;)
Negli ultimi tempi girano sui social diversi video in cui viene mostrato un esperimento apparentemente “sorprendente”: si prende un po’ di miele, lo si mette su un piattino, si aggiunge dell'acqua e, agitando avanti e indietro, compaiono delle forme che ricordano degli esagoni. Da qui l’idea suggestiva che il miele abbia una “memoria” e ricordi la sua origine, ovvero le celle esagonali di un alveare.
Ma è davvero così? La risposta è semplice: no. Non c’è alcuna memoria nascosta nel miele. Quello che osserviamo è un fenomeno puramente fisico.
Infatti quando agitiamo l’acqua sopra al miele, si generano dei motivi ondulatori dovuti all’attrito tra i due fluidi. Questa interazione porta alla formazione di figure che possono assumere diverse geometrie, incluse quelle esagonali.
In geologia, un fenomeno simile è ben noto: sul fondale marino, il movimento delle onde produce le cosiddette ripple marks o semplicemente ripples. Sono ondulazioni regolari che ricordano disegni geometrici, e che non hanno nulla a che vedere con una presunta memoria della sabbia o del mare.
Allo stesso modo, nel miele non si manifesta nessun ricordo delle celle in cui era contenuto: vediamo solo le conseguenze del moto dell’acqua.
La memoria è una funzione biologica legata a un sistema nervoso: richiede neuroni, sinapsi e neurotrasmettitori; non può esistere in sostanze inanimate come l’acqua o il miele. Il miele è semplicemente una miscela di zuccheri, acqua e piccole quantità di sostanze aromatiche e coloranti naturali. Nulla di più. Non possiede strutture che possano immagazzinare o richiamare informazioni.