
Negli ultimi giorni di ottobre 2025, la frontiera tra Afghanistan e Pakistan è tornata a infiammarsi: oltre 18 morti e centinaia di feriti negli scontri tra eserciti e miliziani, poi rientrati con un fragile cessate il fuoco di 48 ore. Un nuovo episodio che conferma quanto antiche e ancora irrisolte restino le tensioni tra Kabul e Islamabad.
Situati a cavallo tra l'Oceano Indiano, il subcontinente indiano, l'Asia Centrale ex-sovietica ed il grande “Medio Oriente Allargato”, l'Emirato Islamico dell'Afghanistan e la Repubblica Islamica del Pakistan condividono una linea di confine (la cosiddetta “Linea Durand”) lunga ben 2.640 chilometri che è fonte di attrito e discordia da oltre 130 anni. Ma non sono solamente i confini e le rivendicazioni territoriali a rendere complicati i rapporti tra Kabul ed Islamabad. Per decenni i Pachistani si sono intromessi nelle vicende interne afghane giocando sapientemente la partita del “divide et impera” tra le varie fazioni che si contendevano il potere al fine di ottenere delle preziose leve di potere che gli consentissero di giungere alla “finlandizzazione” del turbolento vicino.
L’inizio dei problemi tra Pakistan e Afghanistan: le rivendicazioni territoriali

Il 12 novembre del 1893, al termine della prima fase della Seconda Guerra Anglo-Afghana, gli emissari dell'Emirato dell'Afghanistan e dell'Impero Britannico firmarono il documento di istituzione della cosiddetta “Linea Durand” (dal nome di Sir Henry Mortimer Durand, diplomatico di Sua Maestà Britannica allora facente parte del corpo amministrativo dell'Indian Civil Service, cioè l'amministrazione civile coloniale britannica in India), il confine internazionale tra lo stato afghano ed il “British Raj”, ossia l'Impero Indiano dominato da Londra. Nonostante tale confine sia stato riaffermato l'8 agosto del 1919 con la firma del “Trattato Anglo-Afghano del 1919” che pose fine alla Terza Guerra Anglo-Afghana, in realtà gli afghani non l'anno mai veramente accettato, denunciandone in più di un'occasione la natura per loro vessatoria.
Una diretta conseguenza dell'istituzione della “Linea Durand” è stata la separazione del popolo dei Pashtun, che oggi si trovano nella situazione peculiare di costituire l'etnia dominante in Afghanistan ma conservano l'assoluta maggioranza del loro bacino demografico in Pakistan, dove però sono una minoranza di fronte allo strapotere dei Punjabi (i veri “Pachistani” dell'immaginario collettivo). Non solo; l'istituzione della “Linea Durand” ha privato l'Afghanistan della possibilità di avere uno sbocco al mare, elemento che ha contribuito grandemente a confinare “la terra degli afghani” nella cerchia dei paesi più poveri e sottosviluppati al mondo.
Per queste ragioni diversi grandi leader afghani del passato, come il re Mohammad Zahir Shar, il presidente Mohammad Daoud Khan ed il segretario generale del Partito Democratico Popolare dell'Afghanistan, Mohammad Najibullah Ahmadzai, hanno cercato più volte di rimettere in discussione lo status quo avanzando rivendicazioni territoriali contro le province del Gilgit-Baltistan, del Khyber Pakhtunkhwa e, soprattutto, del Belucistan incontrando prevedibilmente la ferma opposizione del Pakistan, succedutosi al “British Raj” nel controllo delle ex-province occidentali della colonia britannica.
Islamabad e i Talebani: gemelli diversi
Il Pakistan iniziò ad interferire nelle vicende interne dell'Afghanistan a partire dal 1973, dopo che un colpo di stato a Kabul portò all'abolizione della monarchia e all'istituzione della repubblica. Le operazioni di infiltrazione ed influenza pachistana videro una drammatica escalation durante il biennio 1978-79 con l'ascesa al potere dei comunisti, lo scoppio della guerra civile e la successiva internazionalizzazione del conflitto a seguito dell'invasione sovietica. La ritirata sovietica del 1989 e la successiva caduta del regime comunista nel 1992 non portarono però alla fine della guerra civile che anzi vide una svolta peggiorativa.

Fu allora che il Pakistan riuscì ad ottenere il suo più grande successo in politica estera favorendo la conquista del potere su gran parte del territorio afghano del movimento dei Talebani, finanziato, armato e ideologicamente influenzato proprio da Islamabad. Il sostegno diretto o indiretto del Pakistan ai Talebani da allora non è mai venuto meno, neanche quando a seguito degli eventi dell'11 settembre 2001 una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti d'America è intervenuta militarmente per un periodo di 20 anni in Afghanistan nel tentativo naufragato miseramente di installarvi un governo di matrice filo-occidentale.
Come mai c’è una guerra tra Pakistan e Afghanistan: la situazione attuale
All'indomani della seconda presa di potere da parte dei Talebani, avvenuta il 15 agosto del 2021, numerosi osservatori internazionali si erano spinti ad ipotizzare un nuovo scivolamento dell'Afghanistan nell'orbita geopolitica del Pakistan. A differenza degli anni '90 però, i “nuovi Talebani” hanno dimostrato una inusuale intraprendenza sullo scacchiere internazionale irritando non poco coloro che erano stati per lungo tempo i loro “curatori” all'interno dell'establishment politico e militare del “Paese dei Puri”.
Tuttavia, ciò che ha veramente contribuito ad avvelenare gli animi tra Kabul e Islamabad è stato l'appoggio, ora conclamato ora coperto, che i Talebani hanno iniziato a fornire ai movimenti indipendentistici del Belucistan e al gruppo militante dei Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP), più comunemente noti come “Talebani del Pakistan”. Questi ultimi, acquartierati nell'Afghanistan orientale, sono stati fatti oggetto più e più volte di rappresaglie militari pachistane via via più violente, l'ultima delle quali è avvenuta nella notte tra l'8 ed il 9 ottobre 2025, e alla quale sono seguiti scontri di frontiera di una certa rilevanza.

Non c'é quindi da stupirsi se il sommarsi di tutti questi interessi contrapposti ha provocato negli ultimi anni, e soprattutto a partire dal 2024, una recrudescenza del conflitto attorno alla frontiera afghano-pachistana che, seppure non ancora degenerata in guerra aperta, ha comunque inaugurato un nuovo focolaio di instabilità nel già abbastanza complicato panorama internazionale.