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Il saccheggio nazista in Europa: opere d’arte e oggetti preziosi rubati e mai ritrovati

Durante la Seconda guerra mondiale, l’esercito tedesco saccheggiò sistematicamente i territori occupati, appropriandosi di beni alimentari, denaro, opere d’arte e oggetti preziosi, spesso sottratti con la violenza. Nonostante gli sforzi degli Alleati dopo la guerra, una parte di queste ricchezze non è mai stata ritrovata.

11 Giugno 2025
18:30
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Il saccheggio nazista in Europa: opere d’arte e oggetti preziosi rubati e mai ritrovati
saccheggi nazisti

Durante la Seconda guerra mondiale, i soldati tedeschi saccheggiarono i territori che avevano occupato, appropriandosi di tutto quello di cui avevano bisogno: oro, oggetti preziosi, opere d’arte, in molti casi persino di alimenti. In Italia, per esempio, razziarono sistematicamente il territorio a partire dall’armistizio dell’8 settembre 1943. Le opere d’arte erano tra i beni ai quali dedicarono maggiore “attenzione”: si stima che, complessivamente, sottrassero circa 250.000 pezzi di vario genere e valore. Al termine della guerra, apposite task force istituite dagli Alleati, insieme ai governi dei Paesi che erano stati occupati, hanno cercato di recuperare i beni rubati ma una parte non è mai stata ritrovata.

Saccheggi e requisizioni nei territori occupati

Nel corso della Seconda guerra mondiale l’esercito tedesco mise sotto il suo controllo quasi tutta l’Europa e si macchiò di crimini accertati: deportazioni di uomini, stragi, distruzioni deliberate di infrastrutture, fino all’Olocausto. Tra questi rientravano anche i furti, meno noti rispetto ad altre atrocità perché considerati meno gravi delle stragi, ma estremamente diffusi in tutti i territori occupati.

L'Europa occupata nel 1942, massima espansione nazista (credits Goran tek-en)
L’Europa occupata nel 1942, massima espansione nazista (credits: Goran tek–en)

I soldati della Wermacht (l’esercito tedesco) e le SS (unità speciali del Partito nazista) si appropriavano di tutti i beni dei quali necessitavano: depredavano i campi coltivati, i negozi e le abitazioni per appropriarsi di beni alimentari, ma invadevano anche le industrie, le autorimesse, i negozi e qualsiasi edificio, pubblico o privato, potesse contenere merci di loro interesse. In molte occasioni rubarono anche il denaro e altri beni conservati nelle banche. In Italia i saccheggi iniziarono dopo l’8 settembre 1943, quando il governo Badoglio firmò l’armistizio con gli angloamericani. Solo in pochi casi i soldati dell’esercito italiano, in particolare nei primi giorni dopo l’8 settembre, e i partigiani si opposero con la forza e riuscirono a impedire le ruberie. Talvolta i tedeschi pretendevano la consegna di oro e oggetti preziosi come pegno per evitare stragi e deportazioni: in queste occasioni, i soldati avvisavano la popolazione di consegnare entro un tempo prestabilito i beni richiesti minacciando che, se la consegna non fosse avvenuta, avrebbero raso al suolo interi paesi e deportato i cittadini.

Oro nazista in una miniera
Oro rubato dai nazisti in una miniera

I furti dei nazisti agli ebrei

Tra le vittime dei furti dei tedeschi vi furono certamente gli ebrei, pressoché in tutti i Paesi occupati i soldati della Wehrmacht si appropriarono di oggetti preziosi, arredi e altri beni appartenenti ai membri delle comunità ebraiche. Le case e le attività commerciali degli ebrei deportati nei campi di sterminio venivano spesso svuotate di tutto quello che poteva essere di interesse dei tedeschi. In alcune occasioni, le truppe di occupazione minacciavano di deportare gli ebrei se non avessero consegnato determinate quantità di oro e oggetti preziosi: un episodio del genere si verificò a Roma dove, il 26 settembre 1943, il tenente colonnello Herbert Kappler, ufficiale della Gestapo (polizia segreta tedesca), convocò due rappresentanti della comunità ebraica e intimò loro di consegnare 50 chilogrammi d’oro entro 36 ore, dietro minaccia di deportare in Germania duecento ebrei. Kappler assicurò che, se la consegna fosse avvenuta, sarebbe stata garantita l’incolumità di tutti gli ebrei. L’indomani mattina la comunità ebraica diede avvio alla raccolta e il 28 settembre poté consegnare a Kappler 50,3 kg di oro, che furono immediatamente spediti in Germania. La consegna, però, non fu sufficiente a salvarli: il 16 ottobre i nazisti, ignorando le assicurazioni che avevano dato, rastrellarono il ghetto di Roma e deportarono ad Auschwitz 1007 persone. Solo in sedici tornarono a casa. Inoltre, nei campi di sterminio i deportati erano spogliati di tutti i loro averi: vestiti, denti d’oro, occhiali e qualsiasi altro effetto personale.

Occhiali ad Auschwitz
Gli occhiali dei deportati ad Auschwitz

Le spoliazioni di opere d’arte

I nazisti poi effettuarono furti di opere d’arte su larga scala: Hitler si vantava di essere un esperto di arte, nonostante da giovane fosse stato respinto due volte all’Accademia di Belle Arti di Vienna, alla quale aveva cercato di iscriversi, e diede avvio alle spoliazioni già prima dell’inizio della guerra. Tra il 1937 e il 1938, infatti, fece infatti rimuovere dai musei tedeschi tutte le opere ritenute dai nazisti “arte degenerata”, e quindi tutte le opere espressioniste, astratte e delle altre avanguardie, che furono in parte vendute ai mercanti d’arte e in parte distrutte. Durante la guerra, nei territori occupati i tedeschi si appropriarono di numerosissime opere d’arte: quadri, armi antiche, sculture, porcellane, libri di pregio, oggetti di oreficeria e molto altro. Si stima che furono rubati complessivamente circa 250.000 pezzi: il più grande furto di opere d’arte della storia.

Eisenhower e altri generali americani ispezionano un deposito di opere rubate nel 1945
Eisenhower e altri generali americani ispezionano un deposito di opere rubate nel 1945

Le opere furono spedite in Germania e destinate ad arricchire le collezioni private dei gerarchi nazisti o i musei tedeschi. Il più importante avrebbe dovuto essere il Fuhrermuseum, da inaugurare nella città di Linz, che in fin dei conti non venne mai edificato a causa del crollo del nazismo.

Materiali rubati depositati in una chiesa di Ellingen, in Baviera
Materiali rubati depositati in una chiesa di Ellingen, in Baviera

Che fine hanno fatto le opere d’arte e le ricchezze sottratte dai tedeschi?

Solo una parte dell’oro e degli altri beni rubati dai tedeschi è stata recuperata dopo la guerra. Per ritrovare le opere d’arte, nel 1945 gli Alleati organizzarono un’unità speciale, la task force Monuments, Fine Arts, and Archives, alla quale è stato dedicato il film Monuments Men, tuttavia, l’unità riuscì a recuperare solo una parte delle opere rubate ed anche in tempi recenti sono stati ritrovati oggetti d’arte rubati dai nazisti. In ogni caso le opere artistiche mancanti sono decine di migliaia e molti beni sono stati irrimediabilmente perduti. Alcuni autori hanno ipotizzato che esistano treni pieni di oro e opere d’arte, abbandonati in qualche galleria sotterranea, ma fino a ora non sono mai venuti alla luce.

Fonti
Nazi Agencies Engaged in the Looting of Material Culture Monument Man Foundation
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