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10 Febbraio 2024
14:28

Parole italiane intraducibili in altre lingue: ecco quali sono e cosa significano

Alcuni termini italiani sono impossibili da tradurre in un'altra lingua. Parole usate nella vita quotidiana, come menefreghista, abbiocco e gattara. Eccone 8 esempi.

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Parole italiane intraducibili in altre lingue: ecco quali sono e cosa significano
parole italiane intraducibili

Ogni lingua vanta un certo numero di espressioni e parole che sono intraducibili in qualsiasi altra, e così anche l'italiano presenta un ventaglio di vocaboli che catturano sfumature specifiche di emozioni, situazioni o concetti culturali, e non trovano corrispondenza in nessun'altra lingua. In traduzione, questo fenomeno viene definito realia: parole, proverbi, locuzioni, modi di dire intraducibili che denotano cose culture specifiche.

Quali sono i termini italiani che resistono alla traduzione letterale, sfidando la comprensione al di là delle barriere linguistiche? Si tratta di parole usate nella vita quotidiana, la maggior parte delle quali si riferiscono alle sfere delle emozioni e sentimenti, e la cultura specifica.

Menefreghista

Un menefreghista è una persona che si disinteressa di tutto e tutti, curando solo i propri interessi. In francese esiste l'equivalente "je-v'en-fichise". L’inglese ci offre una traduzione vicina alla sfumatura italiana "couldn't give a damn".

Rocambolesco

Treccani ci spiega che il significato della parola deriva da Rocambole, l'audace e spregiudicato protagonista dei romanzi d'appendice avventurosi dello scrittore francese P.-A. Panson du Terrail, Personaggio al centro di situazioni alquanto avventurose contrassegnate da continui colpi di scena. Se in italiano è possibile esprime sfumature di concetto con questo solo termine, gli anglofoni, ad esempio, devono farlo con un’intera frase.

Meriggiare

“Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi”

Si apre così una poesia di Eugenio Montale contenuta nella raccolta Ossi di Seppia, in cui protagonista è proprio questo vocabolo aulico e ormai per lo più desueto. “Meriggiare” ci vede riposare all’ombra nelle prime ore del pomeriggio, all’aperto, in una giornata di sole; perfetta rappresentazione di uno stato di quiete a contatto con la natura. Ma come verrebbe tradotto questo “riposo fisico e spirituale” in un’altra lingua? Nessuna sfumatura aggiuntiva può essere colta nelle corrispettive traduzioni per la parola derivante da meriggio, sostantivo che indicale ore intorno al mezzodì, quando il sole è più alto all’orizzonte."

Gattara

Avete mai conosciuto una persona così amante dei gatti da riservare gran parte del suo tempo all’accudimento di questi, persino randagi?  Questa parola italiana implica una serie di sfumature descrittive psicologiche e sociali che è impossibile tradurre in altre lingue. L’espressione Cat Lady in inglese esiste, ma non ha le stesse connotazioni.

C’è da precisare che, a dispetto dell'attestazione tardonovecentesca del termine e della prevalenza del femminile, l'usanza di sfamare i gatti senza padrone è antica, e non costante appannaggio della donna. Già da Roma, nella prima metà del XIX secolo, ci giungono testimonianze dell'operare dei cosiddetti «carnacciari», venditori ed elargitori ambulanti di carne di scarso pregio (frattaglie, trippa) destinata agli animali sia domestici sia randagi, specialmente gatti.

Boh

L’espressione ‘boh' è una delle più usate dagli italiani, tipicamente in un contesto informale. L'etimologia è incerta ma Tullio De Mauro propone che sia semplicemente una parola onomatopeica. Ciò significa che è la trascrizione del suono che facciamo quando esprimiamo tale stato d'animo.

La particolarità di questa interiezione è che può esprimere un significato leggermente diverso in base al contesto e al tono di voce: dall'impossibilità di conoscere la risposta ad una domanda allo scetticismo. E non dimentichiamo il gesto di accompagnamento tipico del boh: bocca all'ingiù, scrollata di spalle e alzata di mani. Inequivocabile.

Per esprimere lo stesso concetto l'inglese e lo spagnolo, ad esempio, hanno bisogno di almeno due parole: I don't know, Who knows, No idea, No lo sé, “¡Ni idea!

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Pantofolaio

Uno dei tanti vocaboli italiani che descrive la pigrizia e la voglia di relax. Un pantofolaio è una persona molto pigra, che ama la comodità e a cui piace particolarmente passare le giornate in casa. Se per l’italiani la parola che meglio descrive la voglia di starsene a casa è “pantofola”, per gli inglesi è “couch-potato”. L’unione di queste due parole vuole indicare quelle persone che sono cosi attaccate al divano di casa propria che quasi ci mettono le radici, proprio come una patata.

Abbiocco

Appena finito di pranzare ci sentiamo sommergere dal sonno, gli sbadigli si moltiplicano e le palpebre iniziano a chiudersi. Ecco spiegato l’abbiocco.  Il termine abbiocco potrebbe non essere familiare a tutti, dato che si tratta di una voce di italiano regionale di area centrale, in particolar modo laziale e marchigiana. Abbioccato vale in origine ‘accoccolato, rannicchiato' ma ben presto, per estensione, ‘colpito da sonnolenza, assopito' e ‘depresso, avvilito'; è attestato per tre volte nel romanzo  di ambientazione romana Ragazzi di vita (1955) di Pier Paolo Pasolini (un esempio: «Se ne stavano abbioccate in silenzio, una rivolta verso l'altra, ma come se nemmeno si vedessero»).

Ci sono modi per esprimere lo stesso concetto nelle altre lingue, in francese e in inglese, ad esempio, entrambi piuttosto informali e composti da più di una parola: in francese si dice "coup de pompe" o "coup de borre", che letteralmente significano colpo di scarpa o colpo di spranga; in inglese "food coma".

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Apericena

Si tratta in questo caso di un neologismo, ovvero un termine o costrutto di recente introduzione nella lingua, motivato da nuove esigenze tecniche o di costume.e designa una specie di aperitivo serale che sostituisce la cena in quanto accompagnato da un ricco buffet!

Nato negli anni ’90 da un’idea dell’imprenditore milanese, Vinicio Valdo, che per incentivare le persone a bere nel suo locale, allestì dei buffet nel corso degli aperitivi, si è diffuso negli ultimi anni lungo tutto lo stivale.

In francese viene tradotto con "aperitif dînatoire", che significa la stessa cosa, anche se non c’è una contrazione come in italiano. In inglese, invece, nel 2015 la parola apericena è stata in un certo senso considerata intraducibile dal Guardian.

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