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Lo scorso venerdì 15 agosto il presidente USA Donald Trump e il leader russo Vladimir Putin si sono incontrati nella base militare di Elmendorf-Richardson, ad Anchorage (Alaska), per cercare di comprendere come avviare una tregua nella guerra in Ucraina. Il vertice è stato un successo per Putin, che oltre ad aver scongiurato sanzioni economiche e ad aver interrotto l'isolamento della Russia, ha avanzato la proposta di un piano di pace per nulla favorevole per l'Ucraina – e che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky rifiuterà quasi certamente – ma che ha incontrato molti dei favori di Trump. La questione, quindi, ancora una volta rimane in sospeso.
Nella giornata di oggi il presidente ucraino Volodymyr Zelensky – affiancato dai leader europei Macron, Meloni, Merz, Starmer e Rutte– incontrerà Donald Trump alla Casa Bianca per evitare che il tycoon scelga di fare accordi troppo favorevoli alla Russia. Seguiranno aggiornamenti sulla questione.
Com’è andato il vertice tra Trump e Putin: che aria tira tra i due
Nonostante le minacce degli ultimi mesi da parte del presidente americano nei confronti del capo del Cremlino, i due leader, che non si vedevano dai tempi del G20 in Giappone nel 2019, sono apparsi sin da subito grandi amici, con gesti conviviali e ampi sorrisi davanti alle telecamere. Dopo aver condiviso la limousine presidenziale (solitamente i leader viaggiano su due mezzi differenti) che dall'aeroporto li ha condotti al luogo dell'incontro, i due hanno parlato a porte chiuse per per poco più di tre ore (si prevedeva che il vertice sarebbe andato per le lunghe, con un minimo di sette ore), per poi presentarsi candidamente davanti ai giornalisti. Durante la conferenza stampa – in cui nessun giornalista ha avuto il permesso di fare domande – Trump ha affermato che non è stato trovato un accordo, ma che i due leader concordano su diversi punti e che ci sono buone premesse per una futura tregua.
Le richieste di Putin sull’Ucraina: perché sono impraticabili
Secondo la stampa americana, il leader russo avrebbe presentato al presidente americano un "piano di pace" su cui Trump ha espresso molti favori e alcuni dubbi sulla sua fattibilità. L'accordo, prevederebbe l'intera cessione del territorio del Donbass (la parte più orientale dell'Ucraina, che comprende Luhansk, già conquistata dai russi, e Donetsk, parzialmente occupata) alla Russia, che oltre a questo aveva già avanzato la richiesta di tenere per sé gli altri territori occupati negli scorsi mesi. Una proposta che senza ombra di dubbio verrebbe rifiutata da Zelensky, che si è sempre dimostrato contrario a questo tipo di proposte. Oltretutto, la richiesta di Putin è impossibile da attuare anche perché la costituzione ucraina vieta la cessione dei propri territori ad altri Stati.
Ad ogni modo, nonostante il leader del Cremlino abbia affermato di essere «dispiaciuto per quanto sta accadendo al popolo ucraino», definito da lui come «un popolo fraterno», è chiaro che non ha alcuna intenzione di cedere: la guerra finirà quando e solo se otterrà i territori richiesti, la smilitarizzazione del Paese e la rinuncia di entrare nella NATO, e l'Europa non deve porre ostacoli a questi termini. Per Putin non può esistere un'Ucraina indipendente e sovrana, e difficilmente questa linea di pensiero potrà cambiare in futuro.
Cosa è riuscito ad ottenere Putin
Nonostante il mandato di arresto della Corte Penale Internazionale, l‘immagine di Putin sembra uscire rafforzata da questo incontro estremamente cordiale, e con essa anche quella della Russia, che vede indebolito il suo stato di isolamento.
Inoltre, Putin è anche riuscito abilmente a evitare nuove sanzioni americane: nei giorni che hanno preceduto il vertice, infatti, Trump aveva detto alla stampa che ci sarebbero state «conseguenze molto gravi per la Russia» e «pesanti ritorsioni economiche» se il leader del Cremlino non avesse acconsentito all'accordo, ma è chiaro che l'aria – almeno per il momento – ha cambiato direzione.
Infatti, in un'intervista televisiva per Fox News, il tycoon ha affermato che non è questa l'ora di presentare nuove sanzioni, e che gli ultimatum degli ultimi mesi son venuti meno, per grande gioia del numero uno di Mosca.