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6 Agosto 2023
8:30

Storia dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki: quali furono cause e conseguenze?

La fine della Seconda Guerra Mondiale e l’inizio dell’era nucleare. Furono questi gli effetti dell’uso delle armi atomiche, deciso nel 1945 dal presidente degli Stati Uniti Harry Truman. Ma fecero bene gli americani a usarle su Hiroshima e Nagasaki?

A cura di Erminio Fonzo
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Storia dei bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki: quali furono cause e conseguenze?
bombardamenti hiroshima e nagasaki

Nell’estate del 1945, dopo la resa della Germania nazista, solo il Giappone era ancora in guerra contro gli angloamericani. Il Paese era ormai accerchiato, ma l’establishment politico-militare non aveva intenzione di arrendersi. Il presidente degli Stati Uniti decise perciò di usare le armi atomiche, che colpirono Hiroshima il 6 agosto e Nagasaki tre giorni dopo, il 9 agosto.

L’8 agosto, inoltre, l’Unione Sovietica entrò in guerra contro il Giappone, invadendo la Manciuria. I giapponesi furono costretti ad arrendersi e la Seconda Guerra Mondiale, iniziata sei anni prima, giunse finalmente alla sua conclusione. Tuttavia, l’uso delle armi nucleari spinse l’URSS a dotarsi a sua volta di simili ordigni, dando avvio a una pericolosa corsa agli armamenti. E ancora oggi è in corso un dibattito: fu giusta o sbagliata la decisione di usare la bomba contro il Giappone?

La situazione militare nell’estate del 1945

La costruzione della bomba atomica, iniziata da diversi anni, terminò nel mese di luglio del 1945, quando la Seconda Guerra Mondiale volgeva al termine. La Germania nazista era stata sconfitta e il Giappone, in guerra contro Stati Uniti, Cina, Regno Unito e altri Paesi (ma non contro l’URSS) era ormai in condizioni disperate. La sproporzione di forze era nettissima, ma i giapponesi, animati da un nazionalismo fanatico, non avevano intenzione di deporre le armi.

Il Consiglio supremo di guerra, che guidava il Paese, fece timidi passi per sondare le possibilità di una pace negoziata, cercando la mediazione dell’URSS, ma non era disponibile alla resa. Gran parte delle autorità politiche e militari riteneva che, piuttosto che arrendersi, si dovesse combattere fino alla distruzione completa del Paese. Anche l’imperatore, che per i giapponesi era una figura semidivina, era sostanzialmente favorevole a proseguire la guerra.

La situazione al 1 agosto 1945 bianco e blu aree controllate dal giappone, Rosso area degli alleati, Grigio Urss (neutrale)
La situazione al primo agosto 1945. Bianco e blu: aree controllate dal Giappone. Rosso: area degli Alleati. Grigio: Urss (neutrale)

La decisione di usare la bomba e la scelta degli obiettivi

La decisione sull’uso delle bombe atomiche spettava al presidente degli Stati Uniti, Harry Truman. Il presidente fu informato che la bomba era pronta mentre partecipava alla conferenza di Potsdam insieme ai leader degli altri Paesi vincitori. Con una dichiarazione ufficiale, firmata anche dal Regno Unito e dalla Cina, Truman intimò al Giappone di arrendersi e comunicò le condizioni di resa (senza menzionare la bomba atomica), ma le autorità nipponiche ignorarono la richiesta.

Il presidente decise perciò di usare la bomba, che sarebbe servita non solo per indurre il Giappone alla resa, ma anche per mostrare la forza degli Stati Uniti all’URSS, con la quale già si profilava la rivalità che avrebbe dato luogo alla Guerra Fredda.

I vertici politico-militari statunitensi stabilirono di usare la bomba su una città e non su un’installazione militare, per massimizzare l’impatto psicologico, e presero in considerazione quattro obiettivi: in ordine di priorità, Hiroshima, Kokura, Nagasaki e Niigata. Tokyo e altre città furono escluse perché già semidistrutte dai bombardamenti convenzionali.

