Questo racconto riguarda una splendida serie di studi scientifici condotti nel Parco Nazionale di Yellowstone (l’area protetta più antica del mondo), che hanno messo in luce l’importanza ecologica del lupo grigio, appartenente alla specie Canis lupus, e che mostra quanto connesse siano le specie tra loro e con l’ambiente circostante. In particolare, dopo lo sterminio dei lupi nell'area all'inizio del Novecento si sono registrate addirittura delle variazioni nel corso dei fiumi! Questi studi sono importanti proprio perché evidenziano la complessità degli ecosistemi e le relazioni causa-effetto, talvolta inimmaginabili, che li regolano.
La caccia al lupo
Nel corso dell’Ottocento, nella zona di Yellowstone si assistette a una caccia indiscriminata al lupo grigio, una specie molto comune e da sempre presente nell’area, considerata pericolosa e nociva soprattutto dagli allevatori locali. L’ultimo branco di lupi fu ucciso nel 1926 e dalla metà degli anni '30 sparirono anche le segnalazioni relative alla presenza di individui solitari.
Se da una parte i lupi grigi furono completamente sterminati con l’uso di armi, trappole e veleno, dall’altra si cercò di favorire altre specie presenti nell’area, tra cui i cervi, ungulati erbivori appartenenti alla specie Cervus elaphus.
Le conseguenze sul corso dei fiumi
L’assenza dei lupi grigi a Yellowstone non tardò a portare ingenti conseguenze, non solo su un largo numero di specie animali e vegetali ma, anche, sulla morfologia del territorio. Una volta eliminata la pressione selettiva che i lupi esercitavano sulle loro prede preferite, infatti, la popolazione di cervi cominciò a crescere senza limite. Pensate solamente che nella Foresta di Gallatin, che fa parte del Greater Yellowstone Ecosystem, il numero di cervi passò in circa 10 anni da 1600 nel 1919 a 2500 nel 1930; la densità aumentò da 7 a 12 cervi al km².
Un numero troppo grande di erbivori in un dato territorio porta presto al fenomeno della sovrabrucazione. I cervi, infatti, si cibano di erba, foglie, piccoli arbusti e germogli; la richiesta eccessiva di specie vegetali (su larghe aree) porta presto alla diminuzione locale delle piante. All’aumentare degli erbivori nel Parco Nazionale di Yellowstone, quindi, diminuirono numerose specie botaniche. In particolare, a risentirne furono quelle ripariali, cioè situate non lontano dai corsi d’acqua, come i pioppi, Populus spp., e i salici, Salix spp.
Potreste non averci mai pensato, ma la vegetazione ripariale è molto importante per la struttura del territorio, perché influenza la stabilità delle sponde di fiumi e ruscelli, modera i microclimi e la temperatura dell’acqua e, di conseguenza, il ciclo dei nutrienti e la correlata rete alimentare per molti animali terrestri e acquatici.
Non solo. Nel corso di eventi alluvionali, la rugosità dei tronchi, le radici e il materiale organico in eccesso (come quello costituito dalle dighe costruite dai castori, Castor canadensis, in Nord America) rallentano la velocità del flusso d’acqua e migliorano la deposizione dei sedimenti sia grossolani che fini. La perdita a lungo termine della vegetazione ripariale, dunque, favorisce l’erosione delle rive, la formazione di meandri e l’allargamento dei letti dei fiumi, soprattutto nelle zone di pianura. Con il tempo tutto questo portò inevitabilmente alla modifica della geografia dei corsi d’acqua nel Parco Nazionale di Yellowstone.
La reintroduzione del lupo a Yellowstone
Dal 1975 si iniziò a ipotizzare una reintroduzione dei lupi grigi a Yellowstone e, dopo un lungo periodo di studio e divulgazione naturalistica, il 12 gennaio 1995 tra le foreste del Parco Nazionale tornarono ad abitare i primi 8 lupi, prelevati nel vicino Canada. Molte aree vennero chiuse al pubblico e ai predatori fu lasciata la possibilità di colonizzare il territorio senza alcuna pressione umana.
In breve tempo i lupi tornarono a cacciare i cervi. Questi ultimi, abituati a pascolare senza timore nelle spoglie pianure, cominciarono ad allontanarsi per trovare rifugi migliori tra gli alberi nel bosco. La vegetazione ripariale ricominciò a crescere e, con essa, aumentò il numero di castori, lontre e animali che lungo le sponde dei corsi d’acqua vivono e costruiscono nidi e tane.
Ecco quindi che la morfologia dei corsi d’acqua cambiò nuovamente: fiumi e ruscelli ripresero gradualmente a serpeggiare meno, le loro rive si stabilizzarono e i canali, non più soggetti a erosione continua, si strinsero.
Come vedete, il ruolo ecologico di una singola specie, in un dato territorio, è delicato e fondamentale. La sua presenza o assenza determina modifiche difficili da immaginare e, per questo motivo, è molto importante salvaguardare la biodiversità degli ecosistemi che ci circondano. Un insegnamento che i lupi di Yellowstone ci hanno chiaramente mostrato.