Il termine “multitasking” arriva dall’informatica, come descrizione dei processi di calcolo parallelo dei computer che eseguono più programmi contemporaneamente. Era comune, qualche decennio fa, pensare al cervello come a un computer, ma gli studi neuroscientifici sembrano andare in direzione opposta: il multitasking per compiti cognitivi che coinvolgono l'attenzione potrebbe non essere supportato dal nostro cervello. Per questo tipo di compiti, infatti, il multitasking può provocare perdita di efficienza e un aumento del tasso di errore.
Cos’è davvero il multitasking
Nel linguaggio informatico il multitasking è la capacità di un computer di gestire più operazioni contemporaneamente. Anche noi siamo spesso in modalità multitasking nella vita quotidiana: per esempio, possiamo guidare e ascoltare musica contemporaneamente senza problemi. Con lo sviluppo delle neuroscienze si è capito infatti che alcune delle nostre capacità lavoravano effettivamente nel medesimo momento, ma che per tutti quei compiti che coinvolgono l’attenzione non possiamo fare lo stesso affidamento su un funzionamento “in parallelo”. Il tipo di attenzione che ci serve per svolgere specifici compiti cognitivi è detta attenzione selettiva, ed è anche l’attenzione associata ai processi coscienti. È l’attenzione che utilizziamo quando cerchiamo di ascoltare cosa ci sta dicendo una persona in un luogo rumoroso, in un cocktail bar o alla stazione: isoliamo lo stimolo sensoriale della voce della persona e ignoriamo il rumore. Per svolgere contemporaneamente più compiti utilizziamo invece l’attenzione divisa, una sorta di manager che cerca di distribuire le risorse dell’attenzione su vari input, dosandola rispetto alla richiesta di ogni compito. In realtà, ciò che succede quando cerchiamo di svolgere più compiti cognitivi nello stesso momento, è che questi non vengono processati simultaneamente, ma piuttosto si verifica un continuo task switching, un passaggio di attenzione da un compito all’altro che comporta una perdita di efficienza, innescando continue interruzioni temporanee che compromettono la qualità dell’attenzione e l’esecuzione dei compiti. Infatti, ogni volta che il cervello torna a dedicarsi al compito che stava svolgendo dopo essere stato interrotto o dopo essersi dedicato ad altro, ha bisogno di rifocalizzarsi sul punto precedente e riprendere il filo con un piccolo "recap" di informazioni. È un fenomeno che prende il nome di “costo di commutazione”, e che si misura in termini di tempo perso per passare da un’attività cognitiva ad un’altra.
Gli effetti negativi del multitasking sulle prestazioni cognitive
Per verificare se effettivamente la pratica del multitasking possa portare dei vantaggi, alcuni studiosi dell’Università di Stanford hanno svolto una serie di esperimenti su di un gruppo di “multitasker cronici pesanti”, mettendoli a confronto con un gruppo di “multitasker leggeri” in compiti di elaborazione delle informazioni. Ne è risultato che i primi sono più suscettibili a distrarsi quando si presentano lievi interferenze ambientali irrilevanti per il compito, mentre i secondi riuscivano a mantenere un’attenzione sostenuta con più facilità, e ciò determinava migliori risultati nella risoluzione dei compiti assegnati. Il costo di commutazione necessario per passare da un task all’altro aumenta il carico cognitivo globale, e induce a maggiori errori.
L’effetto negativo del multitasking è visibile anche sul lungo periodo. La pratica di continua rifocalizzazione che il multitasking richiede, secondo alcuni studi, può tendere a far diminuire nel tempo la capacità generale del cervello di concentrarsi in modo profondo e prolungato, con conseguente frustrazione percepita e innesco di stati d’ansia e riduzione della qualità del sonno.
I vantaggi di lavorare su un task alla volta
La percezione di essere più produttivi quando portiamo avanti più cose sta proprio nel fatto che è più facile percepire la quantità di cose che stiamo facendo, piuttosto che la qualità con cui le portiamo avanti. Al contrario, alcuni studi dimostrano che lavorare in modalità “focus” su un solo task alla volta in maniera sostenuta aumenta la qualità del lavoro svolto e riduce il tempo complessivo necessario a concludere il compito.
Il multitasking sembra intaccare anche la capacità di comprensione: non è sorprendente sapere che, uno studio della University of California, ha dimostrato che gli studenti che alternano studio di un testo e utilizzo dello smartphone riescono a comprendere e trattenere in memoria molte meno informazioni rispetto a chi si concentra unicamente sullo studio.