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Ogni tanto ci capita di provare una delle sensazioni forse più spaventose della quotidianità: rischiare di cascare per le scale per aver “preso male” le misure. Questo fenomeno ci svela sorprendentemente tanto su come funziona il cervello e la mente umana: in ogni istante il cervello genera previsioni basate sui nostri sensi riguardo a dove sarà a breve il nostro corpo nello spazio, e regola tutti i muscoli di conseguenza. Quando la realtà (il gradino non c’è) smentisce la previsione che si è creata nella nostra testa (c’è ancora un gradino) si genera un errore di previsione che attiva specifici circuiti motori, quelli dell’equilibrio e quelli emotivi. Questa disavventura è “il prezzo da pagare” per avere un sistema nervoso che fa di tutto per anticipare il futuro, a volte sbagliando.
Il cervello prepara i passi prima che gli occhi vedano i gradini
Il cervello è essenzialmente una macchina predittiva. Il suo lavoro principale è quello di prevedere il futuro prossimo, perché così può aumentare le chance di sopravvivenza dell’organismo, preparandosi a quello che verrà. Inoltre, i segnali visivi impiegano tra gli 80 e i 120 millisecondi a raggiungere la corteccia cerebrale, e ciò vuol dire che le nostre sensazioni (per esempio ciò che vediamo), nel momento in cui ce ne accorgiamo, sono già, in un certo senso, parte del passato. In pratica, quando vediamo un gradino, l'informazione "c'è un gradino" arriva al cervello con un po' di ritardo.
Per sopperire a tutto questo, il cervello crea previsioni sul mondo fisico che simulano in anticipo l’esito delle nostre azioni. È così anche per i nostri passi, a ogni passo. Se ci pensate, è proprio grazie a questo meccanismo che riusciamo a camminare su terreni irregolari o a salire le scale: vedendo il gradino prima di interagirci, il cervello prepara tutto l’assetto muscolare necessario a far sì il corpo sia pronto a scavalcarlo.
Come costruiamo la “mappa” della scala nella testa?
Le informazioni che ci arrivano dal mondo esterno vengono costantemente analizzate ed elaborate per permetterci di reagire in maniera congrua. Per esempio, corteccia parietale, ippocampo e cervelletto integrano visione, propriocezione (la percezione del proprio corpo nello spazio) e memoria a breve termine. Tutti i dati sensoriali esterni e quelli relativi al movimento del nostro corpo diventano una mappa spazio-motoria che continuiamo a usare sempre, anche al buio o inconsciamente: scendiamo in automatico i gradini finché un feedback inaspettato non smentisce la mappa mentale che ci siamo creati. Quando le previsioni vengono disattese, si crea un "errore di previsione" che il cervello integra, modificando il suo modello, cioè modificando la mappa.

I rischi del "pilota automatico"
Il problema sta proprio in questo automatismo. È normale pensare ad altro mentre facciamo le scale. D’altronde, è uno dei nostri punti di forza poter svolgere in automatico alcuni compiti motori per dedicarci cognitivamente ad altro e la maggior parte delle volte è un superpotere che funziona. Altre volte, però, qualche elemento esterno finisce per “sorprenderci”, mettendo in crisi i nostri modelli spazio-motori. Succede, per esempio, quando inciampiamo su uno scalino: la mappa mentale ricordava che lo scalino fosse più basso e il cervello aveva preparato la gamba per un'altezza minore, ed ecco che ci ritroviamo a imprecare faccia a terra. Altre volte invece, magari scendendo le scale di un posto che frequentiamo sporadicamente, mappe mentali più frequenti (come le scale del nostro condominio) appaiono nella nostra testa proprio a causa del pilota automatico: il numero di scalini di casa viene applicato al numero di scalini del centro commerciale in cui siamo, e il cervello si prepara a fare quello scalino in più che, in realtà, non esiste!