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22 Ottobre 2025
6:00

«Sali sulle spalle dei giganti», il significato del motto di Google Scholar che ha origine da Newton

“Sali sulle spalle dei giganti” ricorda che ogni scoperta nasce da chi ci ha preceduto: il significato del modo di dire è che i progressi nel sapere si costruiscono sulla base dei contributi lasciati dai grandi del passato.

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«Sali sulle spalle dei giganti», il significato del motto di Google Scholar che ha origine da Newton
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Chiunque abbia aperto almeno una volta Google Scholar si sarà imbattuto in quella frase evocativa sotto la barra di ricerca: sali sulle spalle dei giganti. Non si tratta soltanto di uno slogan, è un tributo a secoli di pensiero scientifico e umanistico, un riguardo alla conoscenza tramandata dalle generazioni precedenti ai posteri nonché un invito a riconoscere che ogni scoperta nasce da ciò che è venuto prima.

L’origine di questa espressione risale a Isaac Newton, che nel 1675 scrisse una celebre lettera al collega Robert Hooke, grande mente scientifica del Seicento, al quale disse: “If I have seen further, it is by standing on the shoulders of giants”, (se ho visto più lontano, è perché stavo sulle spalle dei giganti).

Con questa metafora, Newton voleva riconoscere che i suoi progressi nella fisica e nell’astronomia non erano frutto del suo genio isolato, bensì il risultato di un percorso costruito sulle scoperte dei grandi studiosi che lo avevano preceduto tra cui vanno ricordate Copernico, Galileo e Keplero. La frase rende perfettamente l’idea di progresso cumulativo che definisce la storia della conoscenza: ogni generazione di pensatori può guardare più lontano perché si eleva grazie ai contributi dei suoi predecessori.

In realtà, Newton non fu il primo a usare questa espressione, che pare abbia radici medievali attribuibili al filosofo del XII secolo Bernard di Chartres, come riportato da John of Salisbury nel Metalogicon (1159): “Diceva che noi siamo come nani sulle spalle dei giganti, così che possiamo vedere più lontano non per la nostra statura, ma perché siamo sollevati dalla loro grandezza.” Con il termine “giganti”, Bernard si riferiva agli antichi filosofi come Aristotele e Platone, la cui sapienza aveva gettato le basi del pensiero occidentale. I “nani” erano gli studiosi contemporanei dell’epoca, che pur con mezzi diversi e talvolta limitati potevano arrivare a ottenere grossi risultati oltre grazie alle fondamenta già costruite in passato. Con questa metafora, quindi, si vuole trasmettere umiltà intellettuale e trasmissione del sapere, che attraversa i secoli per fiorire nell’Illuminismo.

Data la sua importanza, l’espressione è stata ripresa nei secoli successivi da numerosi pensatori e istituzioni, come ad esempio la Nasa Stephen Hawking, che nel suo libro "On the Shoulders of Giants" (2002), raccolse i testi fondamentali di Copernico, Galileo, Keplero, Newton ed Einstein, definendoli “le colonne su cui si erge la scienza moderna”. Persino nella cultura pop questa metafora ha lasciato il segno, come Oasis che la usarono per il titolo del loro album Standing on the "Shoulder of Giants (2000)", oppure con la moneta britannica da 2 sterline dove sono incise lungo il bordo proprio queste parole.

Infine, abbiamo Google Scholar; quando il motore accademico di Google fu lanciato nel 2004, gli sviluppatori decisero di adottare la frase di Newton come motto ufficiale. Chi deve fare ricerca e consultare il sapere accumulato in secoli di pubblicazioni, tesi e articoli scientifici deve inevitabilmente salire “sulle spalle dei giganti” che sono riusciti a raccoglierli. In altre parole, ogni nuova scoperta nasce da un intreccio di citazioni, idee e riferimenti precedenti, e Google Scholar esiste proprio per rendere più immediato l’accesso a queste informazioni.

Con questa immagine si riflette sia sulla natura del metodo scientifico moderno che sulla consapevolezza che la conoscenza non appartiene mai a un solo individuo, in quanto la sua trasmissione è essenziale per il progresso della società. “Sali sulle spalle dei giganti” non è dunque solo un motto, ma un promemoria etico: riconoscere il valore di chi è venuto prima di noi, per poter guardare ancora più lontano.

In un’epoca che premia la rapidità e l’originalità, queste parole ricordano che il progresso non è mai un atto solitario e che ogni scoperta, ogni testo, ogni intuizione si regge su una catena invisibile di contributi che la precedono.

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