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10 Aprile 2025
16:30

L’assurda storia dell’uomo che visse per 18 anni all’interno di un aeroporto di Parigi

Mehran Karimi Nasseri, un rifugiato politico iraniano, visse nell'aeroporto parigino di Charles De Gaulle per 18 anni a causa di un problema legale legato alla mancanza di documenti di immigrazione. La sua storia ha ispirato il film The Terminal.

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L’assurda storia dell’uomo che visse per 18 anni all’interno di un aeroporto di Parigi
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Mehran Karimi Nasseri (soprannominatosi "Sir Alfred Mehran") ha vissuto per 18 anni, dall'agosto 1988 al luglio 2006, all'interno dell'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi. La sua storia è ancora incerta, visto che le sue dichiarazioni sono cambiate più e più volte, ma l'unica cosa sicura è che si sia trovato in aeroporto senza documenti: senza passaporto infatti non poteva salire su un nuovo aereo e se fosse uscito dall'aeroporto sarebbe stato arrestato per non avere documenti personali. Quel luogo era quindi l'unico limbo nel quale il rifugiato di origini iraniane poteva vivere. Ma come ci è finito in questa situazione? Ripercorriamo questa incredibile storia che, tra le altre cose, ha ispirato il famoso film di Steven Spielberg The Terminal con protagonista Tom Hanks.

Perché Mehran Karimi Nasseri è rimasto bloccato in aeroporto

La storia di Mehran Karimi Nasseri è avvolta in buona parte dall'incertezza, dal momento che l'unica fonte sono le sue stesse dichiarazioni che, però, sono cambiate più volte nel corso del tempo – anche a causa di un suo declino mentale. Di seguito riporteremo quindi una delle versioni più accreditate, anche se ne esistono di alternative.

Probabilmente Nasseri nacque in Iran nel 1945 da una relazione illegittima tra un uomo iraniano e una donna britannica e all'inizio degli anni '80 prese parte ad alcune rivolte studentesche a Teheran. Questo evento lo mise sotto la lente della polizia e quindi questo, assieme alla volontà di conoscere meglio la propria madre, lo spinsero ad abbandonare definitivamente il proprio Paese natale per andare in Europa.

Inizialmente andò in Belgio sotto lo status di rifugiato ma un giorno, durante un viaggio a Parigi, qualcuno gli rubò i documenti – o almeno, così dichiarò Nasseri in seguito. Senza documenti provò ad imbarcarsi per Heathrow ma non riuscì a partire e restò bloccato al Charles De Gaulle di Parigi. Qui si trovava in un limbo: non poteva uscire dall'aeroporto perché era senza documenti, e allo stesso tempo non poteva nemmeno viaggiare in un altro Paese perché sarebbe stato respinto. Nemmeno la Francia lo poteva deportare, perché nessun altro Paese lo avrebbe accolto. Il Terminal 1 divenne quindi la sua nuova casa.

La vita nell'aeroporto

La "casa" di Mehran era una panchina metallica attorno alla quale, nel corso del tempo, furono ammassate valigie, scatoloni e tutti i suoi effetti personali. Ogni mattina andava nei bagni dell'aeroporto per sistemarsi e rendersi presentabile mentre durante la giornata invece passava molto del suo tempo a leggere quotidiani e scrivere un dettagliato diario nel quale appuntava tutto ciò che gli capitava.

Per quanto riguarda il cibo, i piloti che transitavano dall'aeroporto avevano spesso dei buoni pasto che non utilizzavano, donandoli a Sir Alfred e dandogli la possibilità di acquistare un panino al fast food.

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La fine del soggiorno di Sir Alfred

Dopo l'uscita del film con Tom Hanks la sua storia divenne di dominio pubblico e ogni giorni frotte di giornalisti si presentavano per potergli fare qualche domanda. In realtà pensate che già dal 1999 lui ricevette dal governo francese lo status di rifugiato e, dunque, avrebbe potuto restare nel Paese senza incorrere in problemi con la legge. Tuttavia quella panchina era ormai la sua nuova casa, e lì rimase fino al 2006, quando fu trasportato all'ospedale per curare un'infiammazione polmonare.

Una volta uscito dall'ospedale si ritrovò ad abitare in un ostello, pagando l'affitto con i soldi ricavati dai diritti del film The Terminal. Poche settimane prima di morire, in realtà, Mehran Karimi Nasseri tornò all'aeroporto per un ultimo soggiorno, passando a miglior vita il 12 novembre 2022 all'età di 77 anni.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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