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3 Agosto 2023
11:15

Il colpo di stato in Niger può impattare sul mercato energetico europeo?

Il colpo di Stato avvenuto in Niger ha suscitato fin da subito preoccupazione in Occidente. Questo evento infatti potrebbe mettere a rischio le esportazioni di gas naturale e uranio, andando a colpire anche il mercato europeo.

A cura di Marco Gianni
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Il colpo di stato in Niger può impattare sul mercato energetico europeo?
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Il colpo di Stato avvenuto in Niger del 26 luglio 2023 può comportare rischi per il mercato energetico europeo. Questo perché il Niger, come molti altri Paesi africani, è ricco di risorse naturali che sono utilizzate in Europa. Il Niger infatti negli ultimi anni il governo aveva manifestato l’intenzione di diventare un hub regionale per gli idrocarburi (petrolio e gas naturale), uranio e prodotti petrolchimici, in maniera da portare questa industria a rappresentare una quota pari al 35% del proprio prodotto interno lordo.

Ma quali materie prime provenienti dal Niger sono utilizzate per generare energia in UE? E quanto può impattare questo conflitto sulla fase di transizione energetica che sta affrontando il vecchio continente?

La produzione di Uranio e il rischio per le forniture

L’uranio è il combustibile utilizzato per il funzionamento della maggior parte delle centrali nucleari presenti in Europa. Per l’Europa il Niger rappresenta il secondo paese importatore di uranio, con quasi 3000 tonnellate nel 2022, dietro al Kazakhstan (3124 tonnellate) e davanti a Canada (2578 tonnellate) e Russia (1980 tonnellate). Gli autori del colpo di stato hanno annunciato uno stop alle forniture di uranio proprio alla Francia, l’ex paese colonizzatore. Questa dichiarazione è stata subito smentita dall’azienda Orano, che si occupa dell’estrazione dell’uranio dalle tre principali miniere del Niger e della sua esportazione in tutto il mondo. Le esportazioni globali di uranio dal Niger sono comunque diminuite negli ultimi 10 anni a causa della continua instabilità politica e dei costi di produzione più alti rispetto ad altri stati, come il Kazakhstan.

miniera uranio niger

In questo settore, infatti, la diversificazione sembra essere maggiormente difficile da perseguire e anche questo aspetto dovrà essere considerato durante la possibile costruzione di nuove centrali nucleari in Europa nell’immediato futuro. Inoltre, la Cina potrebbe anche in questo caso cercare di appropriarsi delle esportazioni del Niger visto i suoi piani di costruzione di nuove centrali nucleari (attualmente sono presenti 23 reattori in costruzione e 55 già attivi).

Le incertezze sul gasdotto in Niger

Il Niger non è un importatore né un esportatore di gas naturale, ma nel luglio 2022 aveva annunciato, insieme ad Algeria e Nigeria, di aver siglato un protocollo d’intesa per la realizzazione del gasdotto Trans-Sahariano (Trans-Saharan Gas Pipeline – TSGP). Quest’opera potrebbe trasportare dalla Nigeria circa 30 miliardi di metri cubi di gas ogni anno (circa un quinto del gas naturale che l’Europa importava dalla Russia nel 2021), attraversando appunto il Niger e l’Algeria prima di correre sul fondo del Mar Mediterraneo e arrivare in Italia.

Trans-Saharan Gas Pipeline
Credit: © Sémhur / Wikimedia Commons

Questo progetto era già stato ipotizzato negli anni ‘70 ma a causa della forte instabilità nella regione del Sahel (la fascia di territorio a sud del Sahara) la sua realizzazione è stata rinviata a lungo. Dopo il recente protocollo d’intesa, questo progetto potrebbe rallentare nuovamente a causa del colpo di Stato in Niger. La mancanza di questa infrastruttura renderebbe infatti più difficile la diversificazione delle importazioni di gas in Europa, dando ulteriore spinta, ad esempio, a progetti di rigassificatori galleggianti.

Nessun pericolo per le esportazioni di petrolio

La quasi totalità del petrolio prodotto e raffinato dal Niger è esportato verso la Cina, che ha contribuito fortemente negli ultimi anni a sviluppare questa industria all’interno del Paese africano. La Cina infatti tramite alcune sue aziende è stata impegnata in prima persona nella costruzione dell’oleodotto più lungo dell’Africa, dal Niger al porto di Samè in Benin. Ad oggi quindi l’impatto sulle importazioni europee di petrolio e prodotti derivati da esso sarebbe pressoché irrilevante.

petrolio niger
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