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30 Maggio 2023
7:30

L’Illuminismo in sintesi, il movimento del Settecento che ha cambiato l’Occidente

L’Illuminismo, un movimento sorto in Francia, fu alla base di una rivoluzione culturale che interessò tutta l’Europa e raggiunse persino altri continenti. Gli intellettuali che ne furono protagonisti aprirono la strada al mondo contemporaneo.

A cura di Erminio Fonzo
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L’Illuminismo in sintesi, il movimento del Settecento che ha cambiato l’Occidente
Illuminismo copertina

L’Illuminismo è un movimento socio-culturale che si sviluppò nel Settecento. Il suo principio fondamentale era la valorizzazione della ragione, considerata la “guida” per agire e per formarsi le proprie convinzioni. Su questa base, gli intellettuali illuministi proposero una severa critica delle religioni e sostennero la tolleranza tra fedi diverse. In politica, le idee degli illuministi erano eterogenee, ma dal movimento derivarono concetti tuttora fondamentali, come la separazione dei poteri all'interno di uno Stato. L’illuminismo, inoltre, fornì la base intellettuale per nuovi sistemi politici, come il dispotismo illuminato, e fu all’origine della rivoluzione francese. Il movimento si sviluppò nel XVIII secolo in Europa, a partire dall'Inghilterra e successivamente soprattutto in Francia, ma si diffuse anche in Nord America, dove fu una delle scintille che provocarono la rivoluzione americana.

Il significato di Illuminismo

Il nome "illuminismo" contiene in sé l’idea di “illuminare” le menti, schiarendo il “buio” creato dalla religione e dal dogmatismo. L’esigenza di “illuminare” gli esseri umani derivava dalle condizioni politiche e sociali del tempo. Nell’Europa del Settecento predominavano le monarchie assolute, all'interno delle quali il sovrano aveva un potere illimitato, e le aristocrazie, cioè delle famiglie che dovevano la loro posizione alla nascita e non alle capacità. Inoltre, era diffusa l’intolleranza religiosa, in particolare per l’ostilità tra cattolicesimo e protestantesimo, al punto che non si poteva professare una religione diversa da quella “in vigore” nello Stato dove si viveva. L’Illuminismo fu una reazione a questo stato di cose e partì da un elemento preciso: la razionalità.

Il sonno della ragione genera mostri. Dipintio di Francisco Goya (1797)
Il sonno della ragione genera mostri. Dipintio di Francisco Goya (1797)

Le idee fondamentali: ragione, metodo sperimentale e rifiuto della religione

Elemento centrale dell’Illuminismo è la ragione. Gli illuministi ritenevano che ogni essere umano fosse dotato di una mente razionale e dovesse servirsene per stabilire come agire e a cosa credere. La maggior parte degli uomini, però, “non usava” la ragione perché aveva la mente offuscata dalle credenze impostegli dalla religione e dalla società. In questa situazione, gli intellettuali dovevano guidare gli uomini e consentire loro di superare la condizione di inferiorità.

La concezione illuminista della razionalità derivava in parte dal metodo scientifico sperimentale, sviluppatosi nel Seicento, secondo il quale è necessario sottoporre le teorie scientifiche a esperimenti di controllo per confermarle o confutarle. Gli illuministi cercarono di applicare un metodo simile anche agli altri campi del sapere: la ragione era lo strumento attraverso il quale verificare le conoscenze. Di conseguenza, gli uomini non dovevano maturare le proprie convinzioni per fede o per imposizione, ma dovevano verificarle in maniera razionale.

Gli illuministi rifiutavano i dogmi e le liturgie di tutte le religioni. In genere non erano atei, ma seguivano il deismo: ritenevano che esistesse un Dio creatore nell’Universo, ma che non intervenisse nelle vicende umane e non imponesse agli uomini comandamenti e dogmi.

La tolleranza e la pedagogia

Partendo dal concetto che tutti gli uomini sono dotati di ragione, gli illuministi svilupparono il principio della tolleranza, cioè l’accettazione di chi è “diverso”. All’epoca il concetto si riferiva soprattutto alla “diversità” religiosa e mirava a combattere l’intolleranza che sussisteva tra cattolici e protestanti. Principale sostenitore era Voltaire, autore del celebre Trattato sulla tolleranza (1763).

