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Alcuni minuti dopo il terremoto di magnitudo 8.8 avvenuto il 29 luglio in Kamchatka, in Russia, si è verificata l’eruzione del vulcano Klyuchevskoy, situato a circa 450 km a nord dalla città di Petropavlovsk-Kamchatsky. Inoltre il 4 agosto si è verificata anche un'altra eruzione del vulcano Krasheninnikov, che mostra nuovi segni di attività dopo vari secoli di quiescenza. Di fronte a questo fenomeno è naturale domandarsi se il terremoto e le eruzioni, soprattutto la prima, siano collegati. Al momento la correlazione nel caso della Kamchatka non è ancora stata confermata, ma gli studi passati suggeriscono che i forti terremoti siano in grado di innescare eruzioni vulcaniche nelle aree vicine, in presenza di determinate condizioni.
Quando i terremoti possono causare le eruzioni vulcaniche
In base agli studi compiuti finora, sembra che i terremoti possano innescare le eruzioni vulcaniche in presenza di almeno due condizioni. Innanzitutto, il vulcano deve essere già pronto a eruttare, quindi all’interno della camera magmatica deve essere presente una quantità sufficiente di magma e la pressione deve essere significativa. Inoltre un terremoto, per innescare un’eruzione, oltre a essere di magnitudo elevata (superiore a 6.0) deve avere un ipocentro abbastanza vicino al vulcano (la distanza necessaria dipende però dalla magnitudo del terremoto, quindi più il terremoto è forte e maggiore può essere la distanza del suo ipocentro dal vulcano). Oltre alla magnitudo, anche la durata, la frequenza e la profondità dell’ipocentro del terremoto hanno un ruolo determinante.
In presenza di queste condizioni, forti terremoti possono far aumentare la pressione nella camera magmatica, determinando la fuoriuscita dal magma dei gas disciolti al suo interno e di conseguenza un’eruzione vulcanica. Altre manifestazioni che i forti terremoti possono provocare presso i vulcani sono, per esempio, la variazione dei tassi di deformazione del suolo e del flusso di calore.
In base alle osservazioni compiute nel corso del tempo, sembra che alcuni vulcani reagiscano al terremoto rapidamente, in poche ore o giorni, a causa della sollecitazione indotta dal passaggio delle onde sismiche attraverso il sistema vulcanico. In altri casi, invece, possono eruttare anche dopo mesi o addirittura anni.

Gli eventi che avvalorano la teoria
Darwin fu il primo a ipotizzare che i terremoti potessero innescare eruzioni vulcaniche. Nel 1835, infatti, durante la sua spedizione in Cile avvenne un forte terremoto, in seguito al quale egli notò l’aumento dell’attività vulcanica. In seguito, ci sono stati altri casi in cui gli scienziati hanno ipotizzato la correlazione. Per esempio, il terremoto di magnitudo 8.7 del 1707 in Giappone fu seguito a distanza di 49 giorni da una violenta eruzione esplosiva del Monte Fuji. Anche in Islanda, nel 1618 e nel 1789 forti terremoti furono seguiti da un incremento dell’attività vulcanica. È stata poi ipotizzata anche una correlazione tra il terremoto del 1975 alle Hawaii, di magnitudo 7.7, e l’eruzione del Kilauea due anni dopo. Uno studio, in particolare, si è concentrato sui tre fortissimi terremoti di magnitudo superiore a 7 che nel 2012, nell’arco di due mesi, hanno colpito l’America centrale. Pochi giorni dopo, nell’area sono avvenute alcune eruzioni vulcaniche, proseguite poi negli anni successivi. Per confermare la teoria, sarebbero necessari ulteriori dati, che nei prossimi anni si cercherà di raccogliere in occasione di questi eventi. È fondamentale anche monitorare in modo continuo i vulcani attivi in modo da comprendere quali sono più predisposti a eruttare in seguito a un forte terremoto.
