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21 Maggio 2024
6:00

Scoperto il contenuto della tavoletta cuneiforme di Beth Shemesh: non è un testo sacro

Un gruppo di ricercatori internazionali, utilizzando tecniche di analisi petrografiche ed epigrafiche ha dimostrato che un'antica tavoletta cuneiforme di 3300 anni fa non conteneva un testo sacro, come si pensava, ma piuttosto gli esercizi di scrittura di un giovane apprendista scriba.

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Scoperto il contenuto della tavoletta cuneiforme di Beth Shemesh: non è un testo sacro
Immagine
Tavoletta cuineiforme da Ugarit esposta al Louvre. Credits: Mbzt, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons.

La tavoletta in caratteri cuneiformi ritrovata nel 1933 a Beth Shemesh, un sito archeologico dell'antica civiltà cananea nella regione centrale di Israele, e risalente a 3300-3400 anni fa, era stata interpretata come una sorta di testo sacro composto di preghiere e invocazioni, ma un nuovo studio condotto da un gruppo di ricercatori dell'università Ben Gurion del Negev, in Israele, ha dimostrato che la tavoletta in realtà fosse l'esercizio di scrittura di un giovane apprendista scriba.

Dopo la sua scoperta, la tavoletta di Beth Shemesh interessò moltissimo gli archeologi. Il documento era scritto infatti nell'alfabeto ugaritico, un sistema di scrittura originario di Ugarit (città nell'attuale Siria che fu fiorente nell'età del bronzo) che aveva la particolarità di usare caratteri cuneiformi per rappresentare suoni, in maniera simile ai moderni alfabeti occidentali, anziché concetti o sillabe come negli alfabeti cuneiformi mesopotamici. Si tratta di uno degli unici due esempi di scrittura ugaritica ritrovati fuori da Ugarit.

Nel corso del Novecento gli esperti hanno tentato di decifrare il contenuto della tavoletta di Beth Shemesh. Già poco dopo la sua scoperta alcuni studiosi del settore proposero delle traduzioni, interpretando il testo inciso sull'argilla come delle preghiere o delle invocazioni nei confronti delle divinità. Tuttavia, negli anni '80, alcuni studiosi proposero che anziché trattarsi di un testo di senso compiuto potesse essere una semplice successione alfabetica, paragonabile al nostro ordine "a, b, c, d…".

Per tentare di dirimere la questione, il gruppo di ricerca dell'Università del Negev, composto da Cécile Fossé (venuta purtroppo a mancare durante lo studio), Jonathan Yogev, José Mirão, Nicola Schiavon e Yuval Goren ha sottoposto la tavoletta di argilla a un accurato studio petrografico ed epigrafico. La prima fase dello studio ha messo in evidenza come l'argilla e la tecnica di lavorazione impiegata per realizzare l'oggetto fossero di livello piuttosto grossolano, qualitativamente molto inferiore a quello di altre tavolette del genere provenienti da Ugarit. L'analisi dell'argilla ha stabilito poi che il materiale non proveniva dalla zona di Ugarit, ma era di origine locale.

Dopo questa prima fase, i ricercatori hanno individuato sulla superficie della tavoletta un'impronta digitale compatibile per dimensioni con quella di un bambino, che probabilmente realizzò l'oggetto in maniera molto superficiale. Analizzando al microscopio i caratteri cuneiformi incisi sull'argilla, gli studiosi si sono resi conto che molte lettere erano state scritte male e corrette successivamente, anche incidendo il carattere corretto direttamente al di sopra di quello sbagliato.

I ricercatori dell'Università del Negev hanno proposto una trascrizione che interpreta i caratteri come la successione alfabetica "h, l, ch". Si tratta di una differenza sostanziale rispetto all'alfabeto ugaritico, che aveva un ordine "a, b" simile al nostro, evidenziando l'esistenza di una differenza dialettale cananea. L'ordine alfabetico della tavoletta di Beth Shemesh trova un confronto con quello della lingua Ge' Ez, utilizzata dagli ebrei etiopi.

Secondo gli studiosi, la tavoletta non sarebbe altro che l'esercizio di scrittura sotto dettatura di un giovane apprendista scriba, sbagliato e poi corretto dal suo maestro, come è accaduto a tanti di noi durante i primi anni di scuola elementare.

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