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L’effetto nocebo implica la comparsa o il peggioramento di un sintomo, indipendentemente dalla presenza di una causa reale, per via dell’aspettativa negativa del malato: in altre parole, ci si sente male perché ci si aspetta di stare male. Si tratta dell'opposto del famoso effetto placebo, cioè quel miglioramento dei sintomi e della condizione di salute che si verifica grazie alla convinzione di ricevere un trattamento efficace, anche se in realtà si tratta di una sostanza inerte.
Quando la mente ci sabota: come funziona l’effetto nocebo
In ambito clinico, l’effetto nocebo è documentato in numerosi studi: per esempio, l’assunzione di un farmaco causa in alcuni pazienti mal di testa, nausea o dolori articolari solo dopo che chi lo assume è stato informato di possibili effetti collaterali, anche se il farmaco in questione è privo di principio attivo (Benedetti, 2012). Infatti, secondo la medicina psicosomatica, il corpo può reagire fisicamente a stati emotivi intensi come la paura o l’ansia. Ma è la componente culturale che rende il nocebo particolarmente interessante per le scienze sociali: ciò che temiamo è anche appreso socialmente, attraverso narrazioni, media, credenze diffuse.
Cultura della salute e società del sospetto
La nostra è una società sempre più attenta alla salute, ma anche ossessionata dalla malattia. L’iperesposizione a informazioni sanitarie — spesso incomplete, contraddittorie o sensazionalistiche — contribuisce a generare un clima di allarme costante. Niklas Luhmann (1991), teorico dei sistemi, ha descritto la società della nostra epoca come una “società del rischio”, dove la gestione dell’incertezza diventa un elemento centrale della nostra vita quotidiana e dei nostri pensieri. In questa circostanza, la sfiducia verso farmaci, vaccini, tecnologie e istituzioni sanitarie può tradursi in effetto nocebo: il corpo reagisce negativamente non tanto a ciò che accade, ma a ciò che si crede possa accadere.
Il nocebo come fenomeno sociale: stigma, potere, aspettative
Quindi l’effetto nocebo può anche essere letto come una manifestazione del potere delle aspettative sociali. Quando un gruppo è continuamente esposto a messaggi negativi — per esempio, “sei fragile”, “sei a rischio”, “non guarirai mai” — tende a interiorizzare queste narrazioni.
Michel Foucault (1975), nei suoi studi sul biopotere, ha mostrato come i corpi siano governati attraverso saperi medici e norme disciplinari. Anche l’effetto nocebo può essere inteso come un effetto di potere simbolico: il corpo risponde a un contesto discorsivo (ossia l’insieme di parole, idee, immagini e racconti che circolano su un certo argomento e che influenzano il modo in cui lo pensiamo) che lo descrive come malato, debole, vulnerabile. È il caso di molti effetti riportati da comunità stigmatizzate o ipermedicalizzate, dove il disagio non nasce solo da condizioni oggettive, ma anche dalla pressione sociale e culturale.
L’effetto nocebo ci ricorda che non basta dividere mente e corpo, realtà e percezione. La salute è anche una costruzione sociale, influenzata dalle aspettative, dalla fiducia, dalla cultura e dalla comunicazione. Comprendere il nocebo non significa negare i sintomi delle persone, ma riconoscere quanto profondamente il nostro corpo parli il linguaggio della società in cui viviamo.