![antibiotici carne](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2024/03/antibiotici-carne.jpg?im=AspectCrop=(16,9);)
Sono in molti a credere che la carne che acquistiamo al supermercato o in macelleria contenga una grande quantità di antibiotici. In realtà non è vero: la carne non contiene ormoni o antibiotici. L'Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea (EFSA) ha di recente pubblicato il rapporto annuale sui residui di farmaci veterinari, pesticidi e contaminanti negli animali e nei derivati (come carni, latte, uova e miele), con dati che sfatano la credenza popolare della carne “imbottita” di antibiotici. Infatti, degli oltre 600 mila campioni analizzati, solo lo 0.18% è risultato non conforme agli standard imposti dall’Unione Europea, una percentuale che deve rassicurarci sulla sicurezza dei prodotti di derivazione animale che troviamo in commercio e sulla funzionalità del sistema di monitoraggio europeo. Vediamo cosa ci dice il rapporto EFSA e perché la carne in commercio è sicura.
Cosa dice il rapporto EFSA
Il rapporto EFSA pubblicato il 6 Marzo ha analizzato 600320 campioni raccolti nel 2022 dagli stati membri dell’Unione Europea, dall’Islanda e dalla Norvegia. I campioni provenivano da programmi di monitoraggio dell’agenzia (342,850) o degli stati membri (250,806), e in minima parte, da segnalazioni di campioni di carne sospetta (3,892) o d’importazione (2,772). Sono state valutate le concentrazioni di un’ampia varietà di sostanze: dagli ormoni, il cui utilizzo in Europa è vietato negli animali da allevamento già da oltre quarant’anni, ai pesticidi residuati dai mangimi fino ad arrivare ai tanto temuti antibiotici.
![antibiotici animali](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2024/03/antibiotici-animali.jpg)
Il rapporto ci rassicura innanzitutto sul corretto funzionamento della catena di monitoraggio degli alimenti: la maggior parte dei paesi ha infatti fornito il numero richiesto di campioni, ricavati da programmi e campagne nazionali di controllo dell’utilizzo di farmaci veterinari negli animali da allevamento. È quindi un segno della maggiore attenzione dei governi alla salute dei cittadini e alla lotta all’antimicrobico resistenza secondo l’approccio OneHealth (che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente) promosso dall’UE.
Passiamo ai numeri: di tutti i campioni analizzati solo lo 0.18% è risultato “non conforme”, quindi con concentrazioni oltre i limiti per le sostanze analizzate. Lo 0.18% significa 919 campioni su 600,320, un numero molto limitato e nella media degli ultimi 13 anni, in cui la percentuale di non conformità andava dallo 0.17% e lo 0.37%. Nel caso specifico degli antibiotici, solo 0.14% dei campioni analizzati è risultato non conforme e, dato curioso, dopo la selvaggina, la maggior parte delle non conformità è stata riscontrata nel miele (1.44%).
Antibiotici negli animali vietati per legge
Forse non tutti sanno che in Europa l’utilizzo degli antibiotici negli animali da allevamento è stato vietato nel 2006, con un aggiornamento nel 2022 che ha ristretto ulteriormente i rari casi in cui è possibile utilizzarli. Ad oggi, infatti, è proibito utilizzare antibiotici a scopo preventivo o come promotori della crescita negli animali da allevamento, ma solo a scopo terapeutico, ossia per curare determinate infezioni.
E anche in questo caso, è vietato l’utilizzo di antibiotici che vengano usati anche in medicina umana. Inoltre, dopo un trattamento farmacologico è necessario aspettare un determinato periodo di tempo (washout) prima della macellazione, così che l’animale possa metabolizzare e smaltire il farmaco assunto.
![batteri antibiotici](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2023/03/batteri-energia-idrogeno.jpg)
Antimicrobico resistenza negli animali da allevamento
È pur vero che l’ampio utilizzo di antibiotici negli animali da allevamento dagli anni Cinquanta fino ai primi anni 2000, insieme all’uso sconsiderato ed errato nella popolazione umana ha contribuito a creare batteri multiresistenti, ossia resistenti a diversi antibiotici, compresi quelli di ultima generazione.
Anche su questo fronte, secondo i rapporti EFSA degli ultimi anni, la situazione è in via di miglioramento. Nel rapporto 2021 per la prima volta l’uso di antibiotici negli animali è più basso del consumo umano. Dal rapporto del 2023 invece risulta che, sebbene siano ancora presenti ceppi batterici multiresistenti, in particolare quelli di Escherichia coli, la loro percentuale è in calo in tutta Europa, ed in Italia sono addirittura diminuiti del 50%.
![antibiotici animali antibioticoresistenza](https://staticgeopop.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/32/2024/03/antibiotici-animali-antibioticoresistenza.jpg)
Merito delle misure di controllo operate dagli enti nazionali, tra cui: l’istituzione di un database di monitoraggio (Classyfarm); l’introduzione della ricetta elettronica veterinaria (con indicazioni precise su dosi e durata di terapia) anch’essa collegata al sistema di monitoraggio e di tracciamento della prescrizione e dispensazione dei farmaci veterinari (e più difficile da eludere rispetto alle vecchie ricette cartacee); e il miglioramento delle condizioni igieniche degli allevamenti.