
Immaginate di entrare in una stanza rimasta chiusa per settimane: prima di accendere la luce, arriva alle vostre narici un odore indefinito, un misto di “umido” e “vissuto”, ciò che definiamo odore di chiuso. Ebbene, ciò che annusiamo esiste davvero a livello chimico: è il risultato dell’accumulo di una serie di molecole volatili (VOCs) – composti chimici che “volano” facilmente in aria in forma di gas che possiamo odorare – che normalmente non percepiremmo se la stanza fosse ben ventilata. Tra i responsabili ci sono VOCs emessi da materiali da arredamento, vernici e detergenti; ma anche VOCs derivanti da muffe e batteri (e chiamati mVOCs, perché di origine microbica), che agiscono in ambienti stagnanti. Infine, anche noi essere umani contribuiamo a quella classica puzza di chiuso con le nostre emissioni (respiro, pelle morta e sudore) che restano intrappolate negli appartamenti. In generale, l’odore di chiuso non è tossico in sé, ma rappresenta un segnale che l’aria non si rinnova correttamente: è bene quindi avere piccole accortezze per evitare un’esposizione prolungata, come aprire spesso le finestre e ventilare, tenere bassa l'umidità e pulire costantemente mobili e tappeti, così da evitare che le muffe (la vera causa dell'odore) possano crescere.
Perché una casa può puzzare: le cause dell’odore di chiuso
Tutto ciò che compone la stanza – mobili, tappeti, vernici, tende, vestiti – rilascia costantemente minuscole molecole nell’aria, anche quando nessuno è presente. La continua emissione di molecole volatili nell’aria comprende sostanze organiche relativamente leggere che evaporano anche a temperatura ambiente. Immaginiamo un armadio pieno di vestiti lavati mesi prima: i tessuti trattengono residui di detersivi e ammorbidenti, le fibre rilasciano lentamente altre molecole (coloranti, residui di tessuto) che si staccano e, in mancanza d’aria fresca, tutto resta sospeso lì dentro, pronto ad accoglierci con quella nota inconfondibile. Lo stesso vale per tanto altro che possiamo trovare in un luogo chiuso. Le vernici, per esempio, sono costituite da numerosi componenti chimici: dai collanti ai coloranti, fino agli antiossidanti… tutti composti che, di nuovo, vengono piano piano rilasciati in aria e lì rimangono, se non ventiliamo la stanza.
Oltre a ciò, l’umidità gioca un ruolo importante: livelli più alti di umidità favoriscono la volatilizzazione e la liberazione di VOC dai materiali, dunque la ventilazione è fondamentale ma non è l’unico fattore in gioco.
Un’altra grande componente dell’odore di chiuso proviene da due fonti meno ovvie, oltre ai materiali inanimati: i microrganismi (muffe, batteri) che producono ulteriori composti volatili e le emissioni umane (respiro, sudore, pelle).
Le muffe e i batteri presenti in ambienti chiusi o umidi producono composti volatili detti mVOC (microbial volatile organic compounds), proprio come i VOC ma di origine microbica. In realtà, sembrerebbe che, sebbene i VOC da materiali prevalgano, gli mVOC possano essere quelli che dominano la sensazione olfattiva in ambienti umidi o con muffa.

Anche noi umani siamo produttori di chimica nell’aria: la respirazione, la pelle, il sudore rilasciano composti organici volatili come isoprene, acetone, acidi grassi, ammoniaca. In un ambiente chiuso, dove l’aria non viene cambiata, queste emissioni restano intrappolate, mescolandosi ai VOC dei materiali e agli mVOC delle muffe: il risultato è sempre quell’odore che chiamiamo “di chiuso”. È come se ogni “abitante”, ogni mobile e ogni microrganismo nella stanza aggiungessero una spruzzata chimica all’ambiente.
Come eliminare l’odore di chiuso nell’appartamento: i rimedi pratici
L’odore di chiuso non è tossico, soprattutto perché è improbabile restarne esposti per tanto tempo (dopotutto, a chi non manca il respiro dopo un po’ di tempo in una stanza sigillata da settimane?), ma è comunque bene mantenere una certa attenzione, evitando di respirare per troppo tempo i VOCs, che in alcuni casi potrebbero dare fastidi e irritazioni alle vie respiratorie. Ecco qualche suggerimento derivante non solo dal buon senso e dai dati presenti negli studi, ma riportati anche dall'Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (Environmental Protection Agency, EPA) per ridurre le quantità e gli effetti di questi VOC nelle nostre case:
- aprire le finestre per abbassare la concentrazione di molecole nell’aria;
- controllare l’umidità: se è sopra il 60-70 %, la crescita microbica e la conseguente produzione di mVOC possono aumentare, con produzione di odore;
- pulire e arieggiare mobili, tappeti, armadi chiusi.
Insomma, a meno che non apriamo un sarcofago egizio di 3000 anni fa, basta davvero poco per stare alla larga da quell’odoraccio di chiuso.