La settimana lavorativa corta di 4 giorni funziona dove è stata applicata? Parrebbe di sì

La sperimentazione della settimana lavorativa corta consiste nel ridurre i giorni lavorativi da 5 a 4 mantenendo produttività e stipendio invariati. Secondo i dati OCSE, nel 2022 in Unione Europea il 7% degli occupati ha lavorato più di 49 ore a settimana, mentre in Italia la percentuale arriva al 9,4%. In un quadro del genere la settimana lavorativa di 4 giorni è considerata da molti una nuova frontiera nell'organizzazione del lavoro, potenzialmente in grado di migliorare la soddisfazione dei dipendenti, l'efficienza aziendale e la competitività sul mercato. Nel nostro paese, così come negli altri Stati europei, sempre più imprese stanno adottando la settimana lavorativa ridotta, permettendo ai dipendenti di lavorare meno giorni senza riduzione di stipendio. Questa pratica è stata adottata in Italia da Intesa Sanpaolo, Sace, Lamborghini e Luxottica e sembra destinata a estendersi. È degli scorsi giorni la notizia che il nostro Parlamento sta lavorando a un disegno di legge che preveda strumenti per incentivare la contrattazione collettiva e aziendale per la sperimentazione della riduzione dell’orario lavorativo a parità di salario e a parità di produttività. Ma dove è stata già applicata, la settimana corta funziona? Parebbe proprio di sì.

Il caso-studio di successo sulla settimana corta nel Regno Unito

Nel Regno Unito un’indagine dell'Università di Cambridge ha studiato l’impatto dell’introduzione della settimana corta lavorativa.

Secondo i dati diffusi dai promotori dell’esperimento, condotto su 61 aziende e coinvolgendo 2900 lavoratori:

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• Circa il 71% dei dipendenti ha dichiarato di avere livelli più bassi di burnout e il 39% ha dichiarato di essere meno stressato, rispetto all’inizio dello studio.
• I ricercatori hanno riscontrato una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% del numero di dipendenti che si sono dimessi dalle aziende partecipanti, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
• I ricavi dell’azienda sono rimasti pressoché invariati durante il periodo di prova, aumentando addirittura marginalmente in media dell’1,4% per le 23 organizzazioni in grado di fornire dati.

Come funziona la settimana lavorativa “corta”: quali sono i vantaggi

La settimana corta si caratterizza per un periodo lavorativo di 4 giorni anziché i tradizionali 5 e generalmente lo stipendio resta invariato o subisce una riduzione minima. Questa nuova modalità di lavoro pone l'accento sull'importanza di valutare i risultati in base alle performance e ai risultati raggiunti, anziché basarsi esclusivamente sulle ore lavorative stabilite. Secondo il rapporto dell'Associazione 4 Day Week Global, la pratica permette di:

• Aumentare la produttività: ridurre le ore di lavoro aumenterebbe la maggiore concentrazione e la motivazione sul lavoro, con un incremento della produttività
• Migliorare l'equilibrio vita-lavoro: si ha a disposizione maggior tempo da poter dedicare alla vita personale
• Aumentare l’attrattività nei confronti dei talenti: questa strategia nell’organizzazione del lavoro diventa un vantaggio competitivo, poiché è in aumento il numero delle persone interessate a lavorare per aziende che promuovono politiche di benessere dei dipendenti

Inoltre, introducendo una settimana lavorativa corta, le multinazionali possono anche migliorare la propria reputazione. Chiaramente, dobbiamo tenere in considerazione che questa opportunità, è legata alla tipologia di lavoro e non può essere applicata indiscriminatamente a ciascun settore.

Possibili aspetti critici della settimana corta: gli svantaggi

Mentre alcuni sostengono che ridurre l'orario di lavoro potrebbe aumentare l'occupazione, citando la formula "lavorare meno, lavorare tutti", c'è da considerare che chi lavora potrebbe trovarsi ad affrontare ansia e stress dovuti alla necessità di svolgere lo stesso lavoro in meno tempo. Inoltre, se la riduzione dell'orario comporta lo stesso stipendio, il costo orario del lavoro aumenterebbe, portando ad un aumento degli oneri per le imprese che dovrebbero assumere più dipendenti per compensare le ore lavorate in meno, senza dimenticare che per ciascun nuovo lavoratore, l’impresa (soprattutto se di piccole dimensioni) sostiene dei costi “fissi”: recruiting, formazione e così via.