Il premier britannico Attlee, il presidente Truman e il leader sovietico Stalin a Potsdam
Il premier britannico Attlee, il presidente Truman e il leader sovietico Stalin a Potsdam

Il bombardamento di Hiroshima

Il primo bombardamento atomico avvenne il 6 agosto 1945. Tre bombardieri B-29 Superfortress decollarono dall’isola di Tinian, nell’arcipelago delle Marianne. Uno dei tre, chiamato Enola Gay e comandato dal colonnello Paul Tibbets, trasportava “Little Boy” (piccolo ragazzo), come era stata soprannominata la bomba, mentre gli altri due servivano per rilevazioni scientifiche e per documentare la missione. Tibbets, che aveva l’ordine di mirare a un ponte situato al centro di Hiroshima, sganciò la bomba alle 8:14. L’esplosione avvenne a 600 metri dal suolo e provocò effetti ancora più devastanti del previsto: in un attimo la bomba rase al suolo un’area di 12 km2 e uccise tra 70.000 e 90.000 persone, circa un terzo della popolazione della città, ai quali si aggiunsero poi le vittime delle radiazioni.

Hiroshima dopo il bombardamento
Hiroshima dopo il bombardamento

L’attacco dell’URSS in Manciuria

Dopo Hiroshima il governo giapponese decise di continuare la guerra, nonostante gli americani avessero avvertito con messaggi radio e volantini dei rischi che correva il Paese. Nella notte tra 8 e 9 agosto, però, il Giappone si trovò di fronte a una nuova sfida: l’entrata in guerra dell’Unione sovietica che in febbraio, alla conferenza di Jalta, si era accordata con gli americani per attaccare il Giappone entro tre mesi dalla sconfitta della Germania. I sovietici invasero la Manciuria, una regione della Cina occupata dai giapponesi sin dal 1931, avanzando rapidamente e catturando centinaia di migliaia di prigionieri.

Invasione sovietica della Manciuria (credit Tazadeperla)
Invasione sovietica della Manciuria (credit Tazadeperla)

La bomba su Nagasaki il 9 agosto

Per il Giappone la situazione era ormai insostenibile e il 9 agosto gli americani decisero di dargli il colpo di grazia con un nuovo bombardamento atomico. I B-29 si alzarono in volo in direzione di Kokura, portando la bomba “Fat Man” (uomo grasso), ma, poiché la città era coperta di nubi, il comandante decise di cambiare obiettivo e di sganciare su Nagasaki. Le distruzioni, pur essendo inferiori a quelle di Hiroshima, furono comunque spaventose. Persero la vita circa 35-40.000 persone su 240.000 abitanti totali e quasi il 90% degli edifici fu abbattuto.

Nagasaki prima e dopo l'attacco
Nagasaki prima e dopo l’attacco

Conseguenze e vittime dei bombardamenti atomici

Dopo Nagasaki le autorità politico-militari del Giappone decisero finalmente di arrendersi. Il 15 agosto l’imperatore comunicò con un messaggio radio che accettava la resa e il successivo 2 settembre i rappresentanti del governo firmarono l’armistizio. Nel complesso, i bombardamenti atomici provocarono circa 200.000 vittime, in parte uccise sul colpo, in parte per gli effetti delle radiazioni, che hanno causato morte e malattie per molti anni.

La conseguenza più duratura dei bombardamenti atomici fu l’inizio della corsa agli armamenti: i sovietici accelerarono i programmi per dotarsi di ordigni nucleari e nel 1949 effettuarono con successo il loro primo test atomico. Da allora, il pericolo della guerra nucleare non è mai venuto meno.

Primo test atomico sovietico
Primo test atomico sovietico

Fu giusta la decisione di usare la bomba atomica?

L’uso della bomba atomica ha suscitato un lungo dibattito, iniziato nel 1945 e non ancora concluso. I contrari sostengono che era inutile effettuare un bombardamento così distruttivo su un Paese che di fatto era già sconfitto e che la bomba era stata realizzata solo nel timore che la Germania di Hitler la costruisse per prima: poiché questo non era avvenuto, non doveva essere usata.

Chi ritiene giusto l’uso della bomba atomica, sottolinea che ha consentito di mettere fine immediatamente alla guerra e risparmiare milioni di vite. Per ottenere la resa del Giappone, l’alternativa alla bomba sarebbe stata l’invasione del Paese, che, secondo le stime del Pentagono, avrebbe provocato centinaia di migliaia di vittime solo tra i soldati statunitensi e un numero di morti complessivo di gran lunga superiore a quello dei bombardamenti atomici. La fine della guerra, dicono ancora i favorevoli, consentì la liberazione immediata dei prigionieri alleati, che subivano continue efferatezze dai loro carcerieri, e impedì ai soldati giapponesi di commettere altre atrocità nei territori che occupavano.

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