quindi una testimonianza non solo artistica ma anche scientifica. E quindi sarebbe ancora più grande il danno per una sua eventuale perdita: un destino che qualche anno fa non sarebbe sembrato così improbabile, nonostante lo sforzo impiegato nella sua conservazione. Questo perché i colori del famoso dipinto si sono sbiaditi molto più velocemente del normale. Ma perché?
Un consorzio internazionale di scienziati, che ha lavorato in collaborazione con il museo di Oslo ed è stato guidato dal Consiglio nazionale delle ricerche italiano, ha pubblicato nel 2020 un articolo sulla rivista Science Advances in cui si sosteneva che la causa principale dello sbiadimento fosse la vernice al solfuro di cadmio di bassa qualità utilizzata da Munch per la creazione del dipinto. Ebbene, stando allo studio, questo pigmento (che conteneva dei cloruri) era molto vulnerabile all'umidità. Certo, sicuramente il fatto che l'opera sia stata rubata e sia sparita tra il 2004 e il 2006 non ha aiutato. Ma non solo: pensate che questa vernice è così sensibile che persino la bassa umidità prodotta dal respiro umano sarebbe sufficiente a deteriorare il colore se troppo vicina. Ecco il motivo per cui l'opera oggi sta in un ambiente pensato apposta per ospitarla.