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Il termine di origine irlandese hooligans è stato utilizzato a un certo punto della storia per indicare alcuni tifosi di calcio inglesi protagonisti di atti vandalici che con il loro comportamento violento e indisciplinato hanno segnato profondamente il Regno Unito. Al di là delle origini leggendarie del termine inglese o irlandese, il fenomeno dell’hooliganismo è stato tremendamente reale e ha condizionato la vita, non solo sportiva, di un intero paese, spianando anche la strada ai vari movimenti ultras internazionali nati in seguito. In risposta a tragici eventi negli stadi degli anni '80, culminate con la strage di Hillsborough, fu redatto il Rapporto Taylor, un documento che rivoluzionò il calcio inglese gettando le basi per la nascita della Premier League.
Come e perché è nato l’hooliganismo: le origini
La violenza legata alle manifestazioni sportive è un fenomeno che può essere riscontrato sin dalla fine del XIX secolo. Il sociologo John Hutchinson, infatti, fa risalire i primi episodi di brutalità legata allo sport al lontano 1870. L'etimologia del termine è incerta, ma sembrerebbe derivare dal cognome di una famiglia irlandese del XIX secolo, gli Hooligan, e in particolare da Patrick Hooligan, molto noto in quell’epoca per la sua condotta criminale. È importante capire, però, chi sono gli hooligans: si tratta soprattutto di giovani appartenenti alla "classe operaia" o working class, caratterizzati da un senso di rabbia dovuto in parte alla crisi occupazionale e ai governi di destra che si sono alternati nel tempo, e in parte a un modello di mascolinità aggressiva molto diffuso in quegli anni. Il calcio diventa così una forma di ribellione per questi ragazzi che si uniscono nel tempo in firm – gruppi organizzati con nomi, rivalità e rituali – allo scopo di sfogare la loro rabbia contro i rivali.
Gli episodi che hanno lasciato il segno nella storia
Sebbene si possano individuare diverse fasi nell’evoluzione cronologica dell’hooliganismo, il periodo che più ha colpito l’opinione pubblica va dalla fine degli anni ’60 ai primi anni ’90. In questo ventennio turbolento si verificarono gravi episodi di violenza dentro e fuori dagli stadi, che portarono all’introduzione di misure preventive ancora oggi in uso durante le manifestazioni sportive.
Un ruolo decisivo fu giocato dai media, che alimentarono l’attenzione sul fenomeno, incentivando alcuni gruppi a cercare visibilità anche a livello internazionale. Un esempio emblematico si ebbe nel 1975, durante la finale di Coppa dei Campioni tra Bayern Monaco e Leeds United: in seguito a un rigore negato, i tifosi inglesi bruciarono e lanciarono in campo i seggiolini dello stadio, generando caos e panico.
Il 1985, poi, fu un anno particolarmente critico. L’11 maggio, durante l’ultima partita di campionato al Valley Parade di Bradford, un incendio – alimentato dall’assenza di estintori, considerati possibili armi in caso di scontri, e dall’uso di barriere inadeguate per separare le tifoserie – causò la morte di 56 persone.
Solo 18 giorni dopo, il 29 maggio, la finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles si trasformò in tragedia. I tifosi inglesi, nel tentativo di raggiungere i rivali, invasero il settore Z (occupato soprattutto da italiani non organizzati), provocando una frenetica fuga di massa con conseguente crollo di un muro e bilancio finale di 39 morti e oltre 600 feriti. In risposta, l’allora premier Margaret Thatcher escluse i club inglesi dalle competizioni europee per 2 anni, 4 per il Liverpool.
Il punto più drammatico fu però raggiunto il 15 aprile 1989, con la Strage di Hillsborough. Durante la semifinale di FA Cup tra Nottingham Forest e Liverpool, una gestione disastrosa dell’afflusso dei tifosi portò allo schiacciamento di centinaia di persone contro le recinzioni, provocando la morte di 93 spettatori. Questo evento rappresentò la vera svolta nella storia dell’hooliganismo inglese.
Il Rapporto Taylor e la sua impronta sul futuro dell’hooliganismo
Dopo i fatti di Hillsborough, il governo inglese decise di porre definitivamente fine a questi atti di violenza cercando una soluzione che potesse arginare per sempre il problema dell’hooliganismo. Affidò tale compito a una commissione ad hoc, composta da sociologi, criminologi ed esperti manager sportivi, capitanata dal giudice Peter Taylor. Il prodotto finale di questa decisione fu l’omonimo rapporto, pubblicato in versione completa nel gennaio del 1990.
Il documento si basava su una parcellizzazione delle colpe. Infatti, non ci fu una semplice accusa ai tifosi e alla loro condotta, bensì si cercò di capire come le istituzioni, i club e le autorità potessero essere coinvolti, dando vita ad alcune misure coercitive. L’idea di fondo, soprattutto della componente “americana” della commissione, era quella di concepire la partita di calcio come un evento e un prodotto da vendere a dei clienti.
Il primo punto preso in esame furono gli stadi, troppo inclini a episodi di violenza e poco adatti a famiglie e spettatori comuni. Il rapporto suggerì di rivoluzionare gli impianti delle leghe superiori, abolendo i settori senza posti a sedere nominativi, realizzando, così, stadi all-seater. Vennero poi eliminate tutte le barriere, le recinzioni o i muri che potessero in qualche modo ostacolare la fuga (anche verso il terreno di gioco) dei tifosi in caso di emergenza. I controlli di sicurezza furono ampliati con sistemi di videosorveglianza e monitoraggio (CCTV), maggiori controlli all’ingresso con sistemi elettronici di biglietteria e presenza interna solo di steward appositamente formati, in sostituzione del personale proveniente dai reparti di polizia. Infine, la vendita e il consumo di alcol, ritenuti tra le principali cause scatenanti i disordini, furono regolamentati e sottoposti a maggiori limitazioni.
Tutti i cambiamenti elencati, furono possibili soprattutto grazie a importanti finanziamenti da parte della Football Association (la federazione calcistica inglese) e del governo.
Grazie alle novità introdotte dal rapporto Taylor, il calcio inglese cominciò a essere concepito in modo completamente diverso, con un'attenzione crescente al comfort, alla visibilità e a un’esperienza a 360 gradi per lo spettatore. Il risultato più sorprendente fu la conseguente nascita della Premier League nel 1992: un nuovo campionato con un’idea di calcio inedita e moderna, figlia proprio del lavoro della commissione e di Peter Taylor.