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5 Giugno 2024
7:00

Gatti “paracadutisti” e lanci di trote: storie di reintroduzione e ripopolamento animale

Introdurre nuove specie animali in un territorio per evitare il declino degli ecosistemi è delicato, ma a volte bisogna ricorrere a metodi "non convenzionali". Per esempio, lanciare gatti dentro scatole con un paracadute, oppure lanciare trote per via aerea. Ecco queste storie assurde.

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Gatti “paracadutisti” e lanci di trote: storie di reintroduzione e ripopolamento animale
gatti paracadutisti
Immagine generata con AI

Introdurre specie animali o vegetali, soprattutto in aree con ecosistemi particolari, è un'operazione molto delicata, ma talvolta capita di dover intervenire in maniera drastica per far fronte a situazioni pesantemente compromesse. Alcuni esempi particolarmente estremi furono l'Operation Cat Drop del 1960 in Malesia, con introduzione di gatti dentro scatole lanciate con il paracadute per contrastare la diffusione di ratti, o i lanci aerei di trote nello Utah nel 2021 per ripopolare i laghi di alta montagna.

Gatti “paracadutisti” in Malesia: l'Operation Cat Drop per contrastare l'aumento dei ratti

Le isole dell'arcipelago Malese furono parte di un protettorato britannico fino agli anni '50 e '60 dello scorso secolo. Condizioni climatiche favorevoli e uno scarso impegno nella disinfestazione da parte delle autorità portarono all'aumento del numero di ratti sul territorio; l'intenso uso del pesticida DDT, incentivato dal WHO (World Health Organization) per eradicare la malaria nelle aree rurali, fu inoltre additato come causa di una moria di gatti domestici, per ingestione diretta durante la "pulizia" del manto o per essersi nutriti di insetti e rettili intossicati dal pesticida.

L'esplosione della popolazione di roditori arrivò a minacciare i raccolti e la salute di soldati e abitanti: per questo motivo, già dal '54 l'amministrazione locale chiese l'assistenza della RAF, l'aeronautica inglese, per inviare dall'alto "rinforzi" felini in strutture militari e villaggi più remoti.

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La comunità rurale di Bario, nel nord dello stato di Sarawak, Malesia. Credit: Intrepid Navigator, via Wikimedia Commons

Stando ai racconti della stampa locale, i primi lanci, avvenuti con l'ausilio di scatole dotate di paracadute e imbottite simili a quelle usate per le provviste, non sembrarono turbare i felini. Dopo i primi esperimenti i lanci si moltiplicarono, ma il più famoso fu la cosiddetta "Operation Cat Drop" nel 1960: l'invio di 23 felini nel villaggio di Bario, all'epoca non dotato di una pista adeguata per l'atterraggio degli aerei normalmente usati per il trasporto di rifornimenti.

Articoli di giornali locali confermarono il successo della missione: tutti i gatti coinvolti sopravvissero al lancio, per la gioia della popolazione locale accorsa per l'insolito spettacolo.

Il ripopolamento delle trote e la lotta biologica

Non sempre il ripopolamento è mirato all'equilibrio di un habitat, o a riportare indietro specie localmente estinte: talvolta lo "spostamento" di animali è spinto dall'interesse economico dell'uomo.

Può capitare quindi di assistere a lanci aerei di trote, un espediente usato per ripopolare laghi d'alta montagna, sia per ristabilire popolazioni in calo che per favorire la pesca sportiva. Come mostrato in questo video a cura dello Utah Division of Wildlife Resources, il metodo permette una rapida distribuzione in più laghi in pochi minuti e, a detta degli organizzatori, risulta comunque meno stressante per gli animali dei più lunghi viaggi con mezzi terrestri, se non direttamente a cavallo.

coccinella lotta biologica
L’introduzione di coccinelle in aree coltivate contrasta la diffusione di insetti nocivi. Credit: Wim Rubers at Waarneming.nl, via Wikimedia Commons

Molto meno spettacolare è il rilascio di specie come le coccinelle (per esempio Adalia bipunctata) come controllo biologico: questa attività è preziosa per il contrasto a infestazioni di insetti come gli afidi, in grado di causare danni devastanti alle coltivazioni, e permette di evitare l'uso di pesticidi o altri trattamenti industriali.

Cosa rende così difficili le reintroduzioni animali

Quello dei gatti malesi è un esempio curioso, ma scientificamente di scarso peso: non sono seguiti studi sull'impatto della popolazione di ratti, ne sulle altre specie locali.

In tempi moderni, progetti più ampi e focalizzati in aree protette come i grandi parchi nazionali hanno dimostrato scientificamente il successo di alcune reintroduzioni: è il caso dei lupi nel parco di Yellowstone, uno degli interventi di maggior successo per il riequilibrio di ecosistemi compromessi dalla caccia di predatori mai registrato.

La reintroduzione di questo mammifero in altre aree come l'Isle Royale national park, nella zona dei Grandi Laghi, resta fondamentale per il controllo della popolazione di alci e altri grandi erbivori, ma si tratta di un processo delicato. Tra le difficoltà incontrate c'è certamente la necessità di trovare un nuovo equilibrio con la popolazione umana residente, ma anche lo stress causato all'animale, ancora più importante per specie altamente sociali come i lupi.

Molto importante è anche scegliere la specie giusta per la reintroduzione, con una somiglianza genetica alle popolazioni inizialmente residenti. I tentativi di reintroduzione del ghepardo in India, estintosi 70 anni fa, hanno portato per esempio alla morte di 9 esemplari su 20 prelevati nel continente Africano. Oltre alle critiche sulle dimensioni dell'area protetta assegnata per il progetto, c'è preoccupazione per la differenza genetica tra la sottospecie indiana e quella africana, separatesi tra i 30 e i 70.000 anni fa: gli esemplari inviati possono essere più vulnerabili a malattie che i "cugini" asiatici hanno affrontato per secoli.

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