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6 Novembre 2023
16:00

La spedizione Endurance di Ernest Shackleton in Antartide: storia di un “fallimento di successo”

Attraversare l’Antartide da costa a costa, percorrendo migliaia di chilometri su slitte trainate da cani. Era questo l’obiettivo della spedizione Endurance, guidata dall’intrepido esploratore Ernest Shackleton. L’esito della missione, però, non fu quello previsto.

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La spedizione Endurance di Ernest Shackleton in Antartide: storia di un “fallimento di successo”
Shackleton copertina

Ernest Shackleton è stato un esploratore inglese, considerato ancora oggi un eroe per aver capeggiato la spedizione Endurance del 1914-17 ed essere riuscito a salvare quasi tutti gli uomini. Il programma prevedeva attraversare il continente antartico da una parte all’altra, passando per il Polo Sud. Per farlo, Shackleton organizzò due spedizioni: una, che guidava personalmente, per l’attraversamento vero e proprio; l’altra, capeggiata da Aeneas Mackintosh, per predisporre depositi di cibo. Entrambi i gruppi raggiunsero l’Antartide, ma s’imbatterono in condizioni ambientali peggiori di quelle previste e restarono bloccati sui ghiacci. Il gruppo di Shackleton poté mettersi in salvo grazie a un temerario viaggio in barca nelle acque tempestose dei mari antartici. Gli uomini di Mackintosh furono tratti in salvo alcuni mesi dopo, ma tre di loro persero la vita.

L’epoca eroica dell’esplorazione antartica

Alla fine del XIX secolo quasi tutto il pianeta era stato esplorato, ma le regioni polari erano ancora poco conosciute. L’Antartide, in particolare, restava in gran parte inesplorata. Tra fine Ottocento e inizio Novecento numerose spedizioni partirono dall’Europa, dal Giappone e dall’Australia per perlustrare il continente. Fu l’epoca eroica delle missioni, che disponevano solo di slitte trainate da cani e pochissimi mezzi a motore. Gli esploratori si spinsero sempre più a sud, fino a quando, nel dicembre 1911, il norvegese Roald Amundsen guidò un gruppo di cinque uomini fino al Polo. Il viaggio di Amundsen, però, non fu l’ultimo dell’epoca eroica, che terminò alcuni anni più tardi con la spedizione Endurance di Ernest Shackleton.

Mappa Antartide
Mappa dell’Antartide.

Chi era Ernest Shackleton

Shackleton, un anglo-irlandese nato nel 1874, fu uno dei principali protagonisti dell’epoca eroica dell’esplorazione antartica. Prese parte alla spedizione Discovery del 1901-1904, guidata da Robert Falcon Scott, ma nel corso della missione contrasse lo scorbuto e, contro la sua volontà, fu rimandato in Inghilterra.

Dal 1907 al 1909 guidò un’altra spedizione, la Nimrod, che si spinse fino alla latitudine di 88°23’S, il punto più meridionale mai raggiunto dall’uomo, a soli 180 km dal Polo. Nell’occasione, Shackleton dimostrò grande razionalità, perché si rese conto che le condizioni dei mezzi non consentivano di raggiungere il Polo e ordinò di tornare indietro.

Ernest Shackleton
Ernest Shackleton.

L’organizzazione della spedizione Endurance

La “conquista” del Polo da parte di Amundsen (e, un mese dopo, anche di Scott, che però morì sulla via del ritorno) non comportò la fine delle spedizioni, perché l’Antartide restava in gran parte inesplorata. Inoltre, nessuno aveva ancora attraversato il continente da costa a costa. Tutte le missioni seguivano lo stesso percorso per l’andata e per il ritorno, in modo da poter lasciare depositi di cibo lungo la strada. Per andare da una costa all’altra bisognava organizzare due spedizioni: una destinata ad attraversare l’Antartide e l’altra incaricata di predisporre i depositi di cibo da far trovare agli esploratori nella loro seconda metà del percorso.

L’impresa era difficile, ma Shackleton riuscì a trovare sia i finanziamenti, sia un equipaggio di 56 uomini. Acquistò inoltre due navi, l’Aurora e la Polaris. Quest'ultima era un’imbarcazione norvegese progettata appositamente per le esplorazioni polari, ribattezzata Endurance in vista del viaggio del 1914.

