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21 Marzo 2024
12:34

La carne è davvero piena di antibiotici? Secondo l’EFSA, no

Secondo il nuovo rapporto EFSA, in Europa i livelli di antibiotici, ormoni, pesticidi e altri farmaci nei derivati animali (in particolare nella carne) sono molto bassi e la presenza di batteri resistenti è in costante calo.

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La carne è davvero piena di antibiotici? Secondo l’EFSA, no
antibiotici carne

Sono in molti a credere che la carne che acquistiamo al supermercato o in macelleria contenga una grande quantità di antibiotici. In realtà non è vero: la carne non contiene ormoni o antibiotici. L'Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea (EFSA) ha di recente pubblicato il rapporto annuale sui residui di farmaci veterinari, pesticidi e contaminanti negli animali e nei derivati (come carni, latte, uova e miele), con dati che sfatano la credenza popolare della carne “imbottita” di antibiotici. Infatti, degli oltre 600 mila campioni analizzati, solo lo 0.18% è risultato non conforme agli standard imposti dall’Unione Europea, una percentuale che deve rassicurarci sulla sicurezza dei prodotti di derivazione animale che troviamo in commercio e sulla funzionalità del sistema di monitoraggio europeo. Vediamo cosa ci dice il rapporto EFSA e perché la carne in commercio è sicura.

Cosa dice il rapporto EFSA

Il rapporto EFSA pubblicato il 6 Marzo ha analizzato 600320 campioni raccolti nel 2022 dagli stati membri dell’Unione Europea, dall’Islanda e dalla Norvegia. I campioni provenivano da programmi di monitoraggio dell’agenzia (342,850) o degli stati membri (250,806), e in minima parte, da segnalazioni di campioni di carne sospetta (3,892) o d’importazione (2,772). Sono state valutate le concentrazioni di un’ampia varietà di sostanze: dagli ormoni, il cui utilizzo in Europa è vietato negli animali da allevamento già da oltre quarant’anni, ai pesticidi residuati dai mangimi fino ad arrivare ai tanto temuti antibiotici.

antibiotici animali

Il rapporto ci rassicura innanzitutto sul corretto funzionamento della catena di monitoraggio degli alimenti: la maggior parte dei paesi ha infatti fornito il numero richiesto di campioni, ricavati da programmi e campagne nazionali di controllo dell’utilizzo di farmaci veterinari negli animali da allevamento. È quindi un segno della maggiore attenzione dei governi alla salute dei cittadini e alla lotta all’antimicrobico resistenza secondo l’approccio OneHealth (che considera in modo integrato la salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente) promosso dall’UE.

Passiamo ai numeri: di tutti i campioni analizzati solo lo 0.18% è risultato “non conforme”, quindi con concentrazioni oltre i limiti per le sostanze analizzate. Lo 0.18% significa 919 campioni su 600,320, un numero molto limitato e nella media degli ultimi 13 anni, in cui la percentuale di non conformità andava dallo 0.17% e lo 0.37%. Nel caso specifico degli antibiotici, solo 0.14% dei campioni analizzati è risultato non conforme e, dato curioso, dopo la selvaggina, la maggior parte delle non conformità è stata riscontrata nel miele (1.44%).

Antibiotici negli animali vietati per legge

Forse non tutti sanno che in Europa l’utilizzo degli antibiotici negli animali da allevamento è stato vietato nel 2006, con un aggiornamento nel 2022 che ha ristretto ulteriormente i rari casi in cui è possibile utilizzarli. Ad oggi, infatti, è proibito utilizzare antibiotici a scopo preventivo o come promotori della crescita negli animali da allevamento, ma solo a scopo terapeutico, ossia per curare determinate infezioni.

E anche in questo caso, è vietato l’utilizzo di antibiotici che vengano usati anche in medicina umana. Inoltre, dopo un trattamento farmacologico è necessario aspettare un determinato periodo di tempo (washout) prima della macellazione, così che l’animale possa metabolizzare e smaltire il farmaco assunto.

batteri antibiotici

Antimicrobico resistenza negli animali da allevamento

È pur vero che l’ampio utilizzo di antibiotici negli animali da allevamento dagli anni Cinquanta fino ai primi anni 2000, insieme all’uso sconsiderato ed errato nella popolazione umana ha contribuito a creare batteri multiresistenti, ossia resistenti a diversi antibiotici, compresi quelli di ultima generazione.

Anche su questo fronte, secondo i rapporti EFSA degli ultimi anni, la situazione è in via di miglioramento. Nel rapporto 2021 per la prima volta l’uso di antibiotici negli animali è più basso del consumo umano. Dal rapporto del 2023 invece risulta che, sebbene siano ancora presenti ceppi batterici multiresistenti, in particolare quelli di Escherichia coli, la loro percentuale è in calo in tutta Europa, ed in Italia sono addirittura diminuiti del 50%.

antibiotici animali antibioticoresistenza

Merito delle misure di controllo operate dagli enti nazionali, tra cui: l’istituzione di un database di monitoraggio (Classyfarm); l’introduzione della ricetta elettronica veterinaria (con indicazioni precise su dosi e durata di terapia) anch’essa collegata al sistema di monitoraggio e di tracciamento della prescrizione e dispensazione dei farmaci veterinari (e più difficile da eludere rispetto alle vecchie ricette cartacee); e il miglioramento delle condizioni igieniche degli allevamenti.

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