
Prendete due cipolle, una moneta e un caricabatterie del cellulare: secondo un video che sta spopolando sui social, avreste tutto ciò che serve per ricaricare il vostro smartphone. La realtà, però, è ben diversa. Non è possibile caricare uno smartphone conficcando il caricabatterie in due cipolle collegate da una moneta: il video virale è un fake. Di tutto questo, l'unica cosa che serve davvero è il caricabatterie… ma attaccato a una presa di corrente.
Nel video si vede un ragazzo incastrare una moneta tra le due cipolle e conficcare il caricatore nel bulbo: collegando il telefono, l'icona della batteria sembra magicamente animarsi. Non ci vuole molto per capire che si tratta di un video fake. Non è la prima volta che contenuti del genere diventano virali: in passato abbiamo visto tentativi simili con patate immerse in bevande zuccherate, circuiti fatti con due banane e una moneta o con limoni e viti.
È vero che la cipolla, come la patata, contiene elettroliti (ioni positivi e negativi) che, in teoria, permettono il passaggio di corrente. Tuttavia, per generare elettricità servono due elettrodi di metalli diversi (per esempio zinco e rame) capaci di innescare il movimento degli elettroni. Nel video questo principio manca. In ogni caso, anche se il circuito fosse corretto, nel video il ragazzo inserisce direttamente i pin del caricatore, come se la cipolla fosse una presa elettrica, quindi la tensione richiesta sarebbe di ben 230 volt! Due cipolle non possono generare la tensione e la potenza necessaria per caricare uno smartphone.
Per avere un'idea, per una cipolla parliamo di tensioni dell’ordine delle decimi di volt e correnti di millesimi di ampere, quindi assolutamente insufficienti per caricare un qualunque smartphone. Anche in termini di potenza non ci siamo: la potenza richiesta per una carica lenta di un telefono alimentato a 5 volt e 2 ampere è di 10 watt. Ragionando in modo puramente ipotetico, se una cipolla fosse in grado di erogare costantemente 1 millesimo di watt significa che per raggiungere la potenza di 10 watt richiesta servirebbero qualcosa come 10.000 cipolle. Questo senza considerare altri aspetti come la resistenza interna, che farebbe aumentare di parecchio un conteggio più realistico, dal quale uscirebbero numeri molto più elevati e di fatto irrealizzabili nella pratica.
Inoltre, è importante sottolineare che una pila elettrochimica, come quella che si potrebbe ottenere utilizzando cipolle e metalli diversi come elettrodi, produce esclusivamente corrente continua, non corrente alternata come quella fornita dalle prese di casa. I caricabatterie per smartphone sono progettati per essere collegati alla rete elettrica domestica che eroga corrente alternata a 230 volt, e al loro interno trasformano questa energia in corrente continua a una tensione adeguata (tipicamente 5 volt) necessaria per la ricarica del telefono. Collegare direttamente un caricabatterie a una cipolla, quindi, non avrebbe alcun senso dal punto di vista elettrico, poiché non riceverebbe il tipo di alimentazione per cui è stato progettato e tantomeno raggiungere il valore di tensione nominale richiesto dallo stesso.
Sarebbe stato più plausibile, almeno dal punto di vista teorico, se il telefono fosse stato collegato direttamente alla "pila" costituita dalle cipolle tramite due cavi (senza il trasformatore), sfruttando così la piccola differenza di potenziale generata tra i due diversi metalli inseriti nelle cipolle. Tuttavia, anche in questo caso, la tensione e la corrente prodotte sarebbero di gran lunga insufficienti per ricaricare una batteria moderna, ma almeno il collegamento sarebbe stato coerente con il funzionamento reale di una pila elettrochimica.
Il problema è che questi video inducono le persone a replicare l'esperimento a casa, ottenendo zero energia e generando solo un inutile spreco alimentare. L'idea che il semplice contatto tra una moneta e due cipolle possa generare la tensione e la corrente necessaria per caricare una moderna batteria al litio in assenza di un anodo e un catodo (elettrodi) non ha alcun fondamento scientifico. Per alimentare uno smartphone servono metodi convenzionali come la rete elettrica, una powerbank o la ricarica wireless.
Ma qual è il trucco? Molti utenti rimangono colpiti perché "si vede che carica". La spiegazione è spesso banale. A differenza dei vecchi fake dove si nascondeva un cavo di alimentazione sotto il tavolo, in questo caso, dove si vede effettivamente un solo cavo, la tecnica potrebbe essere "più digitale". Potrebbe trattarsi di una registrazione dello schermo – qui una guida su come fare su Android e iPhone – che mostra l'animazione della ricarica: basta avere un ottimo tempismo e far partire il video o l'animazione nell'istante esatto in cui si inserisce il cavo nella cipolla.
È bene ricordare che non tutto ciò che vediamo sui social è reale e che spesso la disinformazione, ora più che mai con l'avvento dell'intelligenza artificiale in grado di generare immagini e video iperrealisti, corrono più veloci della fisica. Cerchiamo di mantenere sempre un po' di sano scetticismo.