Il Consiglio dei Ministri ha approvato del disegno di legge che prevede divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi "sintetici", in particolare di carne "sintetica". Durante la conferenza stampa, il Ministro dell'Agricoltura ha sottolineato che "i prodotti da laboratorio non garantiscono qualità e benessere". Ma dal punto di vista scientifico cosa possiamo dire a riguardo? In questo articolo capiamo se la carne "sintetica" può essere considerata un rischio per la salute, per l'economia e per l'ambiente.
La carne "sintetica" è sicura?
Prima di entrare nel dettaglio, è necessario precisare un concetto: l'aggettivo "sintetico" è improrpio. La traduzione corretta di "cultivated meat" o "cultured meat" è carne coltivata o carne di coltura. La carne "sintetica" è impossibile da ottenere perché dovremmo creare le cellule animali da zero, il che è impossibile.
Al momento in Europa non è presente carne coltivata perché non esistono start-up che la stanno producendo. Ad ogni modo, la carne coltivata, prima di essere definita sicura o rischiosa per la salute, dovrà essere sottoposta a rigidi controlli dell'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare: se i risultati delle analisi chimiche, fisiche e microbiologiche della carne rispettano i canoni di sicurezza allora potrà essere liberamente commercializzata in quanto considerata sicura dal punto di vista alimentare.
Di conseguenza, dire a priori che un alimento non garantisce la qualità e il benessere delle persone, alludendo alla scarsa sicurezza, non ha senso dal punto di vista scientifico.
La Food and Drug Administration, l'ente americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici, ha valutato la sicurezza della carne di pollo coltivata in laboratorio: i risultati hanno rispettato i canoni ed è stata approvata la sua vendita. Quindi, ad oggi, la carne coltivata presente in America è sicura dal punto di vista alimentare.
La carne "sintetica" creerà disoccupazione?
Dal punto di vista economico è estremamente complesso fare delle valutazioni precise, trattandosi di un prodotto che ancora deve essere messo in commercio e che anche nei Paesi dove viene venduto è comunque di nicchia.
Per avere un po’ un’idea di quello che potrebbe accadere prendiamo un report realizzato nel 2019 da una società di consulenza statunitense. Secondo loro nel 2040 a livello globale il mercato della carne sarà composto al 40% da carne da allevamento, al 35% da carne sintetica e al 25% da carne vegetale.
Se prendiamo per buoni questi valori, è chiaro come una buona fetta di chi lavora oggi nell’allevamento e in quella filiera si troverà a cambiare lavoro.
In materia si sono espressi molti esperti da tutto il mondo e la maggior parte concorda sul fatto che la transizione ci sarà ma che, essendo graduale, permetterà di non creare profonde spaccature e che molti operatori del settore allevamento potranno essere reinseriti in quello della carne sintetica. Anche perché, ricordiamolo, al momento i principali investitori nelle start-up che producono carne sintetica sono proprio i colossi dell’industria della carne, e lo fanno perché vogliono diversificare la loro produzione già da oggi.
La carne "sintetica" è rischiosa per l'ambiente?
Dal punto di vista scientifico per capire se un prodotto è più impattante rispetto ad un altro è necessario confrontare tutti i dati a disposizione di tutto il ciclo di vita, considerando tutte le risorse e l’energia che servono per generare un certo quantitativo di un certo prodotto. Questo è molto complicato farlo con dettaglio perché si tratta di quantificare tutti i contributi a monte ed è tecnicamente difficile: la tecnica più utilizzata è il Life Cycle Assessment.
Premesso questo, il punto è che attualmente non ci sono impianti di produzione di carne coltivata su larga scala e quindi ci mancano i dati per avere un confronto numerico chiaro che non lasci alcun dubbio. Però, esistono degli studi preliminari come quello dell’Università di Oxford, il quale stima che, rispetto alla carne europea prodotta in modo convenzionale, la carne coltivata farebbe consumare meno energia, pari al 7-45% in meno; le emissioni di gas serra sarebbero inferiori del 78-96%; l’uso del suolo inferiore del 99% e il consumo di acqua inferiore dell'82-96% a seconda del il tipo di carne.
Questo è il motivo in cui si sta investendo nella carne coltivata: potrebbe essere una parte della soluzione per nutrire la crescente popolazione e allo stesso tempo ridurre le emissioni e risparmiare energia e acqua.
Per approfondire, ecco un video che abbiamo realizzato sulla produzione della carne coltivata: