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28 Maggio 2023
12:30

La foresta amazzonica, il “polmone verde” che influenza l’equilibrio dell’intero Pianeta

La foresta amazzonica o Amazzonia è la più grande foresta pluviale tropicale della Terra. È un "polmone verde" che incide sugli equilibri climatici del Pianeta, ma è gravemente minacciata dalla deforestazione e dall'estrazione delle materie prime.

A cura di Andrea Raboni
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La foresta amazzonica, il “polmone verde” che influenza l’equilibrio dell’intero Pianeta
foresta amazzonica

La regione amazzonica copre un vasto territorio dell’America meridionale che si espande su 9 Stati: Brasile, Bolivia, Perù, Ecuador, Venezuela, Colombia, Guyana, Suriname e Guyana francese. Comprende la più grande foresta pluviale del nostro pianeta: la foresta amazzonica o Amazzonia.

Questa sconfinata distesa di vegetazione (di circa 6,5 milioni di chilometri quadrati) ha un valore ecologico e ambientale così importante da essere definita il “polmone verde” della Terra ed è persino in grado di influenzare il clima planetario. Una sua parte brasiliana è anche Patrimonio UNESCO dal 2000. Ma precisamente che cos’è una foresta pluviale e perché è così importante per gli equilibri del Pianeta?

La foresta pluviale tropicale più grande del mondo

Siamo soliti pensare che l’Amazzonia sia la foresta più grande del mondo, ma in realtà non è proprio così: l’Amazzonia è la foresta pluviale tropicale più grande del mondo.

Una foresta pluviale tropicale è uno specifico bioma che si sviluppa nelle regioni intertropicali, ossia tra il Tropico del Cancro, a nord, e il Tropico del Capricorno, a sud, e lungo le regioni equatoriali. Queste zone sono caratterizzate da un’elevata piovosità stagionale, oltre i 1.500 mm annui, che tende a diventare più uniforme avvicinandosi all’Equatore. L’alto tasso di umidità e le temperature più o meno elevate nel corso di tutto l’anno creano le condizioni ottimali per lo sviluppo e la conservazione di un ambiente forestale lussureggiante ed estremamente variegato.

La foresta amazzonica si sviluppa su un’area di oltre 6,5 milioni di chilometri quadrati (tanto per fare un paragone, la superficie dell’intero continente europeo, isole comprese, è di circa 10 milioni di chilometri quadrati) e, come abbiamo visto, tocca il territorio di ben nove Stati sudamericani. La porzione maggiore di foresta amazzonica (più del 50%) è compresa all'interno dei confini brasiliani. Da sola, la foresta amazzonica comprende più della metà della superficie delle foreste pluviali tropicali del pianeta.

amazzonia

Acqua e biodiversità

L’Amazzonia comprende parte del bacino amazzonico, cioè il bacino idrografico formato dal Rio delle Amazzoni e dai suoi affluenti. Questa immensa ricchezza di acqua costituisce una vera e propria fonte di vita: le foreste pluviali contengono oltre due terzi della biodiversità del mondo intero, e, in particolare, all’interno della foresta amazzonica si stima che possa vivere circa il 10% delle specie animali e vegetali conosciute. Oltre a queste, un numero non ben definito di nuove specie è ancora tutto da scoprire e ogni anno scienziati e ricercatori catalogano centinaia di nuove specie.

In Amazzonia vivono oltre 400 specie di mammiferi, più di 800 specie di rettili e anfibi, 1.300 specie di uccelli e 100.000 diverse specie di invertebrati. Insomma, un vero e proprio tesoro di biodiversità e una meraviglia ecologica unica al mondo.

biodiversità amazzonia

L’importanza dell'Amazzonia per gli equilibri del Pianeta

Data la sua enorme estensione e la ricchezza di biodiversità, la foresta amazzonica è in grado di influenzare gli equilibri climatici del nostro pianeta. L’Amazzonia, infatti, oltre a essere una naturale fonte di ossigeno, è in grado di assorbire grandissime quantità di anidride carbonica (CO2) che le piante utilizzano nei naturali cicli biologici per produrre il proprio nutrimento. In questo modo controbilanciano le emissioni umane di uno dei principali gas serra, il cui aumento nell’atmosfera è responsabile dell’aumento delle temperature terrestri.

Tuttavia, un recente studio supportato dalla National Geographic Society e pubblicato sulla rivista Frontiers ha dimostrato come le attività umane abbiano alterato i naturali processi biochimici della foresta. La deforestazione, la realizzazione di dighe lungo il bacino del Rio delle Amazzoni, l’inquinamento e le altre attività umane, non solo avrebbero comportato una diminuzione della capacità dell’Amazzonia di assorbire CO2, ma avrebbero addirittura determinato un’inversione di tendenza secondo la quale la stessa foresta ora contribuirebbe al riscaldamento climatico.

Gli autori della ricerca ci tranquillizzano in parte affermando che nulla di tutto questo sia al momento irreversibile, ma azioni di regolamentazione dello sfruttamento della vegetazione amazzonica e attività di riforestazione sono da avviare al più presto per sanare il grave danno prima che la situazione possa precipitare.

CO2 amazzonia

I problemi dell’Amazzonia

L'Amazzonia rappresenta una fonte di risorse anche per gli esseri umani che da diversi decenni sfruttano in modo non proprio controllato il suolo e la vegetazione. Tra le principali minacce agli equilibri degli ecosistemi amazzonici vi è senza dubbio la deforestazione. Ampie porzioni di foresta vengono abbattute ogni anno per far spazio ai pascoli per l’allevamento dei bovini e per le coltivazioni industriali, come quella della soia.

Un altro grave problema riguarda la realizzazione indiscriminata di infrastrutture e centrali idroelettriche per la produzione di energia. Le centrali richiedono infatti la costruzione di dighe che alterano il corso dei principali fiumi e distruggono, in modo spesso irreversibile, gli equilibri dell’ambiente.

Infine, l’estrazione di materie prime, come oro e petrolio, comporta inevitabilmente la realizzazione di impianti minerari che richiedono altra deforestazione e provocano un grave inquinamento del suolo e delle acque superficiali e sotterranee.

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