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16 Luglio 2023
18:30

La storia della “spedizione dei mille”, la campagna di Garibaldi per l’unificazione italiana

Nel 1860 le camicie rosse di Garibaldi sbarcarono in Sicilia e, con il sostegno di ampi strati della popolazione meridionale, conquistarono tutto il Mezzogiorno. Pochi mesi dopo fu proclamata la nascita del Regno d’Italia.

A cura di Erminio Fonzo
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La storia della “spedizione dei mille”, la campagna di Garibaldi per l’unificazione italiana
spdizione dei mille copertina

La "spedizione dei mille" fu uno dei principali eventi del Risorgimento. Circa mille volontari, appoggiati dal Regno di Sardegna, sbarcarono a Marsala nella notte tra il 5 e il 6 maggio del 1860. In molte città siciliane la popolazione insorse contro la dinastia borbonica e migliaia di siciliani si unirono ai garibaldini. Entro la fine di luglio l’intera Sicilia era stata conquistata.

Nei due mesi successivi, le camicie rosse portarono a termine anche la conquista dell’Italia meridionale. Inoltre, in ottobre giunse da nord l’esercitò del Regno di Sardegna, guidato personalmente dal re Vittorio Emanuele II, che incontrò Garibaldi presso la cittadina di Teano. Il sovrano prese possesso dell’Italia meridionale e nei primi mesi del 1861 il suo esercitò fiaccò le ultime resistenze borboniche. Il successivo 17 marzo nacque ufficialmente il Regno d’Italia.

L’unificazione del Centro-Nord e i contrasti nel Regno delle Due Sicilie

Tra il 1859 e i primi mesi del 1860, in seguito alla guerra condotta contro l’Austria dalla Francia e dal Regno di Sardegna, vasti settori della Penisola furono unificati sotto la dinastia dei Savoia. Realizzare l’Unità d’Italia divenne una possibilità concreta. Il Mezzogiorno, però, era ancora interamente compreso nel Regno delle Due Sicilie, nelle mani della dinastia dei Borbone, ed era separato dal territorio settentrionale dallo Stato pontificio, governato dalla Chiesa.

La penisola italiana alla partenza dei mille
L’Italia alla vigilia della spedizione dei mille. Blu: territori ceduti alla Francia. Giallo: Regno di Sardegna con le nuove conquiste. Verde: Stato Pontificio. Rosso: Regno delle Due Sicilie. Viola: Regno Lombardo Veneto (parte dell’Impero d’Austria).

Ampi strati della popolazione meridionale, in particolar modo i ceti urbani e la borghesia, erano favorevoli all’unificazione italiana. I principi del liberalismo, che si stavano affermando in tutta Europa, si erano fatti strada anche nel Mezzogiorno e avevano reso anacronistica la dinastia borbonica, che non intendeva recedere dall’assolutismo. Anche nel Regno delle Due Sicilie, inoltre, si era diffusa l’idea di nazione, secondo la quale i popoli che avevano lingua e tradizioni comuni dovevano formare un unico Stato. Tuttavia Francesco II, il re delle Due Sicilie, godeva del sostegno di alcuni settori della popolazione, come una parte dei ceti rurali, che non erano partecipi della diffusione delle nuove idee ed erano fortemente condizionati dalla chiesa.

L’organizzazione della spedizione

I preparativi per organizzare una spedizione di volontari che sbarcasse nel Mezzogiorno e rovesciasse la dinastia dei Borbone presero avvio nel 1859 nel Regno di Sardegna, nel quale regnava la dinastia dei Savoia. Si radunarono circa mille volontari, al comando dei quali fu posto Giuseppe Garibaldi. Il condottiero era un repubblicano, ma si era reso conto che l’unificazione della Penisola poteva avvenire solo con il sostegno dei Savoia e accettò di combattere al loro servizio.

Il Regno sabaudo ufficialmente non era coinvolto nella spedizione, ma, nei fatti, la sostenne e la finanziò. Mentre i preparativi erano in corso, nel Mezzogiorno i liberali si attivarono per preparare l’insurrezione della popolazione contro i Borbone e facilitare così il compito dei garibaldini.

