Partiamo subito da un dato impressionante, evidente nel grafico appena sotto: secondo i più recenti dati (ourworldindata) nel 1900, a livello mondiale, l'aspettativa di vita alla nascita di una persona era 32 anni; nel 2019, invece, siamo passati a 72,6 anni. Significa che, in poco più di un secolo, l'umanità è riuscita a ridurre a tal punto la mortalità infantile, a sviluppare così tanto la scienza medica e a implementare talmente bene il proprio sistema socio-sanitario, da incrementare di più di 40 anni la propria speranza di vita. Perché di questo si tratta: l'aspettativa di vita alla nascita è il numero di anni che un neonato probabilmente vivrà, la sua speranza media di vita. E più il tempo passa, più gli esseri umani si stanno dimostrando in grado di alzarla, anche nei contesti e nei continenti più poveri. Un esempio fra tutti: l'Africa. Se consideriamo solo l'Africa (che al suo interno, in realtà, è molto diversificata), l'aspettativa di vita alla nascita è passata da 26,4 anni nel 1925 a 63,2 anni nel 2019 (anche in questo caso ne vedete la curva nel grafico).
Fatta questa premessa generale, probabilmente vi sarà venuta in mente qualche curiosità: quali sono gli Stati in cui la speranza di vita è più alta? E quali Paesi presentano invece l'aspettativa di vita più bassa al mondo? Com'è messa l'Italia? Ecco in sintesi le risposte, grazie ai dati forniti da Our World in Data.
I Paesi dove si vive di più
In una prima tabella vi proponiamo la lista dei 10 Paesi con l'aspettativa di vita più alta al mondo. Una nota metodologica: abbiamo escluso dalla lista Hong Kong, Macao e le Isole Cayman per il loro status. Non si tratta, infatti, di Stati a tutti gli effetti, ma di territori con un limitato grado di autonomia.
Come vedete, il Paese in cui si vive più a lungo nel mondo è il minuscolo Principato di Monaco, accanto alle coste liguri, che vanta una speranza di vita di ben 86,8 anni; in seconda posizione troviamo un altro vicino di casa dell'Italia, la piccola San Marino, dove si vive in media fino a 85 anni; al terzo posto, poi, si piazza il Giappone, il primo Stato di dimensioni notevoli dell'elenco, dove l'aspettativa di vita è pari a 84,6 anni.
Scorrendo la classifica possiamo fare altre due considerazioni di tipo geografico: anzitutto notiamo la presenza di un altro mini-Stato, Andorra, a cui si potrebbe aggiungere lo stesso Singapore (che ha più di 5 milioni di abitanti, ma è meno esteso del Comune di Roma); inoltre ci accorgiamo che i 10 Paesi in cui si vive di più al mondo si trovano tutti in Europa (Monaco, San Marino, Svizzera, Andorra, Spagna, Italia) oppure in Estremo Oriente (Giappone, Singapore, Australia, Corea del sud).
Veniamo quindi all'elefante nella stanza (in senso positivo): il Belpaese! L'Italia è l'ottavo Paese al mondo per speranza di vita, pari a 83,5 anni, e addirittura il quarto, se accantoniamo gli Stati di dimensioni molto ridotte. Analizzando i più recenti dati forniti dall'Istat, poi, possiamo entrare più nel dettaglio delle nostre Regioni. Ebbene, la top 3 delle Regioni italiane in cui si vive più a lungo vede il trionfo dell'Italia centrale con Umbria, Toscana e Marche. Di contro, in fondo alla classifica troviamo Valle d'Aosta, Campania e il terzetto Sicilia-Piemonte-Lombardia, a pari punteggio. L'elevata speranza di vita, d'altra parte, si accompagna in Italia a un bassissimo tasso di natalità, tanto che per ogni bambino sotto i 6 anni ci sono 5 anziani sopra i 65.
I Paesi con la speranza di vita più bassa
Quali sono invece gli Stati con l'aspettativa di vita più bassa del mondo? Purtroppo sono tutti Paesi africani e, come potete vedere nella tabella sottostante, i dati sono drammatici, soprattutto se confrontati con quelli della tabella precedente.
Una prima considerazione che si può fare riguarda proprio l'abisso numerico che passa tra il Principato di Monaco, il Paese dove si vive di più (86,8 anni), e la sua controparte in fondo alla classifica: la Repubblica Centrafricana che, con 53,3 anni, è lo Stato con l'aspettativa di vita più bassa al mondo. Una semplice sottrazione dà corpo al paragone: parliamo di 33,5 anni di differenza. Rendiamo quindi concreta questa stima: significa che un bambino che stia nascendo in questo momento nella Repubblica Centrafricana ha una prospettiva di vita media di trent'anni inferiore a un bambino che stia nascendo ora nel Principato di Monaco.
Una seconda considerazione è geografica e storica: in fondo alla classifica degli Stati in cui si vive meno non abbiamo di fronte semplicemente dei Paesi africani, ma degli Stati localizzati nell'Africa centrale ed equatoriale (ad eccezione del Lesotho). Si tratta, in effetti, della parte del continente storicamente più povera, arretrata economicamente (benché spesso ricca di risorse naturali) e frequentemente preda di conflitti (interni e non). Le ragioni di queste criticità sono varie e cambiano di Paese in Paese; certamente buona parte della colpa ricade sulla colonizzazione e sullo sfruttamento messi in atto dagli Stati europei e oggigiorno anche da altri soggetti internazionali; d'altro canto, esistono anche delle responsabilità dirette dei popoli e delle comunità locali, spesso in aspro conflitto tra loro e incapaci di darsi una forma organizzativa condivisa e stabile.
La differenza nella speranza di vita tra uomini e donne
Chiudiamo l'articolo con un ultimo grafico, relativo alla differenza nell'aspettativa di vita alla nascita rispetto al genere biologico.
Come vedete, a livello globale le donne hanno una speranza di vita nettamente maggiore rispetto agli uomini: sono quasi 5 gli anni di differenza tra i due generi (75 anni contro 70,2 anni). Da che cosa dipende questo distacco? Com'è possibile che le donne vivano così tanto più a lungo degli uomini? La verità è che non esiste una risposta univoca e certa al 100%. Si tratta di una serie di concause di tipo biologico, sociale e ambientale: tra le altre, parliamo di differenze in termini di cromosomi e di ormoni che incidono sulla longevità, di maggior o minor facilità con cui si è colpiti da certe malattie, di stile di vita (in particolare, di abitudini alimentari e di altro genere, come il fumo o alcuni hobby), di tipologia di lavoro svolto o di diversa esposizione a incidenti, scontri e conflitti armati.