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26 Ottobre 2023
14:00

Il Sahara si trasforma ciclicamente da deserto a prateria, la spiegazione del fenomeno

Il Sahara non è sempre stato un deserto: tra i 14.600 e 5.500 anni fa era una verde prateria. Questa alternanza climatica avviene ciclicamente, a causa della precessione dell'asse terrestre e all'alternanza delle ere glaciali.

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Il Sahara si trasforma ciclicamente da deserto a prateria, la spiegazione del fenomeno
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Il Sahara è il più vasto deserto caldo al mondo, con un'estensione di 9.200.000 km2: circa 30 volte la superficie dell'Italia. Eppure, fino a circa 5500 anni fa, il Sahara era una verde prateria, ricca di laghi e corsi d'acqua, abitata dall’uomo e popolata da grandi animali come elefanti, giraffe e ippopotami. Poi il cosiddetto Periodo Umido Africano, iniziato 14.600 anni fa, gradualmente finì e il Sahara si trasformò nell’ambiente arido che conosciamo. Questa fu solo l’ultima di una serie di trasformazioni che hanno portato l'attuale Sahara da prateria a deserto e viceversa. Scopriamo quali sono le cause di questi cambiamenti ciclici.

Il Periodo Umido Africano

Circa 20.000 anni fa, durante la fase più fredda dell’ultima glaciazione (iniziata 110.000 anni fa e terminata 11.700 anni fa), il Sahara era un deserto più esteso rispetto a oggi, estremamente arido, con precipitazioni scarsissime. I Grandi Laghi africani, come il Lago Vittoria e il Lago Turkana, erano prosciugati. Poi, circa 14.600 anni fa, mentre l’ultima glaciazione stava per lasciare il posto a un periodo interglaciale più caldo (l’Olocene, in cui ci troviamo ancora oggi), in tutta l’Africa settentrionale le piogge cominciarono ad aumentare, i laghi a riempirsi e la vegetazione erbacea tipica della steppa a subentrare alla sabbia. Il Periodo Umido Africano durò fino a circa 5500 anni fa, quando il Sahara si inaridì nuovamente, assumendo man mano l’aspetto attuale.

Questo non fu l’unico periodo umido in Africa: ne sono stati individuati molti altri precedenti. Nell’intervallo di tempo compreso tra 120.000 e 110.000 anni fa, per esempio, le condizioni climatiche favorevoli permisero agli esseri umani di attraversare il Sahara e lasciare l’Africa per migrare verso Asia ed Europa.

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La distribuzione della vegetazione in Africa 7000 anni fa. Credit: Ingoman, via Wikimedia Commons.

Le cause dei cambiamenti ciclici del clima sahariano

Analizzando i sedimenti relativi agli ultimi 240.000 anni, i ricercatori hanno scoperto che il Sahara ha oscillato tra un clima umido e uno secco ogni 20.000 anni. La causa principale è la precessione dell’asse terrestre, cioè la variazione nel tempo della sua direzione, con un movimento rotatorio simile a quello di una trottola. Questo moto è dovuto al fatto che il Sole e la Luna, con la loro forza di attrazione gravitazionale, perturbano l'orientazione dell'asse terrestre.

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Il moto di precessione. Credit: Markus Nielbok, via Wikimedia Commons.

La precessione modifica la distribuzione della radiazione solare sul nostro pianeta nel corso dell’anno. Quando la quantità di radiazione solare che raggiunge l’Africa settentrionale nella stagione estiva è particolarmente alta, l’intensità dei monsoni africani aumenta, insieme alla piovosità: è così che iniziano i periodi umidi e il Sahara diventa più verde. Viceversa, quando la precessione porta l’Africa settentrionale a ricevere meno radiazione solare, i monsoni sono più deboli, subentra un clima secco con poche precipitazioni e il Sahara diventa un deserto.

Anche le ere glaciali avrebbero influenzato questo andamento ciclico. I ricercatori, infatti, hanno osservato che i periodi umidi africani non si verificano quando nell’emisfero settentrionale sono presenti estese calotte glaciali. Queste, infatti, raffreddano l’atmosfera indebolendo così i monsoni.

Come sono stati individuati i periodi umidi

Ma in che modo i ricercatori sono riusciti a ricostruire la successione dei periodi umidi? Per farlo, hanno analizzato i sedimenti marini al largo delle coste occidentali dell’Africa settentrionale, e in particolare la quantità di particelle molto fini, delle dimensioni della polvere, presenti al loro interno. Infatti i venti sollevano la polvere dal Sahara e la trasportano verso l’oceano Atlantico: una parte può raggiungere l’America, ma un’altra parte ricade sulla superficie del mare, per poi depositarsi sul fondale. Maggiore è la vegetazione presente nell’Africa settentrionale, minore sarà il contenuto in polvere dei sedimenti, e viceversa. Insieme alle polveri, il vento trasporta i pollini, che possono depositarsi anch’essi sul fondale. La loro analisi ha rivelato che tra 14.600 e 5500 anni fa in tutto il Sahara era presente la vegetazione della steppa, mentre in altri periodi umidi precedenti dove ora c’è il deserto si trovavano anche molti alberi ad alto fusto.

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