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14 Settembre 2025
15:00

Chi ha inventato i numeri civici, quando e perché: la storia

I numeri civici nacquero tra il ‘600 e il ‘700 in Europa per tassare i cittadini e reperire soldati, sostituendo insegne araldiche. La svolta arrivò nel 1770 con l'Impero Asburgico e nel 1790 a Philadelphia, con la divisione in pari e dispari.

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Chi ha inventato i numeri civici, quando e perché: la storia
numeri civici
Credits: Nicola Quirico, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

I numeri civici, codici alfanumerici assegnati dai Comuni che identificano in modo univoco l'accesso a un edificio, sono stati introdotti per la prima volta dai governi europei tra ‘600 e ‘700, con uno scopo molto pratico: tassare i cittadini e reperire facilmente soldati da arruolare. Prima, infatti, le case erano riconoscibili solo da insegne araldiche e simboli. Con l’aumento della popolazione e l’urbanizzazione, per il controllo della città diventò necessario censire non solo le persone ma anche gli edifici, e così ogni portone ricevette un numero identificativo. La svolta arrivò nel 1790 negli Stati Uniti per esigenze di censimento: per la prima volta le strade vennero organizzate con i numeri pari da un lato e i dispari dall’altro, un sistema che ancora oggi è il più usato al mondo. Non si tratta quindi dell'invenzione di una singola persona, ma di un sistema nato per gradi in diversi Paesi e momenti storici, spinto da necessità pratiche.

L'organizzazione degli edifici nell'antichità

Nell’antichità, negli agglomerati urbani sia di piccole che di grandi dimensioni, non c’era una reale necessità di classificare le abitazioni: la vita era organizzata per regio – nell’antica Roma – oppure quartiere, borgo, sestiere, o con i nomi stessi della via, dell’incrocio o della zona della città. Chi viveva nella stessa zona si conosceva, in una determinata area si svolgevano specifiche funzioni e attività – mercato, botteghe, attività finanziarie, eccetera – le classi sociali stesse erano divise in aree specifiche. Chi doveva trovare qualcuno, sapeva dove cercarlo, insomma.

Fu solo nel Medioevo, quando comunità religiose, confraternite e possidenti terrieri iniziarono a strutturare la gestione immobiliare di terre ed edifici, che nacque anche la necessità di organizzare adeguatamente la riscossione di tasse e tributi con sistemi più organizzati: comparvero quindi le insegne araldiche per case e attività commerciali, a volte anche accompagnate da numeri.

Quando sono nati i numeri civici

Quando le grandi proprietà terriere e immobiliari furono confiscate e gli enti che le gestivano soppressi, nacque l’urgenza di fare chiarezza: cosa possedeva adesso lo Stato, dove si trovava e quale valore aveva? Intanto le città crescevano a dismisura: a Londra comparvero i primi numeri identificativi nei primi anni del 1700, a Parigi attorno al 1720 e, nello stesso periodo, nel ghetto ebraico di Praga. Non erano ancora veri numeri civici, ma sistemi di numerazione che indicavano l’edificio nel complesso. La vera svolta arrivò nel 1770: nell’Impero Asburgico, la regina Maria Teresa ordinò di numerare ogni portone per facilitare la ricerca di giovani da arruolare. Gli ufficiali giungevano nei villaggi e, al loro seguito, un pittore tracciava un numero su ogni porta: così nessuna casa veniva saltata.

La pratica si diffuse rapidamente e, nei decenni successivi, il numero civico raggiunse anche Londra, utile a controllare persino i dissidenti politici, e poi Parigi e Madrid. Nell’Ottocento, con la nascita del sistema postale, i numeri civici erano già in uso ma vennero perfezionati per rendere più semplice la consegna, un processo reso ancora più efficiente dall’invenzione del francobollo.

Chi ha inventato la divisione dei numeri civici in pari e dispari

Il sistema di numerazione e ordinamento più diffuso al mondo, quello in edifici con numero progressivo pari da una parte e dispari dall’altra, è stato sperimentato in modo rudimentale già dal 1779 da un giornalista francese, che voleva far recapitare rapidamente il suo almanacco, un giornale chiamato Almanach de Paris. Così, nella notte, fece scrivere numeri pari da un lato e dispari dell’altro nelle strade appartenenti al suo indirizzario.

Sembra che il metodo sia stato adottato in via ufficiale nel 1790, promosso dalla stessa amministrazione cittadina, a Philadelphia, negli USA, in occasione del primo censimento della popolazione, quando il colonnello Clement Biddle – che fu amico di George Washington e combatté nella Guerra d'Indipendenza Americana – propose di separare la numerazione per ordinare le abitazioni, per rendere più facile raccolte di dati o ricerche di qualsiasi tipo.

Fonti
Addressing the Houses: The Introduction of House Numbering in Europe
Sfondo autopromo
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