L’Endurance verso l’Antartide

Il programma prevedeva che l’Endurance, con a bordo Shackleton e altri 27 uomini, raggiungesse il Mare di Weddell, situato a sud delle coste dell’America Meridionale, e facesse sbarcare in Antartide gli esploratori destinati ad attraversare il continente. L’Aurora doveva invece arrivare nel Mare di Ross, situato dall’altra parte del continente a sud della Nuova Zelanda, da dove Mackintosh e i suoi uomini sarebbe partiti per allestire i depositi di cibo per Shackleton e compagni.

L’Endurance salpò dall’Inghilterra il 9 agosto 1914 e dopo alcuni mesi raggiunse la Georgia del Sud, un piccolo arcipelago dell’Atlantico meridionale, sul quale si trovava una base per la caccia alle balene. In novembre la nave fece rotta verso l’Antartide, ma si trovò in difficoltà a causa dei ghiacci e nel gennaio 1915 restò bloccata a circa 76°S di latitudine. Il successivo 27 ottobre gli esploratori dovettero abbandonare la nave, seriamente danneggiata, e accamparsi sul pack, il ghiaccio che si forma sulla superficie marina. La spedizione era fallita e i partecipanti dovevano solo cercare un modo per tornare a casa.

L'Endurance intrappolata nei ghiacci
L’Endurance intrappolata nei ghiacci.

Due navi bloccate nei ghiacci

L’Endurance, non resistendo alla pressione dei ghiacci, affondò alcuni giorni dopo. Gli uomini restarono fermi alcuni mesie solo nell’aprile del 1916, navigando a bordo delle tre scialuppe della nave, riuscirono a raggiungere l’Isola Elefante, un’isoletta disabitata e inospitale presso le coste antartiche. La salvezza era ancora lontana.

L’Aurora, nel frattempo, era giunta nel Mare di Ross e dieci uomini erano scesi a terra per installare i depositi di cibo. Tuttavia, restarono a loro volta bloccati, perché la nave fu pesantemente danneggiata e rimase in balia dei ghiacci.

Il gruppo dell’Endurance verso la salvezza

All’isola Elefante Shackleton si rese conto che l’unica speranza di salvezza era raggiungere la Georgia del Sud con una delle scialuppe. L’impresa era disperata: si doveva navigare su una piccola barca per 1600 km in uno dei mari più tempestosi del mondo, con onde alte fino a 20 metri.  Nonostante i rischi, il 16 aprile 1916 il comandante e altri cinque uomini partirono sulla scialuppa chiamata “James Caird”e, miracolosamente, il 10 maggio riuscirono a raggiungere le coste della Georgia del Sud. Dopo una marcia a piedi di dieci giorni, arrivarono alla base baleniera e poterono mettersi in salvo.

La partenza della Caird da Elephant Island
La partenza della Caird da Elephant Island.

Era necessario, però, andare a recuperare gli uomini restati all’isola Elefante. Shackleton riuscì a trovare una nave e dei finanziamenti in Uruguay (il Regno Unito, impegnato nella Prima guerra mondiale, non poteva mandare soccorsi) e in agosto raggiunse i compagni: tutti erano salvi.

Immagine

Gli uomini del Mare di Ross

Restava ancora in Antartide il gruppo di Mackintosh. Gli uomini, pur bloccati da maggio 1915, avevano fatto tutto il possibile per predisporre i depositi di cibo, ma tre di loro, tra i quali il comandante, erano morti. Gli altri avevano trovato riparo in un rifugio costruito anni prima da Scott. Shackleton decise di andare personalmente a recuperarli. Giunto in Nuova Zelanda nel dicembre 1916, salpò a bordo dell’Aurora, che nel frattempo era tornata indietro ed era stata riparata, e il 10 gennaio 1917 raggiunse i superstiti e li trasse in salvo.

Shackleton e un compagno nei ghiacci
Shackleton e un compagno nei ghiacci.

La memoria

Al ritorno nel Regno Unito, molti partecipanti furono richiamati alle armi e combatterono nella prima guerra mondiale. Shackleton, non richiamato causa dell’età, nel 1921 organizzò una missione per raggiungere il Polo Nord, ma durante il percorso morì per un attacco di cuore.

La spedizione Endurance ha continuato a far parlare di sé e nel corso degli anni è stata raccontata da numerosi libri e film. Nel 2022, inoltre, un drone sottomarino ha individuato il relitto della nave, conservato perfettamente dalle acque gelide del Mare di Weddell.

Fonti principali
The Endurance
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