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In Italia si vive sempre più a lungo e a confermarlo è anche l’ultimo rapporto Istat recentemente pubblicato e relativo allo scorso anno. Nel 2024 l’aspettativa di vita alla nascita ha registrato il suo massimo storico, raggiungendo gli 85,5 anni per le donne, 81,4 anni per gli uomini e una media complessiva di 83,4 anni, quasi 5 mesi di vita in più rispetto al 2023. Un dato più che positivo se si considera che appena dieci anni fa la speranza di vita non superava gli 84,6 anni per le donne, fermandosi a 80,1 anni per gli uomini: si tratta di un aumento di quasi 11 mesi per le donne e di 15 mesi per gli uomini. Il nostro Paese ha una delle aspettative di vita più alte al mondo, con un trend in costante aumento e circa 23.500 centenari. Anche le condizioni di salute degli anziani italiani sono in miglioramento negli ultimi anni, nonostante un apparente calo della buona salute tra i più giovani.
Il nostro Paese, tra l’altro, possiede uno dei tassi più bassi di mortalità evitabile, ossia di decessi sotto i 75 anni che potrebbero essere prevenuti o ridotti grazie a interventi efficaci della sanità pubblica, ma anche attraverso un maggiore controllo dei fattori di rischio e un’adeguata assistenza sanitaria. Nel nostro Paese il tasso di mortalità evitabile si attesta sui 17,7 decessi ogni 10.000 abitanti. Tra i 27 paesi dell’Unione Europea fa meglio solo la Svezia, con 11,0 ogni 10.000 abitanti.
Condizioni di salute migliori per le generazioni più mature
Nel corso di questi anni sono migliorate le condizioni di salute delle generazioni più mature: se a 55-59 anni era in buona salute il 57,5% dei nati tra il 1950 e il 1954, negli italiani nati tra il 1965 e il 1969 la quota sale fino a raggiungere il 61,8%. L’incremento maggiore è stato registrato nella classe d’età 60-64 anni, che ha potuto godere di una migliore qualità della vita già a partire dall’infanzia.
Va un po’ peggio, invece, per le nuove generazioni: se a 30 anni si dichiarava in buona salute l’87,3% dei nati tra il 1975 e il 1979, oggi la quota scende di 5 punti percentuali, con l’82,2% dei 1990-1994 che ritiene di avere una salute in buono stato.
Le differenze geografiche e di genere
Nel 2024 si confermano differenze geografiche per quanto riguarda lo stato di salute nella terza età: nell’Italia meridionale la speranza di vita in buona salute è più bassa (55,5 anni) rispetto al Centro e al Nord che raggiungono, rispettivamente, i 58,9 e i 59,7 anni.
Questi dislivelli si accentuano ulteriormente con lo svantaggio di genere nei confronti delle donne: mentre nel Mezzogiorno l’aspettativa femminile di buona salute si ferma a 54 anni, una donna che nasce nel Nord-est può aspettarsi di vivere in salute fino ai 58,8 anni. Anche per gli uomini, comunque, ci sono delle differenze, con 57,1 anni di aspettativa per i residenti nel Mezzogiorno contro i 62,5 anni per la popolazione maschile del Nord-est.
I dati della mortalità evitabile nel nuovo rapporto Istat 2025
Il tasso di mortalità evitabile è la sintesi di due componenti: la mortalità “prevenibile”, legata principalmente alla prevenzione e alla promozione di stili di vita salutari, e la mortalità “trattabile”, che indica la capacità del sistema sanitario di diagnosticare e curare tempestivamente i propri cittadini. L’Italia, nello specifico, si conferma tra i paesi con le performance migliori per entrambi gli indicatori, anche se negli ultimi anni il nostro paese ha perso quattro posizioni dalla classifica generale per quanto riguarda la mortalità “trattabile”, anche a causa della pressione che la pandemia di COVID-19 ha generato sul sistema sanitario nazionale.

In generale, comunque, la mortalità evitabile è più alta negli uomini, con 23,2 decessi per 10 mila nel 2022, mentre per le donne il valore non supera i 12,5 decessi per 10 mila abitanti.