
“Non capirci una mazza” significa non capire assolutamente nulla di una situazione. Sembra che l'espressione sia stata coniata in Sicilia, precisamente a Messina, a seguito del terremoto che colpì la città nel 1908: il sisma, avvenuto il 28 dicembre e di magnitudo 7.1, interessò Messina, Reggio Calabria e i paesi limitrofi, provocò circa 80.000 vittime ed è considerato uno degli eventi sismici più catastrofici avvenuti in Italia nel XX secolo. Ma cosa c'entra l'espressione "non capirci una mazza"? Tutto si legherebbe al generale Francesco Mazza, inviato dal re a gestire l'emergenza, e alla sua incapacità di agire in modo efficace.
Il 2 gennaio 1909, il re Vittorio Emanuele III, sbarcato nella città di Messina distrutta, nominò Francesco Mazza, politico e generale italiano, Regio Commissario straordinario di Messina, sostituendo Gaetano D’Arrico Ramondini, l’allora sindaco che fu destituito per aver contestato al re che i primi aiuti dopo l'evento fossero giunti ai messinesi dai russi e non dagli italiani. La presenza del sovrano in quell’occasione, secondo alcuni storici, costituì il primo vero contatto umano fra la dinastia piemontese e il sud, e la problematica dei soccorsi arrivati in ritardo scatenò, nei giorni seguenti, una grande polemica sulla stampa italiana.

La gestione della crisi da parte di Mazza in un momento tanto tragico è passata alla storia per la sua inefficacia più dell’evento stesso. Infatti, la prima direttiva del generale, che impartiva i suoi ordini dal quartiere di comando situato su una nave ormeggiata nel porto che, fra le altre ose, avrebbe trasformato in luogo di perdizione, fu di recuperare i beni preziosi nascosti sotto le macerie, invece che pensare a salvare i feriti sopravvissuti. È facile immaginare che una decisione del genere creò il più totale scompiglio: anche i militari cominciarono a rubare e alcuni superstiti, intenti a cercare i propri familiari tra le macerie, furono scambiati per sciacalli e fucilati. Solo un mese dopo, Mazza fu sostituito dall’amministrazione commissariale civile. Nacque da qui la famosa espressione “non capire una mazza”.