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Pompei regala sempre straordinarie scoperte di natura storica, artistica, scientifica e tecnologica. È proprio questo il caso della scoperta dell'utilizzo di un particolare elemento naturale come materiale edile: i gusci di ostrica. È accaduto in più di un ritrovamento, per esempio nella stanza blu scavata nel 2024 e nella Casa del Tiaso emersa nel 2025, che siano state ritrovate dagli studiosi delle cataste di gusci di ostrica nei pressi delle aree che, al tempo dell'eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei, erano adibite a cantiere. Non si tratta dei resti di un pasto sontuoso, ma di preziosi materiali edili usati in contesti di ristrutturazione e costruzione. Infatti dai gusci triturati di queste conchiglie i romani ricavavano una polvere molto fine, quasi trasparente, di carbonato di calcio, che veniva passata come ultima mano sugli affreschi per farli luccicare.
Bisogna immaginare queste stanza nella penombra, appena rischiarate dal la luce di candelabri, lucerne e bracieri: la luce, colpendo le pareti, brillava di migliaia di puntini luminosi, come un cielo stellato. Esponendo le pareti a una sorgente luminosa, l'effetto è ancora perfettamente visibile!