La partenza della spedizione da Quarto
La partenza della spedizione da Quarto

Lo sbarco a Marsala e la conquista della Sicilia

I mille, con indosso la caratteristica camicia rossa, partirono da Quarto, presso Genova, nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860. Viaggiarono a bordo di due navi, il Piemonte e il Lombardo, messe a disposizione dalla compagnia Rubbattino, e giunsero al porto di Marsala l’11 maggio. Nelle vicinanze del porto erano ancorate due navi da guerra della marina britannica. Il loro ruolo non è mai stato chiarito con certezza e si è ipotizzato che fossero state mandate per proteggere lo sbarco dei garibaldini, a causa delle tensioni diplomatiche tra Regno Unito e Regno delle Due Sicilie.

Fatto sta che, tre giorni dopo lo sbarco, Garibaldi emanò un proclama e assunse la dittatura sulla Sicilia in nome di Vittorio Emanuele II. La prima battaglia fu combattuta il 15 maggio presso Calatafimi, dove i mille inflissero una sconfitta all’esercito dei Borbone. L’esito della battaglia fomentò le insurrezioni antiborboniche in tutta la Sicilia e alle truppe garibaldine si aggiunsero migliaia di siciliani e numerosi volontari arrivati dal Nord. Garibaldi decise di riorganizzare le sue truppe e costituì l’Esercito siciliano, che in luglio sconfisse nuovamente i borbonici a Milazzo. Entro la fine del mese tutta la Sicilia era stata conquistata.

Garibaldi a Palermo (dipinto di Giovanni Fattori)
Garibaldi a Palermo (dipinto di Giovanni Fattori)

La popolazione siciliana accolse con favore i garibaldini, anche per l’ostilità verso il governo napoletano. In alcuni casi i contadini si ribellarono contro i proprietari terrieri, pensando che Garibaldi intendesse promuovere la redistribuzione delle terre, ma le camicie rosse non esitarono a stroncare le insurrezioni. Il caso più noto è quello di Bronte, in provincia di Catania, dove il 10 agosto cinque contadini furono messi a morte per ordine di Nino Bixio, luogotenente di Garibaldi.

La conquista dell’Italia meridionale

L’Esercito meridionale, come era stato ribattezzato l’Esercito siciliano, sbarcò in Calabria il 19 agosto e iniziò a risalire verso nord. La conquista fu relativamente facile, perché in molte località la popolazione insorse e cacciò i soldati borbonici prima dell’arrivo dei garibaldini. Migliaia di volontari meridionali si unirono alle camicie rosse e già il 7 settembre le prime avanguardie entrarono a Napoli.

L'ingresso di Garibaldi a Napoli. dipinto di F. W. Schwarz
L’ingresso di Garibaldi a Napoli. dipinto di F. W. Schwarz

Gran parte della popolazione del Regno accolse i garibaldini come liberatori e solo in poche località, tra le quali l’Irpinia e il Molise, i contadini e alcuni reparti dell’esercito borbonico si scagliarono contro i sostenitori del liberalismo.

La guerra, in ogni caso, stava per finire. L’esercitò dei Borbone si radunò presso il fiume Volturno, a nord di Napoli, dove tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre ebbe luogo lo scontro decisivo. L’Esercito meridionale, che ormai contava 50.000 effettivi, ottenne una netta vittoria. Dopo la battaglia, Francesco II e i suoi soldati si asserragliarono nella fortezza di Gaeta: il Regno delle Due Sicilie aveva cessato di esistere.

L’arrivo dell’esercito sabaudo e le ultime battaglie

A Torino, Vittorio Emanuele e il suo governo erano soddisfatti delle conquiste, ma temevano che Garibaldi intendesse attaccare anche Roma, per farne la capitale del nuovo Regno d’Italia. L’attacco avrebbe certamente provocato l’intervento della Francia di Napoleone III, protettrice del papa. Pertanto Vittorio Emanuele, dopo essersi accordato con Napoleone, decise di far intervenire il suo esercito.

Le truppe sabaude invasero lo Stato pontificio e conquistarono l’Umbria e le Marche, necessarie per “collegare” il Regno di Sardegna al Mezzogiorno, ma non si diressero su Roma, che fu lasciata al papa. Il re raggiunse personalmente i soldati, marciò verso sud e il 26 ottobre, presso la cittadina di Teano (oggi in provincia di Caserta)incontrò Garibaldi, che gli consegnò i territori che aveva conquistato. Pochi giorni dopo, il condottiero si ritirò nell’isola di Caprera.

Le ultime battaglie contro i Borbone furono condotte dall’esercito sabaudo, che assediò la fortezza di Gaeta e la conquistò nel febbraio del 1861. Il 17 marzo il parlamento, riunito a Torino, poté proclamare la nascita del Regno d’Italia.

L'incontro a Teano
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