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11 Marzo 2023
18:30

Il vetro nero che si forma dalla lava, l’ossidiana: cos’è e quali sono le sue caratteristiche

Un vetro vulcanico nero e brillante, che si forma dalla lava solo in particolari condizioni. Dove si trova l'ossidiana in Italia e perché era ricercata nella preistoria?

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Il vetro nero che si forma dalla lava, l’ossidiana: cos’è e quali sono le sue caratteristiche
ossidiana

La lava che fuoriesce da un vulcano durante un’eruzione, quando ha una determinata composizione chimica e si raffredda molto velocemente a contatto con l’aria, può originare un particolare tipo di roccia: l’ossidiana. Si tratta di un vero e proprio vetro naturale di origine vulcanica, nero e lucente, che quando si rompe origina schegge molto affilate. Grazie a questa proprietà, nella preistoria l’ossidiana veniva impiegata per produrre utensili e armi per la caccia. Nel bacino del Mediterraneo questo vetro vulcanico diventò protagonista di un commercio che aveva come fulcro le isole della Sicilia e la Sardegna, sedi di importanti giacimenti.

Come si origina l’ossidiana?

In base alle testimonianze dello scrittore e naturalista Plinio il Vecchio (I secolo a.C.), l’ossidiana deve il suo nome al mercante Obsius, che la portò nell’antica Roma dall’Etiopia. Appartiene alla categoria delle rocce magmatiche effusive, che si formano dal magma che fuoriesce durante un’eruzione vulcanica.
Il magma da cui deriva l’ossidiana generalmente è riolitico, cioè caratterizzato da elevate percentuali di silice (SiO2) e ossidi di sodio e potassio. Esso contiene anche gas disciolti, che durante l’eruzione si liberano.

Il magma privo di gas, che chiamiamo lava, a contatto con l’aria subisce un brusco abbassamento di temperatura. Quando il raffreddamento è estremamente rapido, gli atomi che costituiscono la lava non hanno il tempo di disporsi in modo ordinato e quindi di formare cristalli ben definiti. È in queste condizioni che si origina l’ossidiana, un vero e proprio vetro naturale con una struttura amorfa (cioè privo di struttura cristallina), in cui non si distinguono minerali.

Le caratteristiche e le proprietà dell'ossidiana

È difficile da credere, ma la maggior parte delle ossidiane ha composizione chimica simile a quella dei graniti. Eppure l’aspetto di queste due rocce è completamente diverso!
Quando pensiamo all’ossidiana, ci viene in mente un vetro nero. Questo è infatti il suo colore più comune, dovuto alla presenza di ossidi di ferro. Esistono però anche ossidiane verdi, blu e rosse, a seconda del tipo di ossidi presenti. Inoltre, anche se al loro interno non si distinguono minerali, le ossidiane non hanno sempre un aspetto omogeneo, ma possono presentare sfumature e macchie. A seconda della composizione chimica e delle condizioni fisiche in cui si sono formate, risultano brillanti e semitrasparenti oppure più opache.

Il vetro naturale ha un indubbio valore estetico, ma a renderlo così caratteristico è anche la sua frattura concoide, cioè la tendenza a rompersi originando superfici concave e lisce, come quelle di una conchiglia. Le schegge che produce quando si frammenta hanno margini molto affilati e taglienti: una proprietà che si rivelò indispensabile per l’uomo preistorico.

frattura concoide ossidiana
Frattura concoide dell’ossidiana

Gli usi dell’ossidiana nella preistoria

Circa 10.000 anni fa comincia l’ultima fase dell’Età della Pietra, chiamata Neolitico (8000 a.C.-3000 a.C.). L’inizio del Neolitico è segnato da una svolta importante: l’uomo preistorico, fino ad allora cacciatore e nomade, scopre agricoltura e allevamento e comincia a costruire villaggi. È in questo contesto che si sviluppa l’uso dell’ossidiana.
L’ossidiana si trova in molte aree vulcaniche di tutto il mondo, ma concentriamoci sulla sua distribuzione nel Mediterraneo: qui i principali giacimenti si trovano nelle isole siciliane di Lipari e Pantelleria, presso l’antico edificio vulcanico di Monte Arci (nella Sardegna centro-occidentale) e a Palmarola, una delle isole Pontine (nel Lazio).

ossidiana diffusione
Diffusione dell’ossidiana nel Mediterraneo.

A partire dal 6000 a.C., questi siti rappresentano una fonte di ossidiana importantissima per l’uomo del Neolitico. Il prezioso vetro viene estratto in blocchi dalle colate laviche e utilizzato per produrre punte di frecce e lance, coltelli e raschiatoi (con cui vengono raschiate e lavorate le pelli degli animali). Ma non è tutto: trasportato via mare su rudimentali imbarcazioni, diventa una merce di scambio così ambita da guadagnarsi l’appellativo di “oro nero della preistoria”. Grazie ai reperti di ossidiana ritrovati negli insediamenti preistorici è possibile ricostruire gli spostamenti e le rotte commerciali del tempo. Infatti, in base alle analisi chimiche e fisiche di ogni frammento, si risale al vulcano da cui proviene e al periodo di tempo in cui è stato lavorato.
L’interesse per l’ossidiana si spegne con la scoperta dei metalli, a partire dal 5000 a.C. In seguito, presso civiltà come quelle greca e romana, verrà utilizzata soprattutto per realizzare oggetti come vasi, ciotole, statue e monili.

punta freccia ossidiana
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