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19 Ottobre 2024
6:00

Le foreste “pensano” secondo certi popoli dell’Amazzonia: ecco perché, tra animismo e prospettivismo

Secondo alcuni popoli indigeni dell'Amazzonia le foreste sono in grado di "pensare". Una credenza che sfida la distinzione netta tra natura e cultura, rivelando un mondo interconnesso dove l'essere umano non è più il protagonista assoluto.

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Le foreste “pensano” secondo certi popoli dell’Amazzonia: ecco perché, tra animismo e prospettivismo
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Nel cuore dell'Amazzonia, alcune comunità indigene percepiscono la foresta come qualcosa di molto più complesso di un semplice insieme di piante e animali. Per loro, la foresta è un organismo vivente, dotato di pensiero, volontà e capacità di comunicare. Questo approccio è profondamente radicato in concezioni animistiche e prospettiviste ed è emerso nel tempo, in maniera un po' stereotipata, anche grazie alla cultura pop (pensiamo ad esempio al film di fantascienza Avatar). Ma cosa significa veramente dire che "le foreste pensano"? E in che modo questa concezione può farci ripensare il nostro rapporto con la natura?

Animismo: la foresta come soggetto vivente

L'animismo è una vera e propria visione del mondo in cui tutti gli elementi della natura, inclusi animali, piante, e persino fenomeni naturali, sono considerati dotati di un'anima, di una capacità di agire nel mondo e della possibilità di comunicare. Più che una religione codificata, l'animismo è uno stile di vita e un modo di pensare che permea le pratiche quotidiane delle comunità che lo adottano. In molte culture indigene dell'Amazzonia, l'animismo riguarda ogni aspetto della vita, dalla caccia alle interazioni sociali, influenzando la percezione del mondo naturale come un insieme di relazioni tra esseri viventi.

In virtù di queste credenze, le comunità animiste, attraverso rituali e pratiche spirituali, cercano di mantenere un equilibrio con il mondo naturale, riconoscendosi parte di un sistema complesso e interconnesso. Questo approccio promuove inoltre una visione profondamente ecologica e rispettosa dell'ambiente.

Le comunità amazzoniche Kayapo, Ticuna e Guarani condividono la fede animista. I Ticuna, in particolare, considerano gli alberi come simboli di saggezza ancestrale e svolgono rituali per stabilire un dialogo con quelli ritenuti sacri. Prima di raccogliere frutti o abbattere alberi, è solito chiedere il permesso degli spiriti per prevenire conseguenze negative.

Prospettivismo: diverse soggettività uniche

Al contrario dell'animismo, il prospettivismo è una teoria ideata dall'antropologo Eduardo Viveiros de Castro, la quale fornisce una chiave di lettura unica per comprendere la cosmologia delle popolazioni indigene dell'Amazzonia.

Secondo questa teoria, ogni essere vivente – umani, animali, piante e spiriti – possiede una propria "prospettiva" sul mondo e si percepisce come il centro della propria esperienza. Ogni creatura, umana o non umana, vive la realtà a partire dalla sua visione soggettiva, considerandosi al centro della sua specifica realtà.

Ad esempio, dal punto di vista del giaguaro, il mondo non è popolato da prede e predatori, ma da altri esseri che egli percepisce attraverso la sua prospettiva di cacciatore. Il giaguaro si vede come il protagonista della sua esperienza, non vi è una gerarchia tra la specie.

Immagine di un giaguaro in Amazzonia
Immagine di un giaguaro dell’Amazzonia. Credits: Ashley Lee

Se ogni specie percepisce sé stessa come il "centro" del proprio universo, il prospettivismo ci invita a riconoscere che, a differenza della visione occidentale che pone l'essere umano al centro, nelle cosmologie indigene ogni creatura è protagonista della propria realtà, con una visione valida e unica del mondo. Questa visione prospettivista apre a rapporti tra specie più fluidi e dinamici, dove ogni creatura vive il mondo attraverso una soggettività unica.

Un chiaro esempio di questa visione è dato dai rituali sciamanici praticati dai Kichwa, che cercano di accedere a "altre prospettive". Attraverso l'uso di sostanze rituali come l'ayahuasca, i partecipanti ottengono visioni che permettono loro di comprendere il punto di vista di spiriti animali o vegetali. Queste esperienze rivelano la complessità delle relazioni tra esseri umani e natura, evidenziando l'importanza di coesistere in un ecosistema interconnesso.

Un ripensamento del rapporto tra natura e cultura  

Il confronto tra la visione animista e il prospettivismo invita a riconsiderare la relazione tra esseri umani e non umani. Entrambe le visioni suggeriscono un mondo in cui gli esseri umani non sono al centro, ma solamente parte di una rete interconnessa.

Il titolo di questo articolo si ispira a Eduardo Kohn, il quale, nel suo libro Come pensano le foreste, mette in discussione la separazione tradizionale tra natura e cultura. In linea con Kohn, Philippe Descola, sostiene che la distinzione tra natura e società umana, prevalente in Occidente, non è universale, ma è una costruzione culturale relativa.

Descola invita anche a considerare gli esseri umani come parte integrante dell'ecosistema, al pari di giaguari e orsi, ponendo domande provocatorie quali: quando e perché l'uomo si è separato dalla natura? Perché si crede nella superiorità della specie umana sulle altre? Questi interrogativi invitano a ripensare radicalmente la nostra visione del mondo, mettendo in discussione gli assiomi della modernità.

La necessità di attuare un ripensamento è sostenuta da attivisti politici contemporanei come Nemonte Nenquimo, leader di una comunità indigena ecuadoriana. Nemonte, nella sua lotta contro la deforestazione e lo sfruttamento petrolifero va oltre la semplice battaglia ambientale, rappresentando anche la difesa di un sistema di pensiero che riconosce la sacralità della natura.

L'idea che la foresta possa "pensare" richiede una revisione dei nostri approcci scientifici e culturali. La visione occidentale, spesso basata sulla razionalità e sulla quantificazione, ha difficoltà ad accettare una natura animata e capace di agire sul mondo. Tuttavia, integrare la conoscenza tradizionale con la scienza moderna è cruciale per affrontare le sfide ecologiche contemporanee.

Nemonte Nenquimo, attivista indigena.
Nemonte Nenquimo, attivista indigena.
Fonti:
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