Un altro tema centrale era quello della pedagogia. Gli illuministi ritenevano che fosse necessario impartire ai bambini un’educazione critica e non dogmatica, insegnando a sviluppare la propria razionalità. Particolarmente importante in questo ambito fu il contributo di Jean-Jacques Rousseau, autore di opere come Il contratto sociale e l’Emilio (entrambi del 1762).

Ritratto di Jean-Jacques Rousseau
Ritratto di Jean–Jacques Rousseau

L’Illuminismo politico. Teoria e conseguenze

Se tutti gli uomini sono dotati di ragione, tutti dovrebbero avere gli stessi diritti ed essere “uguali”. Gli illuministi, pur partendo da questo presupposto, non erano teorici della democrazia come la intendiamo oggi, ma proposero ugualmente soluzioni innovative per riformare i sistemi politici. Non tutti, però, sostenevano le stesse idee.

Uno degli intellettuali più importanti, Montesquieu, criticò le monarchie assolute nel suo celebre Lo spirito delle leggi (1748) e teorizzò la divisione dei poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – che ancora oggi è il principio sul quale si fondano gli Stati democratici.

Molti altri illuministi, tra i quali Voltaire, sostenevano invece il dispotismo illuminato, cioè una monarchia che, pur essendo assoluta, operava nell’interesse del popolo e non solo a favore dell’aristocrazia. «Tutto per il popolo, niente dal popolo» è il motto che riassume questa concezione. Il dispotismo illuminato trovò applicazione nell’operato di diversi monarchi europei, come l’imperatore d’Austria Giuseppe d’Asburgo e il re di Prussia Federico II.

La corte di Federico II di Prussia in un dipinto di Adolph von Menzel. Tra i commensali vi e Voltaire
La corte di Federico II di Prussia in un dipinto di Adolph von Menzel. Tra i commensali vi è Voltaire

La conseguenza politica più rilevante dell’Illuminismo fu la rivoluzione francese, espressione dell’ala più “radicale” della mentalità illuminista, che non accettava il dispotismo in nessuna sua forma.

L’Enciclopedia di Diderot e D'Alembert

L’opera più rappresentativa dell’Illuminismo fu un lavoro collettivo, l’Enciclopedia o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri (1751-1772). L’Enciclopedia era strutturata in voci dedicati ai singoli temi (è stata il modello per le enciclopedie successive) e mirava a proporre una sintesi di tutto il sapere, esposto secondo le idee illuministe. All’opera, diretta da Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond D’Alembert, collaborarono i più importanti intellettuali francesi: Voltaire, Rousseau, Montesquieu e molti altri.

Copertina di un volume dell'Enciclopedia
Copertina di un volume dell’Enciclopedia

L’Illuminismo in Europa e nel resto del mondo

L’Illuminismo, “partito” dalla Francia, si diffuse in altri Paesi europei, come la Germania, dove fu una delle basi del pensiero di Immanuel Kant, e l’Inghilterra, nella quale gli intellettuali si concentrarono non tanto sulla politica, quanto sulla morale e la religione.

In Italia, i due principali centri del movimento furono Milano e Napoli. A Milano operavano i fratelli Alessandro e Pietro Verri, fondatori della rivista “Il Caffè”, uscita dal 1762 al 1764, e Cesare Beccaria, principale teorico dell’abolizione della pena di morte e della tortura. A Napoli gli intellettuali illuministi, come Antonio Genovesi Ferdinando Galiani, si concentrarono soprattutto su temi economici e giuridici.

Frontespizio della rivista Il Caffe
Frontespizio della rivista Il Caffe

L’Illuminismo varcò persino l’Atlantico, influenzando le idee di studiosi e politici delle colonie inglesi del Nord America, come Benjamin Franklin e Thomas Jefferson. Le loro idee furono essenziali per lo scoppio della Rivoluzione americana.

Più in generale, le idee dell’illuminismo hanno rivoluzionato la concezione del mondo e hanno avuto conseguenze di lungo periodo sulla mentalità, la società e la politica, promuovendo concetti e idee – il liberalismo, la razionalità – che sono fondamentali per la nostra società.

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