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14 Gennaio 2025
9:00

Le spettacolari immagini di Mercurio visto dall’ultimo flyby della sonda BepiColombo

La sonda Bepi Colombo dell'ESA ha effettuato il sesto e ultimo sorvolo ravvicinato di Mercurio prima di immettersi in orbita nel 2026. Le immagini ESA mostrano straordinarie immagini con crateri ghiacciati in ombra e grandi pianure vulcaniche del pianeta.

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Le spettacolari immagini di Mercurio visto dall’ultimo flyby della sonda BepiColombo
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Credits: ESA/BepiColombo/MTM

Mercoledì 8 gennaio alle 06:59 ora italiana la sonda Bepi Colombo dell'agenzia spaziale europea e della Japan Aerospace Exploration Agency ha effettuato il sesto ed ultimo sorvolo ravvicinato (in gergo fly-by) della superficie di Mercurio, regalandoci nuove splendide immagini del pianeta più vicino al Sole. La manovra orbitale è stata eseguita per immettere la sonda su di una traiettoria che la porterà in orbita attorno al pianeta verso la fine del 2026. La sonda, che porta il nome dell'astronomo italiano, esperto di Mercurio, Giuseppe Colombo, ha sorvolato la superficie a soli 295 km di altezza nei pressi del polo nord del pianeta. Le immagini rilasciate dalla camera di monitoraggio M-CAM mostrano sia le fasi iniziali che quelle successive del sorvolo, offrendoci una prospettiva completa del passaggio dalla zona fredda non illuminata dal Sole a quella illuminata. Le immagini mostrano crateri il cui fondo è perennemente all'ombra, rendendole tra le zone più fredde del Sistema Solare, e pianure più brillanti del resto della superficie poiché di origine vulcanica. Molti misteri circondano Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, ma anche tra i meno studiati, come la composizione della superficie e la sua formazione. Misteri che la sonda Bepi Colombo spera di risolvere a partire dal 2026.

Come è andato il sorvolo ravvicinato di Mercurio

La sonda Bepi Colombo ha effettuato il sesto ed ultimo sorvolo ravvicinato di Mercurio l‘8 gennaio alle 06:59, passando a circa 295 km di altezza dalla superficie, nei pressi delle regioni del polo nord. Le immagini rilasciate dall'ESA mostrano bene la sequenza degli eventi. La sonda è passata nel suo punto più vicino sopra la fredda zona in ombra del pianeta, salvo transitare 7 minuti dopo sul polo nord, per poi acquisire le immagini del terminatore (linea che separa la parte illuminata da quella in ombra di un pianeta) e dell'emisfero nord illuminato dal Sole.

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Lo schema mostra i dettagli del sesto sorvolo ravvicinato di Mercurio. Credits: ESA

Il sesto fly-by di Mercurio ha permesso alla sonda di immettersi finalmente sulla traiettoria che la porterà in orbita attorno al pianeta verso la fine del 2026. Le immagini sono state le ultime rilasciate dalla camera di monitoraggio M-CAM, visto che prima della messa in orbita, la sezione si separerà dai moduli orbitanti Mercury Planetary Orbiter dell'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, e Mercury Magnetospheric orbiter della JAXA, l'Agenzia Spaziale giapponese.

Cosa ha scoperto Bepi Colombo durante il sorvolo

La prima immagine (qui sotto) rilasciata dalla sonda è stata ottenuta nei pressi del polo nord di Mercurio. Essa mostra alcuni dei crateri di Mercurio il cui fondo ghiacciato è perennemente in ombra, rendendoli alcuni dei luoghi più freddi del Sistema Solare, nonostante Mercurio sia il pianeta più vicino al Sole. Questi crateri potrebbero contenere acqua, uno dei misteri che Bepi Colombo dovrá risolvere. In basso a sinistra sono invece visibili i crateri Henri e Lismer delle pianure vulcaniche di Borealis Planitia, che sono stati riempiti di lava durante una eruzione vulcanica avvenuta 3,7 miliardi di anni fa.

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La prima immagine rilasciata dalla camera di bordo mostra la regione del polo nord di Mercurio. Credits: ESA/BepiColombo/MTM

La seconda immagine qui sotto, ottenuta 5 minuti dopo la prima, mostra come le pianure vulcaniche occupino buona parte della superficie di Mercurio. In basso a sinistra è visibile il bacino Caloris, che con i suoi 1500 km di diametro, è il cratere da impatto più grande di Mercurio. Sopra è visibile una struttura a boomerang, più chiara del resto della superficie, formatasi a partire da una colata di lava. La sua prossimità e il colore simile al bacino Caloris suggeriscono che i due siano collegati, per cui una domanda Bepi Colombo dovrà rispondere è se la lava si è mossa a partire dal bacino Caloris verso l'esterno o viceversa.

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La seconda immagine rilasciata dalla sonda mostra l’emisfero nord di Mercurio illuminato dal Sole. Credits: ESA/BepiColombo/MTM

Sia l'immagine precedente che quella successiva qui sotto mostrano come Mercurio sia fondamentalmente un pianeta particolarmente scuro, che riflette sono 2/3 della luce rispetto a quanto fa la Luna. Le strutture giovani, ad esempio originate dalle eruzioni, sono più chiare, mentre quelle più vecchie sono più scure. Gli scienziati non sanno cosa porti il materiale in superficie a diventare più scuro, anche perché la composizione stessa della superficie è poco nota. L'ultima immagine mostra a sinistra il giovane cratere Fonteyn, che si è formato appena 300 milioni di anni fa, e la cui giovinezza è evidente dalla luminosità dei detriti da impatto che si irradiano da esso.

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L’ultima immagine rilasciata è stata ottenuta da 2100 km e mostra regioni giovani della superficie mercuriana. Credits: ESA/BepiColombo/MTM

Come mai Mercurio è poco visitato

Contrariamente a quanto si possa pensare, inviare una sonda verso le regioni interne del Sistema Solare è più complicato di mandarla verso l'esterno. Questo perché una sonda lanciata dalla Terra possiede una velocità orbitale iniziale che è più o meno pari a quella posseduta dalla Terra nella sua orbita attorno al Sole. Se esistesse un "freno" nello spazio, premendolo, la sonda rallenterebbe e smetterebbe di muoversi attorno al Sole, raggiungendolo semplicemente cadendoci dentro.

Per poter andare verso l'interno del Sistema Solare bisogna quindi annullare la velocità orbitale della Terra di circa 30 km/s. Il modo per farlo è quello di usare carburante per perdere velocità, di modo da essere risucchiati dalla gravità solare verso l'interno del Sistema Solare. Più ci si avvicina, più velocità si deve perdere. Ecco quindi perché è difficile andare su Mercurio: non è più lontano, ma ci vuole un grande sforzo per rallentare abbastanza da avvicinarsi così tanto al Sole.

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