
Oggi è il deserto più vasto e inospitale del pianeta, ma migliaia di anni fa il Sahara era una savana rigogliosa, solcata da fiumi e popolata da elefanti, ippopotami e coccodrilli. Durante il cosiddetto Periodo Umido Africano (tra 14.000 e 5.000 anni fa), antiche popolazioni di cacciatori-raccoglitori vivevano in questo ambiente, lasciando dietro di sé straordinarie testimonianze come le pitture rupestri e imbarcazioni antichissime. Poi, circa 5.000 anni fa, un rapido cambiamento climatico inaridì la regione, costringendo i suoi abitanti a migrare: molti di loro si concentrarono lungo le rive del Nilo, portando con sé un bagaglio culturale che contribuì a porre le basi per la nascita della grande civiltà egiziana.
Insediamenti preistorici e fauna del "Sahara verde"
Durante il Periodo Umido Africano, il paesaggio del Sahara era completamente diverso rispetto a come noi lo conosciamo. L'ambiente era costituito da una grande e rigogliosa savana, con numerose specie vegetali e grandi quantità d'acqua, tra cui laghi di notevoli dimensioni. Questo perché, in seguito ad un cambiamento nell'orbita della terra, si ebbe un aumento dell'insolazione che, causando un maggiore apporto di umidità dall'oceano Atlantico, portò precipitazioni più intense e frequenti nell'Africa settentrionale. A causa di questo clima, molto più umido e piovoso di quanto lo sia oggi, la regione sahariana era contraddistinta dalla presenza di laghi e fiumi, che contribuirono a rinverdire notevolmente il paesaggio, rendendolo molto simile a quello delle attuali savane dell'Africa centrale subtropicale. Nei pressi delle fonti d'acqua principali c'erano delle vere e e proprie foreste, del tutto inimmaginabili in quello che ora è uno dei luoghi più aridi al mondo.
Gli studiosi sono riusciti a ricostruire il paesaggio del "Sahara verde" del Periodo Umido Africano grazie al contributo di diverse discipline scientifiche, come la geologia, la botanica e l‘archeologia. Gli studi dei geologi in alcune zone del Sahara hanno permesso di individuare valli fluviali interrate da millenni nelle sabbie, mentre gli studi botanici eseguiti su campioni di sedimenti datati a questo periodo umido hanno trovato i pollini delle diverse specie vegetali che crescevano nell'area. Gli archeologi si sono occupati invece di individuare e studiare alcuni insediamenti preistorici che hanno restituito resti faunistici che ci permettono di ricostruire quali specie animali popolassero questo ambiente, venendo predate e consumate dai gruppi umani. Si trattava di animali tipici dell'ecosistema della savana, come coccodrilli, elefanti, gazzelle, ippopotami. Vista la presenza di numerosi specchi d'acqua, gli antichi abitanti del Sahara si nutrivano anche di pesci e molluschi.

In questa fase della preistoria, i gruppi di cacciatori-raccoglitori lasciarono numerose tracce della propria presenza nell'ambiente del Sahara verde. Gli archeologi hanno individuato ripari e accampamenti che mettono in evidenza lo stile di vita seminomade di queste popolazioni. Successivamente, attorno agli 8000-7000 anni fa, la grande rivoluzione neolitica toccò appena questo territorio, l'agricoltura non attecchì particolarmente, forse per via dello sfruttamento di altre risorse e dello stile di vita prettamente seminomade di questi antichi gruppi umani. L'allevamento degli animali, soprattutto ovini è invece attestato, assieme alla raccolta di cereali selvatici.

Le popolazioni che abitavano nel "Sahara verde" hanno lasciato tracce evidenti del proprio passaggio. Nel V millennio a.C. cominciò a diffondersi la lavorazione della ceramica, ed è testimoniata la lavorazione di punte di lancia e freccia adatte alla caccia della fauna di questo particolare ecosistema, da parte di questi antichi cacciatori. L'importanza dell'acqua in questo contesto ambientale e nello sfruttamento delle risorse emerge da numerosi dati culturali: nello stato di Yobe, in Nigeria, nel 1987 venne ritrovata la canoa di Dufuna, la seconda imbarcazione più antica del mondo, datata al radiocarbonio tra gli 8500 e gli 8000 anni fa. Quest'area della Nigeria, oggi parte dell'arida regione del Sahel, era infatti lambita dalle acque del Lago Ciad che, durante il Periodo Umido Africano, era 200 volte più esteso di oggi.

Le espressioni artistiche del Periodo Umido Africano
Le espressioni artistiche preistoriche del Periodo Umido Africano sono piuttosto note, e sono costituite da incisioni e dipinti rupestri, realizzati in grotte e ripari sotto roccia. Queste raffigurazioni fanno emergere la vitalità e la ricchezza delle espressioni culturali delle antiche civiltà che popolavano il "Sahara verde". Alcuni dei siti più noti sono la Caverna dei Nuotatori in Egitto, i massicci di Tadrart Acacus in Libia, di Tassili n'Ajjer in Algeria, e di Tibesti nel Ciad.

Il Periodo Umido Africano si concluse tra i 6000 e i 5000 anni fa. La quantità delle precipitazioni calò repentinamente, contribuendo a rendere più arida e secca la zona del Sahara. Con la diminuzione dell'acqua, la vegetazione si ritirò, cedendo il proprio posto alle sabbie. Laghi e fiumi si prosciugarono, alcuni scomparendo del tutto, mentre altri ridimensionando enormemente la propria portata. Le popolazioni seminomadi che popolavano il Sahara verde, a causa della desertificazione, si concentrarono in aree specifiche: alcuni gruppi migrarono verso nord, sulle coste del Mediterraneo, mentre altri verso sud, nell'attuale Sahel.

In condizioni di grande aridità, molti gruppi si concentrarono lungo le rive dell'unico corso d'acqua che aveva mantenuto una certa portata nella regione, ovvero il fiume Nilo. Queste popolazioni, eredi della grande ricchezza culturale preistorica del Sahara verde, daranno origine alla grande civiltà egiziana.